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L’allenamento “a porte chiuse”

SPORTBOUNCE

L’allenamento in riva al mare

L’allenamento chiuso al pubblico

Le ultime giocate, gli ultimi schemi prima di un match importante in genere sono «chiusi» al pubblico e alla stampa.

A volte – per accontentare tutti – si fa una parte «aperta», ma in sede di riunione preventiva si sono già avvisati i media, gli operatori e anche i curiosi e i familiari che nella seconda parte non ci dovrà essere nessuno.

Perché si proveranno le mosse specifiche che andranno in campo dopo gli inni.

Per esempio: «Buongiorno, sono l’addetto stampa dello Zurigo, sarete benvenuti durante il riscaldamento e fino alle 10.35, dopo dovrete lasciare il campo da gioco in circa 5 minuti passando per il corridoio centrale, perché l’ultima mezz’ora sarà svolta a porte chiuse».

È perfino importante che il «lasciare il campo» avvenga in modo rapido, per evitare che gli atleti si raffreddino. Se accade dovranno riscaldarsi una seconda volta prima di iniziare di nuovo, con ovvi svantaggi sulla tabella di marcia (fisioterapia, docce, taxi di rientro in certi casi, etc.).

Un buon team manager fa girare tutto bene.

Uno improvvisato fa girare altro.

Allenamento: Si preparano gli echemi
Comparazione ed esclusione: qualche struttura di gioco diventa esercizio in un altro Sport, ma spesso anche “schema” effettivo per il prossimo incontro. Dipende anche dagli avversari. Da sinistra Luca Tramontin, Alessandro “Picchio” Abbio, ex stella della Virtus Bologna con 150 presenze nella nazionale di basket, e Larry Huras, allenatore canadese di hockey, 3 volte campione svizzero.

Ho il privilegio di assistere spesso ad allenamenti «chiusi»

Da analista che ha partecipato alla costruzione della squadra in generale o della partita in specifico, ho il dovere o il permesso di assistere, di dare un opinione.

Spesso faccio «il birillo», cioè tengo il cuscino dei placcaggi (sì, anche nel calcio e con i tennisti) o semplicemente sono tra le «sagome» che si devono schivare o travolgere.

C’è anche un rapporto di fiducia, soprattutto con le mie ex squadre, o con quelle che mi impiegano, senti l’esempio: «Tu quando manderai in onda? Tra un mese? E allora resta pure, ai ragazzi fa piacere. Fingi di uscire insieme agli altri sennò qualcuno brontola, poi rientri dalla sala caldaie».

Fase “discreta”, decidere che struttura di un altro sport usare “subito”. Italia di Para Ice Hockey con l’allenatore Larry, il capitano Gian Luca Cavaliere (a sinistra) e l’ex stella azzurra Gregory Leperdi (a destra).

Che rimbalzo ha questo nelle vite non sportive?

Nessuno (forse), ma fa capire quanto poco si conoscano certi meccanismi. Fa capire quanto il piano e le scelte di gioco valgano – nei nostri anni di videoanalisi – quasi di più del talento e della famosa e sopravvalutata fortuna.

Magari si studia un modo di giocare che tenga a secco di palloni o di dischi la superstar avversaria. Non si vuole concedere anticipo tattico, da qui le porte chiuse all’allenamento e occhio massimo a telefonini e telecamerine occulte.

Un rimbalzo di riflessione nelle vite private quindi c’è, ma in questo caso solo per i lettori di Globe.

Serie SPORTBOUNCE – Art. 10. Ecco gli altri altri articoli della serie: Volata (sport gaelico…”. basta con meglio che niente. “Troppo facile…“.” E nessuno si offende“. “Telecronisticamente corretto“. “Differenza tra avversario e compagno”.” Quando la partita è brutta“. “Quando perdi di 80 punti“. Capire uno sport…

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