PLCN: Internet vs Internet, tecnologia vs geopolitica!
Gli scenari futuri
P.L.C.N. Internet vs Internet, tecnologia vs geopolitica! Un futuro a tinte gialle , in ogni senso.
Gli scenari del prossimo futuro disegneranno un quadro radicalmente diverso da quello che potevamo immaginare appena una ventina d’anni fa. Nuove città del futuro, lune cinesi per illuminare, o al contrario il sole artificiale per produrre energia.
Spingersi a fare previsioni è dunque impossibile date le repentine variabili che alterano continuamente il corso degli eventi.
Certo è che stiamo assistendo a un progresso tecnico-scientifico mai visto prima che conferisce all’uomo della strada un potenziale enorme in termini di conoscenza e di applicazioni pratiche.
Ovunque si scopre, s’inventa e, in ultima analisi, si trova la conseguente applicazione commerciale.
Sempre internet in pole position
Naturalmente internet è in pole position in questa singolare corsa e proprio in quest’ambito dobbiamo prepararci ad assistere a una nuova, ennesima, rivoluzione epocale.
Potrebbero, infatti, arrivare proposte alternative e/o complementari all’internet che oggi conosciamo: ovvero reti diverse che, dal nostro punto di vista, aggiungerebbero interi “universi” alle possibilità offerte al navigatore medio.
Come vedremo brevemente in seguito, la “partita” è ancora aperta e non dipende dalla nostra volontà, ma resta comunque sul “tavolo” una potenzialità veramente straordinaria.
Accantoniamo un momento l’internet che la Russia sta sviluppando, sembra più per la necessità di contrapposizione immediata a quella statunitense (ovvero alla “nostra”) che non per un progetto pensato e previsto per il lungo termine, e concentriamoci sul PLCN.
PLCN rivoluzionario
Il Pacific Light Cable Network è un enorme progetto che prevede la stesura di un cavo sottomarino lungo circa tredicimila chilometri dalla Silicon Valley in California a Hong Kong, la “porta” per la Cina ed è già stato realizzato in buona parte.
Il costo ammonta a circa trecento milioni di dollari ma è una cifra veramente irrisoria se paragonata ai vantaggi economici che conferirebbe ai suoi possessori.
Il responsabile delle infrastrutture di Google ha infatti parlato di “zettabyte” (ZB) trasportati al secondo ossia di un miliardo di MB al secondo (come per i “mega” esiste anche per gli “zetta” una scala con “zebibyte” (ZiB) fino ad arrivare a ZFS (256 quadrilioni di zettabyte).
Questo tanto per dare un’idea delle potenzialità che ci attendono.
Il progetto è quasi completo ma è stato interrotto dagli Stati Uniti perché potrebbe costituire una minaccia alla sicurezza nazionale poiché condotto da una società cinese.
In realtà le cose sono forse più complesse di così.
Infatti, tra il “consorzio” costruttore vi sono Google e Facebook, due aziende americanissime (anche se multinazionali) che hanno coinvolto cinque grandi imprese asiatiche di cui tre, questo è vero, cinesi tra le quali almeno una legata all’Hawei.
Tuttavia la principale caratteristica di questa nuova rete sottomarina è il fatto di essere privata, quindi virtualmente antagonista di internet (che appartiene agli USA).
Se poi aggiungiamo l’ombra di elite finanziarie transnazionali, può sorgere il sospetto che la “partita” sia giocata anche altri “tavoli”, tanto più se sommiamo il tutto alle dichiarazioni fatte da Carney, governatore della Banca d’Inghilterra, il quale ha dichiarato pubblicamente che occorre una moneta mondiale diversa dal dollaro.
Che il PLCN costituisca anche un “contributo” verso questa direzione?
Qui ci fermiamo poiché andiamo oltre a quello che è il focus del nostro giornale.
D’altronde, guardando alla storia recente, è ormai noto come la conquista della luna non sia derivata, di per se, dalla necessità di conoscenza ma dal mero bisogno propagandistico statunitense di battere i sovietici.
Tuttavia da questa “corsa” è derivata una serie d’innovazioni che hanno migliorato la qualità della vita di tutti i giorni ed hanno inoltre posto le basi per ulteriori, nuove, scoperte.
Che dire, quindi? Come al solito ammiriamo l’ingegno umano e speriamo che, alla fine, ci porti più cose buone che cattive.