Innovare la scuola: keyword per comunicare con gli alunni
Innovare la scuola: è la keyword per non disperdere gli alunni. Questo è il senso dell’articolo di questo mese. Come sempre scritto con cura e attenzione dalla dottoressa Maddalena Carlini. In ogni sua analisi mensile, è presente la costante ricerca di dialogo con i protagonisti della scuola: alunni, insegnanti, genitori e istituzioni.
I problemi della scuola
I problemi della scuola sono sicuramente la sicurezza degli edifici, la mancanza di risorse economiche, la costante precarizzazione dei docenti.
Tuttavia un altro “virus”, meno “giornalistico” ma, nel tempo, forse addirittura più insidioso, può aggredire l’organismo delle Istituzioni scolastiche sino a compromettere la qualità del servizio formativo e le finalità dell’azione pedagogica: una vecchia, burocratica, inerte quotidianità scolastica, sempre più scollegata dalla realtà vissuta dagli studenti, dal loro linguaggio e dalle esigenze educative che esprimono.
Innovare al di là del digitale
L’innovazione digitale, ad esempio, richiede il superamento della logica della lezione ad hoc, che risale ancora alla fase pionieristica, o immediatamente successiva, dell’introduzione del computer nell’impianto curricolare, quando, cioè, l’obiettivo era “portare gli alunni a fare informatica”, con tanto di accesso al laboratorio multimediale con la fila dei ragazzi che raggiungeva il laboratorio come in processione votiva al tempio della sperimentazione.
Il dialogo con i dispositivi digitali
Oggi, al di là del numero dei tablet e delle lavagne interattive, è fondamentale che i Docenti s’impegnino a insegnare a dialogare con i dispositivi multimediali educando al pensiero creativo, alla capacità di affrontare e risolvere problemi applicando la logica, ad adottare le strategie più efficaci per giungere ai risultati prefissi.
Coding: il pensiero computazionale
È il coding, il pensiero computazionale, la cui applicazione va oltre la stessa informatica, perché comprende la capacità di ragionare sulle situazioni problematiche, scomporle in sequenze, mettere in campo procedure, sperimentare soluzioni: un “allenamento” che certamente supera l’ambito della multimedialità, per concorrere alla formazione dei futuri Cittadini.
Al fine di arrivare a questi risultati è necessario rinunciare alla “comfort zone” della classe tradizionale, immutabile e statica, per favorire invece la costruzione di ambienti atti ad incoraggiare l’apprendimento collaborativo in piccoli gruppi, nella consapevolezza della corresponsabilità rispetto all’obiettivo da raggiungere; sviluppare la capacità di “imparare ad imparare”con l’utilizzo consapevole di metodi e opportunità; valorizzare le esperienze e le conoscenze degli alunni favorendo l’esplorazione, la sperimentazione, la scoperta.
Innovare la scuola e intelligenze multiple
In questa prospettiva, l’innovazione tecnologica diventa un impareggiabile strumento d’inclusione, perché consente di personalizzare l’educazione, valorizzando, per dirla come Gardner – il famoso psicologo e docente statunitense teorizzatore delle “intelligenze multiple” – ciascuna delle intelligenze delle quali gli alunni sono portatori e che richiedono modalità d’insegnamento e metodi specifici, per aiutare ciascuno ad imparare secondo i propri tempi, stili e modalità.
Secondo Gardner, infatti, la tecnologia può contribuire a superare il carattere selettivo che contraddistingue da sempre l’educazione e premia chi riesce a “passare per la cruna di un ago”, poiché ogni alunno può essere incoraggiato in base alle potenzialità che esprime, senza alcuna pressione per allineare gli stili di apprendimento rispetto a un unico prototipo.
Ma non è solo il modello tradizionale della classe che deve essere, se non superato, almeno integrato con altri setting didattici.
La lezione frontale e le situazioni stimolanti
La cosiddetta lezione frontale – il Docente spiega e tutti gli alunni, seduti ai rispettivi banchi, ascoltano – nonostante mantenga un’indubitabile utilità quando è necessario presentare una quantità d’informazioni ad un significativo numero di studenti, è destinata, sempre di più, a lasciare spazio all’impostazione di situazioni stimolanti, che consentano di connettere conoscenze e abilità in contesti e momenti diversi.
La lezione frontale, inoltre, richiede molta capacità di attenzione, che, come dimostrato da tante ricerche neuro scientifiche, non è sostenibile rispetto ai tempi attentivi degli alunni della scuola primaria – un quarto d’ora al massimo – e degli studenti della scuola secondaria di secondo grado – mezz’ora -, in un quadro evolutivo di pre adolescenza e adolescenza sempre più caratterizzato da una forte componente di fragilità emotiva.
La dispersione scolastica
La lotta alla dispersione scolastica, la piaga sociale forse più grave per il futuro di una nazione, nasce sicuramente da condizioni ambientali e familiari culturalmente ed economicamente depresse, ma la Scuola, se non si dimostra capace di dare una risposta efficace, può addirittura acuire il problema. Pertanto, è ormai irrinunciabile che le Istituzioni scolastiche siano in grado di innovare metodi e approcci ai contenuti didattici, possibilmente sviluppando una prospettiva strategica in cui anche l’organizzazione oraria offra agli studenti attività formative vicine ai loro interessi e orientative rispetto alle attitudini.
L’intervento deve essere precoce, per individuare azioni di accompagnamento dei ragazzi fin dalla primissima scolarizzazione, perché non è mai troppo presto per garantire ai minori quelle condizioni di benessere – emotivo, fisico, sociale, cognitivo – che consente la realizzazione del diritto allo studio e la piena formazione della personalità, secondo i principi della nostra Costituzione.
Dirigente Scolastico