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“Come se fossi sano” – il libro di Denei a puntate

“Come se fossi sano” in pillole ogni settimana

“Come se fossi sano”, il libro che ha provocato tante reazioni nei lettori, alcune delle quali, le potete sentire e vedere nella video intervista con Carlo Denei, viene proposto settimanalmente in “pillole” dallo stesso autore. Giusto così, le pillole servono anche a guarire, anche le supposte però…

scrivere

Ho deciso: visto che la passione per la scrittura ha sempre sottratto il mio tempo a palestre, piscine o campi da calcio, visto che non mi ha mai pesato scrivere, da oggi con la penna racconterò ciò che accade al mio corpo.

Non ho più voglia di farmi deridere dai medici, non ho più voglia di andare in giro ad ammettere che non so di preciso da quanti giorni ho questo o quel disturbo.

Tenendo un diario aggiornato certe cose non accadranno più e, se il dottore dovesse dire: “Quel male lì non lo hai mai avuto”, con un fedele quadernetto gli potrò rispondere: “Eh no, guardi qua!”

Finalmente, con un diario, anche il direttore della banca dove lavoro smetterà di contestarmi le assenze per malattia. Se vorrà credere ai certificati, bene; altrimenti dovrà leggere queste pagine: un diario può dire tutto, tranne bugie. Annotando ciò che mi succede potrei controllare se un malanno si protrae per troppo tempo, quindi chiedere un ricovero in day hospital per accertamenti.

Con qualcosa di aggiornato e preciso potrò finalmente smentire Olga, la mia fidanzata, che mi deride e sostiene che sono sanissimo. Lo vedremo, se sono sanissimo!

Sì, scriverò; la grafomania è un male benigno e spesso mi ha risolto problemi intricati.

La stessa Olga ha ammesso che, quando mi conobbe, non s’innamorò del mio aspetto fisico, ma del mio modo di scrivere (devo considerarlo un complimento?) e tuttora dice di stare con me perché si emoziona a leggere le mie cose. Meno male, imbrattare la carta mi rende leggero, allegro e soprattutto libero. Ho molte paure dentro, ma se riesco a mantenermi sereno è perché non ho mai detto di no a un foglio bianco. Nella casa in cui vivo i fogli bianchi sono figli miei, ai quali metto un bel vestito, affinché escano a farsi vedere dalla gente.

E allora, via! Poiché per i miei fogli bianchi non ho vestito più bello dell’inchiostro, ho deciso di provarci: cinque gocce al mattino e cinque alla sera, mandano il medico in galera.

Magari fosse vero! Anche la mia penna è d’accordo, e sono certo che non mi deluderà.

Un diario non può farmi male, questo è sicuro.

Devo solo fare attenzione a una cosa: Fabrizio De Andrè, in una sua canzone, dice che “il dolore degli altri per tutti è un dolore a metà” ed è vero.

Troppo spesso, la gente non prende sul serio le cose che capitano ai propri simili e questo devo metterlo in conto.

Per esempio anni fa, dopo aver frequentato una scuola di sceneggiatura, partecipai al saggio finale scrivendo un racconto malinconico, tragico e doloroso. Speravo di emozionare e commuovere la giuria. Ebbene, con quel racconto vinsi un premio speciale come “miglior testo comico”.   

si comincia

Oggi, primo gennaio, non ho nulla di preoccupante. La notte di San Silvestro è superata, ma sento come se fossi sordo.

Anzi, non sento proprio. Non ho ancora parlato con nessuno, né ricevuto telefonate, però sento che non sentirei, e questo gioco di parole mi fa sentire stupido. Mai e poi mai potrei accettare che fin dall’inizio il mio diario diventi una raccolta di barzellette. Stanotte, mio malgrado, ho dovuto ascoltare botti e musica rock. La fidanzata ha voluto trascinarmi al cenone di capodanno con degli amici. Così, sborsando una cifra importante, abbiamo cenato nello stesso ristorante dove durante l’anno mangiamo in santa pace pagando cinque volte di meno.   

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Non è tutta colpa della serata di ieri, ma sono triste e nervoso. Lo ammetto, non ho nulla che mi induca a pensare a qualcosa di brutto, però vorrei litigare, essere polemico e, perché no, piangere. Forse sarà l’età (quarantasette anni incominciano ad essere tanti, per un ragazzo come me), o forse sarà la tristezza di gennaio, mese freddo e interminabile; né escludo la delusione per non essere riuscito, neppure l’anno scorso, a comprare una casa in campagna e lasciare per sempre questo appartamento in condominio con vista sull’autostrada Genova-Savona. E dire che ormai sono quasi dieci anni che vivo qui. Solo l’ACI sa cosa ho respirato. 

ha da passa’ gennaio…

Siamo ancora sotto le stramaledette feste. Gennaio è davvero lungo ma, una volta passata la Befana, tutto sarà più semplice e banale, come piace a me.

Per adesso non ho altro da dire se non che mi bolle l’intestino e non avrei neanche voglia di scriverlo, perché odio cominciare un diario annotando argomenti che possono scatenare il facile buonumore. Sono invitato a cena dai miei futuri suoceri e questa maledetta pancia che bolle mi preoccupa. Già lo so, stasera soffrirò come un vecchio pneumatico sotto il peso del motore e di cinque passeggeri obesi. La cosa che mi manda in bestia è che il mio intestino è bravo e buono nei momenti in cui potrebbe scatenarsi, favorito da altri rumori – che so, nel caos della città, in stazione all’arrivo di un treno oppure allo stadio dopo un gol. Invece niente: anche allo stadio, lui si fa vivo durante il minuto di silenzio se muore qualcuno, oppure al lavoro, in banca, a contatto col direttore; o come stasera a tavola, con quella gente semisconosciuta. In queste occasioni il mio intestino inizia a bollire facendo rumori da dentro, tipo quelli del Vesuvio o della solfatara di Pozzuoli.

stranissime sensazioni

La serata dai miei futuri suoceri è stata un inferno.

Altro che Vesuvio, geyser, soffioni boraciferi… le flatulenze, negate per tutta la sera, hanno trasformato la mia povera pancia nella succursale dell’Islanda.

Stamattina però sento solo lo stomaco. È come se ne distinguessi nitidamente le pareti. Potrei disegnarlo, tanto bene lo percepisco. Non è normale. E poi ho la sensazione di una vite mal serrata che balla. Ho telefonato al dottore, che non risponde. Parte la segreteria telefonica e sembra che sbuffi. Ma non la voce del medico, proprio il beep finale! Lui è fatto così, per essere coerente col suo personaggio ha comprato una segreteria sgradevole.

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