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PNRR e scuola: una buona notizia dal passato?

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PNRR – studiare in modo nuovo

PNRR – Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza

Sarà forse la mia predilezione pascoliana per le piccole cose, “myricae “, ma nel mare magnum delle novità centrate soprattutto sulle risorse finanziarie destinate alla Scuola dal PNRR – Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha attirato principalmente la mia attenzione “il superamento dell’identità classe demografica/aula, anche al fine di rivedere il modello di scuola”. Una dichiarazione di intenti al momento non molto evidenziata dai canali formali e informali.

Ipotesi di organizzazione “a classi aperte”

A riguardo, le interpretazioni del significato di quest’obiettivo, enunciato con stile a dire il vero un po’ ermetico – sempre rimanendo in tema poetico – si spingono a ipotizzare un’organizzazione a classi aperte. Con criteri di formazione probabilmente regolati dagli interessi, dalle attitudini, dalle competenze degli alunni ma non più vincolati all’età anagrafica degli stessi. È evidente che, con buona pace della tanto attesa riqualificazione degli edifici, delle palestre e delle mense, una rivoluzionaria ricomposizione dei gruppi classe segnerebbe una svolta epocale. Innanzitutto nell’impostazione pedagogica e didattica.

Mi piace pensare che l’eventuale, nuova identità di classe sia riconducibile a quell’architettura relazionale auspicata dal Piano, che promette di ridisegnare l’offerta formativa raccordandola con i i servizi educativi extrascolastici – Enti Locali, terzo settore –. Aprendo spazi di integrazione tra educazione formale e non formale.

PNRR alla riscoperta di un valore antico

È una nuova centralità della relazione, che dilata il perimetro educativo delle scuole verso l’esterno per favorire il collegamento con il mondo reale, ma che può comporre nuovi modelli organizzativi anche all’interno delle classi, magari riscoprendo il valore antico del mutualismo tra studenti di diverse età.

Come è ormai dimostrato da tutte le ricerche neuro scientifiche, i ragazzi imparano soprattutto dall’interazione sociale con i compagni, dall’imitazione. La scuola, la più grande impresa sociale del Paese, è chiamata a gestire e promuovere il processo di apprendimento di gruppo, in cui interagiscono aspetti non solo cognitivi, ma emotivi e motivazionali. Alcuni Pedagogisti, forse provocatoriamente ma con indiscutibile efficacia, arrivano ad asserire che gli alunni imparino più dai compagni che dai docenti, poiché è l’apprendimento cooperativo che sintonizza maggiormente le connessioni cerebrali. In questo senso, anche l’imperativo categorico del “non copiare” potrebbe addirittura rivelarsi ostativo dei processi cognitivi!

Nelle scuole esperienze spontanee di collaborazione

Al di là delle tesi più sfidanti, è certo che in ogni scuola si annoverano da sempre esperienze di collaborazione, spesso spontanea, tra studenti. Ciò specialmente in situazioni scolasticamente asimmetriche, laddove il gruppo classe o individualmente gli studenti più attenti e disponibili verso i bisogni educativi speciali di uno o più compagni, attuano una modalità di vicinanza attiva, spesso sorprendentemente efficace. Rientra, inoltre, nelle prassi organizzative delle Istituzioni scolastiche a forte processo immigratorio, deliberare l’inserimento di alunni in ingresso in classi precedenti quelle di riferimento per età anagrafica. Con decisione condivisa con i genitori e i Soggetti che abbiano eventualmente in carico il minore – in modo da consentire una più proficua alfabetizzazione in lingua italiana. In questi casi non è infrequente da parte dell’alunno “nuovo italiano” una restituzione ai compagni più piccoli in termini di maggiore maturità psicologica e di indipendenza.

La flessibilità

Inoltre, una maggiore flessibilità ed un margine di manovra più flessibile nella composizione delle classi potrebbero talvolta risolvere le problematiche collegate alle richieste d’iscrizione provenienti alle scuole in diverse fasi dell’anno scolastico. Non soltanto nei periodi convenzionali, consentendo un’accoglienza svincolata dal criterio anagrafico e più orientata a valutare le esigenze scolastiche, psicologiche e sociali dei nuovi allievi.

L’impostazione mutualistica dell’insegnamento tra ragazzi è stata uno dei tratti distintivi dei più illustri Pedagogisti. Da don Milani a Pestalozzi e Montessori, accomunati da un’idea di Scuola come comunità di apprendimento fatto di cooperazione e non di competizione. Di domande e non di “risposte esatte”, dove si impara divertendosi.

Dal PNRR un approccio educativo e didattico che viene dal passato?

Chi sa qualcosa lo insegni ai compagni. In un paesaggio di classe che davvero possa assomigliare un po’ di più alla realtà vera, in cui non tutti gli abitanti di una comunità possono avere la stessa età, ma è fondamentale condividano le stesse regole di cittadinanza. Crescano insieme nel confronto e nella reciprocità, guidati dall’insostituibile regia di Insegnanti un po’ più liberi dagli steccati dell’esclusività della lezione frontale.

Un antico detto afferma «Se vuoi imparare qualcosa, insegnala». Un approccio educativo e didattico che viene dal passato ma che, rinnovato nell’organizzazione e nei contenuti, potrebbe rappresentare una preziosa opportunità per una Scuola davvero resiliente, sostenibile ed inclusiva.

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