Inclusione e educazione inclusiva a scuola. Serve chiarezza
Inclusione è un sostantivo che da un paio di anni ritroviamo ovunque. Lo ritroviamo sempre più spesso nei discorsi dei leader mondiali, lo sentiamo pronunciare dai media, lo ritroviamo negli obiettivi nell’agenda dell’ONU. Treccani definisce inclusione “l’atto, il fatto di includere, cioè di inserire, di comprendere in una serie, in un tutto…”. E nella scuola?
Inclusione nella scuola
Ormai è chiaro a tutti. Le trasformazioni epocali che stiamo vivendo in questo momento in cui – ci auguriamo – potrebbero cominciare a scorrere i titoli di coda dell’emergenza pandemica, impongono di cambiare prospettiva. In un’ottica di resilienza ma non solo. La resilienza in fisica consiste nella capacità di un materiale di resistere ad un urto senza rompersi, in modo che possa ristabilirsi la ripresa delle condizioni originarie. Non basta più. Per sopravvivere alle nuove esigenze – sociali, culturali, economiche – occorre lo sviluppo di nuove capacità per cogliere nuove opportunità.
È un’esigenza percepita assai bene dal mondo della scuola. Dove gli effetti delle misure restrittive per contenere il rischio di contagio hanno causato un aggravamento delle problematiche di fragilità degli alunni con bisogni educativi speciali. Primi fra tutti gli studenti portatori di disabilità, fisiche, comportamentali o cognitive.
Inclusione e/o educazione inclusiva
Anche in questo caso lo shock pandemico ha evidenziato una realtà che da tempo chiedeva di emergere. A fronte di un contingente di risorse professionali di sostegno che non risulta mai essere adeguato alle richieste delle scuole, è più che mai necessario un chiarimento rispetto alla distinzione tra inclusione ed educazione inclusiva. Sono diversi i Pedagogisti che stanno prendendo le distanze dal termine “inclusione”. Certamente non per disconoscerne le finalità di equità delle opportunità in ambito didattico e formativo. Ma per sottolineare l’importanza di un’educazione che renda inclusivi gli ambienti d’apprendimento, l’organizzazione degli spazi, la formulazione degli orari. Una scuola capace di interventi inclusivi non è tanto e non solo una scuola che possa contare sulle ore di sostegno da assegnare alle classi. E’ un intero contesto educativo che comprende la didattica, il percorso di studi, le strutture.
Rimuovere le barriere
L’educazione inclusiva richiede, quindi, la rimozione sistemica di tutte le barriere. Non solo architettoniche, e un’azione che vada ben oltre l’obiettivo di includere gli studenti con esigenze speciali in contesti “regolari”. È uno sfondo condiviso da tutte le componenti della Comunità scolastica: docenti, alunni, dirigenti scolastici e famiglie. Per realizzare insieme quello che gli studiosi anglosassoni Boooth e Ainscow hanno definito “un percorso verso la crescita illimitata degli apprendimenti e della partecipazione di tutti gli alunni”, “un’impresa collettiva”.
La strada è ancora lunga e anche accidentata e la scuola continua a combattere la sua battaglia in solitudine. In nome dell’inderogabile necessità di garantire il buon esito formativo del percorso di formazione per tutti gli alunni. Mentre l’interlocuzione con i servizi pubblici di neuropsichiatria infantile e di assistenza sociale, anch’essi impegnati quotidianamente su innumerevoli fronti e con sempre più limitate forze in campo, raramente riescono ad offrire una collaborazione concreta e tempestiva.
È urgente, quindi, un cambiamento sistemico. Cambiamento che metta davvero le scuole in condizioni di accogliere tutte le diversità all’interno di nuove scelte organizzative, metodologiche e logistiche, sullo sfondo di una vera e proficua alleanza con tutti i Soggetti che a diverso titolo si occupano del sostegno alle diversità.
Il rilancio della formazione degli Insegnanti
Una Scuola così esige, infine, il rilancio della formazione degli Insegnanti. Affinché siano tutti – non solo i docenti di sostegno – in grado di rispondere alle situazioni di povertà educativa e fragilità fisica, emotiva, cognitiva. Si colloca lungo questa prospettiva il recente decreto n.188 del Ministero dell’Istruzione, che ha disciplinato la formazione obbligatoria del personale docente ai fini dell’inclusione degli alunni con disabilità. Al di là del dibattito, anche sindacale, sulla legittimità della formula perentoria, la decisione di puntare sulla formazione degli Insegnanti per una qualificata azione educativa destinata agli studenti più esigenti, è sicuramente una scelta vincente.
L’augurio è che si tratti di una formazione che, oltre allo sviluppo di competenze specifiche, possa dotare gli Insegnanti della capacità di interessare, motivare e accompagnare con dedizione gli studenti. “Scommettendo” davvero sulle loro potenzialità. Perché, come ha affermato il Pedagogo tedesco Bernhard Bueb “Nessun bambino è perduto se ha un Insegnante che crede in lui”.
Dirigente Scolastico