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Da Dante a Michelangelo di Giuliana Poli

I grandi misteri degli artisti del passato svelati nell’ultimo libro di Giuliana Poli

Michelangelo: cover
La copertina del libro

Da Dante a Michelangelo

La Pietà, gli Spiritualisti, la Sacra Stirpe

Pietra e anima: l’inno alla vita del grande Buonarroti

Cosa ha voluto tramandare ai posteri, Michelangelo?

Questa è la domanda che si pone Giuliana Poli, osservando le opere dell’immenso artista.

Armata di tutti gli strumenti dell’iconografia e dell’iconologia, la Poli, scrittrice, giornalista e ricercatrice di antropologia culturale, assume le vesti di fine investigatrice – una sorta di Sherlock Holmes dell’arte – e si tuffa nei misteri che le grandi opere del passato portano con sé. Il suo lavoro, da molti anni ormai, è quello di decriptare le opere d’arte, lavoro in cui è una delle massime esperte.

Letteralmente, il verbo “decriptare” significa interpretare una scrittura segreta o cifrata. Cosa vuole dire dunque questo se lo si applica a immagini bidimensionali, come la pittura o tridimensionali, come la scultura e per di più alle opere d’arte di celebri maestri? Ebbene, i grandi artisti del passato hanno lasciato nelle loro opere tracce di altro e di un oltre che sfugge alla maggior parte degli sguardi che le ammirano. Queste tracce invisibili sono catturate dagli occhi indagatori di Giuliana Poli che, con metodo rigoroso, le segue fino a svelare il segreto in esse celato.

Michelangelo

Soffermiamoci su Michelangelo, uno dei protagonisti dell’ultimo libro della studiosa. Se consideriamo la figura di Michelangelo e la mettiamo a confronto con quelle di Raffaello e di Leonardo, essa si presenta con le sembianze di un immenso genio solitario che non pone limiti alla grandezza delle sue visioni. Nato in un’età di epici contrasti spirituali, Michelangelo fu testimone di tutte le sventure di un’Italia vessata, tradita dai potenti e calpestata dagli stranieri. Nonostante tutto, anche con il terrore dell’Inquisizione, fu l’artista che mai rinnegò il sapere appreso nella Firenze dei Medici – un sapere che sconfinava nell’esoterismo, nell’alchimia e nella magia bianca.

La Madonna della Pietà del Vaticano – una delle opere più famose di Michelangelo – ha uno sguardo addolorato, ma diversi indizi del suo corpo rivelano che lo scultore toscano non abbandonò il vitalismo pagano e continuò nel solco della dottrina del suo vero maestro, Dante Alighieri, proseguendo all’interno di una tradizione essenziale, segreta, di cui farà parte anche Caravaggio, l’erede spirituale del Buonarroti.

Le tre “Pietà”

In questa nuova ricerca, l’autrice mette a confronto il velame/specchio delle tre più celebri “Pietà” scultoree della storia dell’arte italiana: la Pietà del Vaticano, in una cappella della Basilica di San Pietro a Roma, la Pietà Rondanini, conservata nei musei del Castello Sforzesco a Milano – entrambe di Michelangelo – e il Cristo Velato di Giuseppe Sanmartino, nella Cappella Sansevero a Napoli, che può essere considerata anch’essa una Pietà. Un’osservazione attenta della prima delle tre Pietà rivela che sul petto della Vergine sono presenti le immagini di un uomo e di una donna sotto un velo, simbolo dell’auctoritas, dunque due figure estremamente importanti.

Questo spiegherebbe il motivo per cui la Madonna sembra più giovane del Cristo perché la Pietà rappresenta anche lo sposalizio tra un uomo, raffigurato nel Cristo, e una donna, raffigurata nella Vergine. Inoltre, il piede sinistro del Cristo è incastonato in un albero reciso di netto, il che allude a un assassinio. Non finisce qui perché anche il volto del Cristo muta completamente espressione se guardato da un altro punto di vista, ma non vogliamo andare oltre per non togliere al lettore il gusto di scoprire gli altri misteri nascosti nelle opere di Michelangelo e di Sanmartino. Ci limitiamo ad anticipare che il velame/specchio tra lo scultore e il poeta fiorentino sarà la chiave per sciogliere l’enigma.

Un dettaglio inedito

Il mistero prosegue poi nella Deposizione di Caravaggio: l’autrice ha scoperto un dettaglio inedito, ovvero la mano del Cristo che viene deposto dalla croce da San Giovanni è un autoritratto dello stesso Caravaggio, mentre San Giovanni ha il volto di Michelangelo. L’intrico degli arcani presente nelle opere di questi grandi è fitto. Non resta che prendere in mano il libro per scoprirne i segreti, pagina dopo pagina.

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