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Massimo Dapporto esalta Un Borghese Piccolo Piccolo

Un Borghese piccolo piccolo – Foto Tcher

Massimo Dapporto esalta portandolo in scena nei teatri italiani, grazie a una grande interpretazione, – “Un Borghese Piccolo Piccolo” – trasposizione teatrale in atto unico della pellicola diretta dall’indimenticato Mario Monicelli nel 1977 tratta dall’omonimo romanzo di Vincenzo Cerami (1976). Ecco le impressioni della nostra Silvia Ramilli. (leggi gli altri articoli).

Il film

La pellicola ebbe per protagonisti Alberto Sordi, Vincenzo Crocitti e Shelly Winters.

Racconta la vicenda di Giovanni Vivaldi, un modesto impiegato a cui manca pochissimo tempo per raggiungere l’agognato traguardo della pensione, dopo una vita lavorativa in un classico ufficio ministeriale romano.

Una vita irreprensibile, semplice, condivisa tra il lavoro e la famiglia, l’amatissima moglie Amalia e il figlio Mario, un ragazzo con scarse attitudini, poco vivace e poco brillante, ma verso il quale i genitori hanno nutrito da sempre grandi aspettative. 

Mario si è appena diplomato Ragioniere e il padre gioca tutte le sue carte possibili e al limite dell’impossibile per far sì che venga assunto al ministero e ottenga così un posto fisso che lo sistemi per la vita.

La disperazione dell’impiegato irreprensibile

Giovanni bussa ad ogni porta possibile tra i propri superiori accettando anche di iscriversi ad un a loggia massonica pur di far passare al figlio il concorso che lo porterà all’assunzione al ministero.

Il giorno della prova scritta prevista dal bando però, Mario rimane ucciso colpito da una pallottola vagante durante una rapina avvenuta in una banca di zona e Amalia alla notizia della morte del figlio viene colpita da un ictus restando gravemente invalida. La vita di Giovanni cambia drammaticamente all’improvviso. Accecato dal dolore e dall’odio incontra casualmente e lo riconosce, l’assassino del figlio. L’ossessione aumenta, dapprima lo pedina e infine lo rapisce.

Diventa suo ostaggio, tenendolo prigioniero facendosi così, disperatamente e lentamente giustizia da solo.

La trasposizione teatrale

Massimo Dapporto in Un Borghese Piccolo Piccolo – Foto S. Ramilli

La ricostruzione teatrale, che io ho seguito al Cinema Teatro Arese, per la regia di Fabrizio Coniglio vede protagonisti insieme a Massimo Dapporto, Susanna Marcomeni e Roberto D’Alessandro nei panni rispettivamente di Amalia e Mario.

Riportato fedelmente anche sui palchi teatrali, lo spettacolo regala allo spettatore un tristissimo spaccato di agghiacciante attualità del nostro Paese, il malcostume della raccomandazione ad ogni costo per ottenere vantaggi nel mondo del lavoro. Un ritratto svilente dell’ipocrisia piccolo borghese che sembra non aver mai fatto passi in avanti, ma essersi crogiolata nel malcostume e nella mediocrità.

Quasi una silente regola acquisita.

La recitazione

Le differenze tra Alberto Sordi e Massimo Dapporto sono chiare ed evidenti.

Entrambi fedeli alle proprie caratteristiche. Ne viene fuori un ritratto del “personaggio” Giovanni davvero straordinario.

Alberto Sordi con amara ironia riesce sempre e comunque a regalare un sorriso, anche se amaro. Anche in situazioni dove da ridere non ci sarebbe assolutamente nulla, rimanendo sempre sapientemente in bilico tra ironia e sarcasmo e senza mai far pendere l’ago della bilancia verso nessuna delle due caratteristiche.

Massimo Dapporto, ha invece, un approccio più dolce verso il personaggio, ma proprio per questo lo stesso diviene fortemente più drammatico, specialmente nella scena finale che arriva allo spettatore come “un pugno nello stomaco” e fa scattare il fragoroso applauso per questo grande e umano attore.

Le mie considerazioni

La ritengo un’esperienza teatrale assolutamente da vedere, a condizione di affrontare la serata con il giusto mood, con l’aspettativa, cioè, di un dramma che avrà un crescendo e un culmine al limite del pathos.

E perché no?! Magari vedendo (per chi non lo conoscesse) o rivedendo il film di Monicelli e cercando di cogliere analogie, sfumature e differenze tra due attori che mettono chiaramente in luce il bello e l’amarezza della vita attraversando un periodo difficile della storia del nostro paese, gli “anni di piombo”.

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