Da Gallipoli a Barletta in camper, caravan o in tenda
Puglia: da Gallipoli a Barletta
Gallipoli e Barletta in Puglia. Dopo aver raccontato suggerimenti di viaggio in libertà partendo da Campania e Basilicata e poi dalla Calabria, oggi attraversiamo una parte della Puglia. C’è tanto da dire e quindi domani ci sarà la quarta puntata sempre in Puglia. Da non perdere, ci sono tanti dettagli utili a chi ama viaggiare in camper e simili.
Tappa 6: Cirò Marina (KR) Gallipoli (LE) 350 km
Ci spostiamo dalla parte opposta dello Ionio e raggiungiamo una delle perle del Salento: Gallipoli. Una meta estremamente ambita per le spiagge e il mare incantevole, le numerose feste patronali e l’enogastronomia locale, nasconde in realtà piccoli tesori da vivere e visitare ogni periodo dell’anno.
Gallipoli, Santa Maria di Leuca e Otranto
Gallipoli
Nota anche come la Perla dello Ionio dal nome del meraviglioso mare su cui protende, si sviluppa in due parti, il borgo, più moderno e il centro storico, delizioso e ricco di arte e cultura. Quest’ultimo si caratterizza per le sue viuzze strette e tortuose, pullulanti di chiese e di antichi edifici storici, civili e militari, appartenenti a diverse epoche culturali. La caratteristica che rende unico e stupefacente il centro storico è che si estende su un piccolo e grazioso isolotto completamente circondato dal mare limpido e cristallino del Salento, Collegato alla parte nuova della città da un ponte pullulante di vita.
Il Rivellino
Merita una sosta il Rivellino di Gallipoli. Fu concepito alla fine del ‘400 dall’architetto, ingegnere e scultore senese Francesco di Giorgio Martini a cui il Duca di Calabria aveva affidato l’incarico di riprogettare il sistema di difesa del Regno del Salento meridionale. Particolarmente suggestivo durante le serate estive, quando ospita manifestazioni culturali e proiezioni cinematografiche, il Rivellino è una fortificazione munita di torre eretta all’esterno del Castello di Gallipoli per difenderlo dagli attacchi dei nemici e per proteggere l’entrata e l’uscita degli assediati dallo stesso.
Otranto
Lasciata Gallipoli, dirigetevi verso est e incontrate il punto più a est dell’Italia, ovvero Otranto. Protetta da spesse e possenti mura, le quali delimitano anche la zona pedonale permettendo di visitare tutta la zona centrale a piedi. Senza il traffico delle automobili e godendosi i caratteristici negozietti di artigianato locale. Simbolo della cittadina è il maestoso Castello Aragonese. Costruito nel 1485 come fortezza di difesa per via della strategica posizione geografica tra Oriente e Occidente di Otranto, conserva ancora oggi il fossato, che un tempo ovviamente aveva scopi difensivi, mentre il ponte levatoio è andato perso.
A testimonianza delle numerose battaglie, la Cattedrale d’Otranto conserva 800 crani appartenuti a quelle persone che nel 1480, non riuscirono a sfuggire alla furia dei turchi. Una flotta con più di 150 imbarcazioni e 18.000 soldati turchi attraccò proprio d’avanti ad Otranto dove la popolazione, formata da soli 6.000 abitanti, si dovette arrendere. Da questo fatto, ancora oggi c’è il detto conosciuto un po’ in tutta Italia: “Mamma li turchi!”. Lasciata la Cattedrale perdetevi tra le viette del centro e cercare di scivolare al mare seguendo le indicazioni per la Baia dei Turchi. Ci vorrà pochissimo tempo per farti venire voglia di tuffarti in un mare colore azzurro cristallino.
Santa Maria di Leuca
Infine l’ultima perla che vi suggerisco di visitare è il punto dove il Mar Adriatico si incontra con il Mar Ionio: Santa Maria di Leuca. L’etimologia del nome Leukòs, ovvero bianco, indica una città bianca, luminosa e non ha a caso la pietra leccese degli edifici, il sole che splende instancabile, il mare che brilla testimoniano appunto bianco. Uno scrigno di storia, colori, spettacoli della natura e leggende che definiscono questa piccola frazione del comune di Castrignano del Capo (LE).
Vi suggerisco di non perdervi lo spettacolo del punto d’incontro fra due mari. Tra Punta Meliso e Punta Ristola, lo Ionio e l’Adriatico si baciano e si fondono mescolando le proprie acque. Prima di lasciare Leuca recatevi al Faro. Situato a pochi passi dalla piazza della Basilica Santa Maria de Finibus Terrae, il Faro di Leuca alto 102 metri, sovrasta la piccola cittadina e offre la possibilità di ammirare un panorama mozzafiato.
Dove sostare con il camper, caravan o tenda e dove vivere il Glamping a Gallipoli (LE)?
AgriCampeggio e Glamping Torre Sabea, ubicato a Litoranea per Santa Maria al Bagno, SP108, 73014 Gallipoli. Ideale per tutta la famiglia e per ogni tipo di veicolo e ovviamente anche le tende. Tra i servizi per gli ospiti ci sono ristorante con asporto in piazzola, bara e la navetta per la spiaggia di sabbia, mentre davanti al campeggio potete fare il bagno tre le rocce. Se non possedete un veicolo per la vacanza, il campeggio ha una zona Glamping con 6 strutture attrezzate con cucina e servizi. Il campeggio è aperto tutto l’anno e gli animali sono i benvenuti.
Cosa mangiare a tavola e non solo
Innanzi tutto la Frisa (o frisella), un particolare piatto freddo salentino: una sorta di ciambella di pane duro che va bagnata per alcuni secondi in acqua per farle acquisire il giusto grado di morbidezza. Poi va condito con olio extravergine d’oliva, origano, sale e pomodorini. Potete anche trovare delle varianti con mozzarella, tonno e capperi. Restando negli aperitivi, il Rustico leccese è perfetto. Un medaglione di sfoglia burrosa con ripieno di pomodoro, mozzarella e besciamella. A tavola degustatevi, Ciceri e tria, ovvero i ceci accompagnati da pasta sottile e fritta, oppure la Sagna ncannulata, pasta fatta in casa dalla tipica forma elicoidale e allungata. È perfetta se condita con pomodoro fresco, basilico e ricotta forte. Un omaggio alla tradizione e alla storia arriva dalla Scapece gallipolina.
La storia di questo piatto affonda in radici antiche, agli assedi dei saraceni, per i quali era necessario rifornirsi di cibo che potesse conservarsi bene. I pescetti piccoli, sempre reperibili e numerosi, sono fritti e fatti marinare tra mollica di pane imbevuta di aceto e zafferano dentro le tipiche tinozze di legno chiamate calette. E poi come dolce il “pasticciotto” ad esempio, simbolo per eccellenza dei dolci salentini, va mangiato rigorosamente caldo, meglio se appena sfornato in Piazza Sant’Oronzo a Lecce, o sul lungomare di Otranto o Gallipoli.
Sempre in luoghi all’aperto va degustato anche il caffè in ghiaccio (con latte di mandorla) una bevanda importata in Terra d’Otranto dalla Spagna valenciana all’inizio del XVII secolo. Io vi suggerisco questi luoghi dove mangiare tipicamente salentino: Sapori Salentini o la Pentola degli Gnomi a Gallipoli. Non meno interessante è la trattoria casereccia Le Zie a Lecce oppure la masseria Le Stanzie a Surpesano (Lecce).
Tappa 7: Gallipoli (LE) Barletta (BAT) 250 km
Barletta
La Puglia è proprio grande! Circa 5 ore di strada e approdiamo alla settimana tappa: Barletta una provincia che racchiude ancora Trani e Andria.
Un giorno a Barletta. Iniziate con una colazione a Bar Fieramosca da Salvatore in Via
Consalvo da Cordova, 28 con appena 1,50 euro (caffè e cornetto) e un gelato alla Gelateria del Corso in pieno centro cittadino, davanti al famoso Colosso. ll Colosso di Barletta una statua di bronzo alta circa 5 metri è noto anche come “il Gigante” o Eraclio ed è l’emblema della città di Barletta. Risalente a poco meno di duemila anni fa, si pensava sino a qualche tempo fa, che il Colosso rappresentasse l’imperatore Eraclio I. Studi recenti, però, hanno messo in luce l’erroneità di questa identificazione attribuendo invece la statua alla persona dell’imperatore d’oriente Teodosio II, all’età di trentotto anni, nel pieno del suo splendore imperiale. Questa ipotesi è da considerarsi verosimile proprio per la pettinatura, l’abito e la presenza del gioiello gotico montato sul diadema sulla fronte del colosso, che riconduce ad Elia Eudossia, madre dell’imperatore Teodosio, di origine franca.
Tra i vicoli del centro storico
Lasciate alle vostre spalle il Gigante e inoltratevi nel centro storico perdetevi tra i vicoli, immergetevi dei profumi che arrivano dalle finestre delle cucine operative sin dalle prime ore della giornata. E poi scivolate sino al Castello, un’imponente fortezza circondata da un fossato e da ampi giardini. Realizzato dai Normanni ha subìto gli influssi dei suoi successori, arrivando a noi come un’unione dei vari interventi. Appare come un bianco blocco quadrangolare in calcare e nel periodo di maggior splendore è stato dimora di Federico II di Svevia. Il Castello è visitabile e vi consiglio di vedere il calendario degli eventi perché spesso ospita all’intero alcune sale per esposizioni e mostre temporanee.
Davanti al Castello, trovate un’altra testimonianza di crocevia di stili e dominazioni. La Cattedrale Basilica di Santa Maria Maggiore, un risultato di un sovrapporsi di basiliche, partendo dalla prima edificata nel VI secolo, per poi arrivare alla seconda del X-XI secolo e finendo con l’attuale. Per raggiungere l’ingresso occorre oltrepassare l’arco posto sotto il campanile per arrivare all’abside in stile gotico e poi la facciata in stile romanico. Il bel campanile risale al XII secolo mentre l’interno della Cattedrale è costituito da tre navate con diverse cappelle laterali. Non perdetevi i sotterranei!
La disfida di Barletta
Infine l’ultima tappa che identifica Barletta come città della disfida. È sufficiente proseguire Via del Duomo fino a raggiungere la Piazzetta della Sfida. Qui in bella mostra un tempietto edificato nel 1930 in cui è presente una targa in bronzo che ricorda i cavalieri protagonisti della battaglia contro i Francesi, la celebre disfida. Su un lato della Piazza si accede alla Cantina della Sfida ospitata all’interno di Palazzo Damato del XIV secolo. Non vi è certezza che questo luogo sia proprio quello del lancio della sfida ma è oggi visitabile e di proprietà del comune.
Qualche minuto per un po’ di storia e leggenda
Prendetevi qualche minuto perché vi racconterò una delle più belle sfide del nostro Paese. Siamo all’inizio del 1500 e Federico II aveva dovuto arrendersi alla coalizione vincente di spagnoli e francesi, lasciando il sud in mano a loro. Tuttavia tra i due non corse buon sangue, anzi i francesi si erano spinti fino a Canosa di Puglia, dove si scontrarono con gli spagnoli. Alla fine dello scontro, le truppe di Diego de Mendoza catturarono e portarono a Barletta vari soldati francesi, fra cui il nobile Charles de Torgues, soprannominato Monsieur Guy de la Motte. Il 15 gennaio del 1503 i prigionieri furono invitati a un banchetto indetto da Consalvo da Cordova in una cantina locale (oggi chiamata Cantina della Sfida e che vi ho scritto sopra trovate e potete visitare).
Durante l’incontro, la Motte contestò il valore dei combattenti italiani, accusandoli di codardia. Lo spagnolo Íñigo López de Ayala difese invece con forza gli italiani, affermando che i soldati che ebbe sotto il suo comando potevano essere comparati ai francesi quanto a valore. Si decise così di risolvere la disputa con uno scontro. La Motte chiese che si sfidassero tredici cavalieri per parte il 13 febbraio nella piana tra Adria e Corato. I cavalli e armi degli sconfitti sarebbero stati concessi ai vincitori come premio. Il riscatto di ogni sconfitto fu posto a cento ducati e furono nominati quattro giudici e due ostaggi per parte.
Ettore Fieramosca
Capitano dei tredici cavalieri italiani sarebbe stato Ettore Fieramosca, che si occupò dello scambio di missive con la controparte francese, Guy la Motte. Siete curiosi di sapere come è finita? Tutti i francesi vennero catturati o feriti uno dopo l’altro dagli italiani, che conseguirono una netta vittoria e non solo. I francesi, sicuri della vittoria, non avevano portato con loro i soldi del riscatto e quindi furono condotti in custodia a Barletta. Fu Consalvo in persona a pagare di tasca propria il dovuto per poterli rimettere in libertà.
Il secondo giorno di questa tappa, trascorretelo a Trani. Elegantemente adagiata sulla cosa con la cattedrale sul mare.
Dove sostare senza il camper a Barletta?
E se non avete il camper, nel pieno centro storico di Barletta vi suggerisco il B&B Le Statuine.