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Benedetto XVI, Francesco, ET e il Natale

Benedetto XVI  Benedetto e Musso
Il prof. Musso ringrazia Benedetto XVI per la sua lettera dell’anno precedente (Città del Vaticano 2015-09-27)

A leggere il titolo a partire da Benedetto XVI, la curiosità diventa accesa per capire il nesso tra figure cosi Eccellenti e ET. E proprio il giorno di Natale! Ma il Professor Musso ci ha sempre sorpreso e siamo sicuri che ci sorprenderà ancora.

Benedetto XVI

Oggi concludiamo finalmente il discorso sull’affascinante tema della vita extraterrestre, che ci ha tenuto compagnia per tutto questo 2021, con un articolo dal sapore decisamente “natalizio”. Parleremo infatti delle sue implicazioni religiose e, in particolare, di una lettera che il Papa Emerito Benedetto XVI mi ha inviato alcuni anni fa e che ho pubblicato e discusso nel mio libro La vita extraterrestre.

Benedetto XVI   Libro vita extraterrestre

La vita al di fuori della terra

Che la scoperta di vita al di fuori della Terra, specie se intelligente, avrebbe profonde implicazioni di natura religiosa è evidente a tutti. Molti ritengono inoltre che ciò risulterebbe particolarmente problematico per il cristianesimo, in quanto esso sarebbe la più antropocentrica di tutte le religioni. Come al solito, però, le cose non sono così semplici, come scopriamo subito se ci poniamo da un punto di vista storico.

In genere si cita come prova il processo a Giordano Bruno, che sosteneva l’esistenza di infiniti mondi abitati nell’universo. Tuttavia, contrariamente a ciò che si crede, la sua tesi fu sì sospettata di essere eretica, ma alla fine non venne giudicata tale. E il fatto che ci sia stata un’approfondita discussione al riguardo rende la cosa ancor più significativa.

Inoltre, Bruno non aveva parlato della semplice pluralità dei mondi abitati, ma, appunto, di una infinità. Ciò solleva molti problemi, non solo religiosi, ma anche logici (per esempio, se i mondi abitati sono infiniti, ci sarà anche un numero infinito di copie di ciascuno di noi?). Eppure, nemmeno in questa formulazione così estrema la possibilità dell’esistenza di altri mondi abitati venne dichiarata eretica.

Le 219 tesi eretiche

Ma non è tutto. Ben tre secoli prima, infatti, precisamente nel 1277, Étienne Tempier, Arcivescovo di Parigi nonché Gran Cancelliere della Sorbona, aveva giudicato eretiche 219 tesi sostenute dai filosofi averroisti. Costoro erano i più intransigenti sostenitori di Aristotele, che interpretavano in modo molto letterale, e per questo più tardi saranno i principali oppositori di Galileo.

Tra le tesi condannate c’era anche «Quod Prima Causa non posset plura munda facere», cioè «Che la Causa Prima [Dio], non possa creare una pluralità di mondi», perché ciò equivaleva a negare l’onnipotenza divina. La sentenza di Tempier fu il primo serio colpo inferto alla fisica aristotelica dopo oltre 16 secoli dalla sua formulazione. Essa incoraggiò i pensatori dell’epoca a proporre ipotesi alternative, mettendo in moto un processo che, col tempo, porterà alla rivoluzione scientifica del Rinascimento (per chi volesse approfondire il tema consiglio l’altro mio libro La scienza e l’idea di ragione).

Benedetto XVI - Libro

Nuovi mondi senza ancora la certezza della vita

Naturalmente, riconoscere che possono esistere altri mondi non significa ancora riconoscere che questi mondi possano anche essere abitati, ma è comunque un primo passo in questa direzione. Inoltre, i teologi che si sono occupati della questione si sono perlopiù espressi a favore. Tra essi vi sono anche gli ultimi tre direttori della Specola Vaticana, George Coyne, José Gabriel Funes e Guy Consolmagno. I primi due ho avuto l’onore di incontrarli personalmente e di diventarne amico. Consolmagno l’ho solo ascoltato durante una tavola rotonda nell’ambito del congresso Biastronomy 2007 a Portorico.

Bisogna però dire che, per quanto competenti e autorevoli, questi teologi sono pochi e non rappresentano un campione statisticamente affidabile, perché in genere sono stati spinti a occuparsi dell’argomento proprio perché ne erano affascinati. L’atteggiamento di gran lunga più comune è quello che i britannici chiamano “wait and see”, ovvero “aspettiamo di vedere cosa succede”.

Quella lettera di Benedetto XVI

Comunque, la cosa più interessante sarebbe (ovviamente) conoscere l’opinione di qualche Papa. Ma l’unico documento che abbiamo al riguardo è un parere personale (negativo) in una lettera scritta da Papa Zaccaria a un amico vescovo nell’ottavo secolo. O meglio, è l’unico documento che avevamo, fino a poco fa. Infatti, dal 2014 esiste anche un’altra lettera: quella di Benedetto XVI a me. E questa è la sua storia.

La storia

Fin da quando avevo cominciato a occuparmi professionalmente dell’argomento, guarda caso proprio a Natale del 1997, avevo anche dovuto fare i conti con le implicazioni religiose del SETI. Pur non essendo un teologo, conosco abbastanza bene la teologia. Già nel 2004 in una relazione allo IAC (il congresso mondiale di astronautica) tenutosi a Vancouver avevo inquadrato abbastanza bene i termini generali del problema.

Ciononostante, non ero tranquillo, sia per la responsabilità che sentivo verso gli altri (la domanda su vita extraterrestre e cristianesimo non manca mai in nessuna conferenza sul tema), sia per il fatto che essendo cattolico la cosa mi riguardava anche personalmente. Avendo sempre avuto molta stima di Ratzinger, mi venne l’idea di scrivergli, ma prima che avessi il tempo di farlo fu eletto Papa e contattarlo diventò molto complicato.

L’occasione giusta

Solo nel 2014 ebbi finalmente l’occasione giusta per fargli pervenire una lettera. L’8 giugno, dopo poco più di un mese, arrivò la risposta, molto sintetica (due sole pagine) ma altrettanto densa, in perfetto “stile Ratzinger”. A fare da tramite fu Monsignor Guido Marini, allora addetto al cerimoniale (era quello che durante le Messe solenni metteva la tiara in testa al Papa) e oggi Vescovo di Tortona. Non potrò mai ringraziarlo abbastanza.

Nella lettera chiedevo a Benedetto cosa pensasse sulla vita extraterrestre e su altri tre argomenti strettamente correlati: l’origine della specie umana, l’interpretazione del dogma del peccato originale e l’unicità della Incarnazione di Gesù Cristo. Si noti che i primi due problemi riguardano innanzitutto il rapporto tra la dottrina cristiana e l’evoluzione della specie umana. Di conseguenza, le risposte di Benedetto resterebbero valide anche se si scoprisse che siamo soli nell’universo.

Va ricordato che tali risposte non rappresentano la posizione ufficiale della Chiesa, sia perché si tratta di una lettera privata, sia perché è stata scritta da un Papa non più in carica. Ciononostante, restano interessantissime, anche perché contraddicono decisamente l’etichetta (sbagliatissima) di conservatore appiccicatagli dai media.

Le risposte di Benedetto XVI

Anzitutto va notata l’estrema serietà con cui il Papa Emerito ha preso la questione. Arrivando addirittura a paragonare la situazione attuale con quella esistente ai tempi della rivoluzione astronomica di Galileo.

Quanto al primo punto, Benedetto mi ha risposto che, nonostante finora abbia prevalso la tesi che l’origine dell’umanità da una sola coppia vada intesa in senso letterale (monogenismo), anche la tesi opposta per cui all’origine potrebbe esserci un piccolo gruppo (poligenismo) può essere ammissibile. L’unica condizione è che si mantenga «la difesa dell’unità dell’essere umano e così la difesa della dignità uguale e della fraternità metafisica di tutti gli uomini».

Ciò ha implicazioni profondissime, per le quali rimando al libro. Qui mi limiterò a notare che anche questa è una risposta in perfetto “stile Ratzinger”. Perché il suo modo di intendere la teologia è sempre stato quello di distinguere con cura il nucleo eterno di valore, che non può e non deve cambiare, dalla sua forma storica, che invece può e a volte perfino deve cambiare.

La risposta sul peccato originale e quella “forte” sulla vita extraterrestre

Quanto al peccato originale, molto più della risposta (che è solo ipotetica e per la quale rimando al libro) conta la premessa. Benedetto ha infatti detto che la discussione in proposito «è appena iniziata». E ciò, detto di una discussione che va avanti da quasi duemila anni, è davvero notevole…

Ma, naturalmente, il “pezzo forte” della lettera è la sua opinione sull’ammissibilità per il cristianesimo dell’esistenza di altre specie intelligenti oltre a quella umana. E questa è stata la sua risposta: «Io personalmente penso che finché non si conosca niente di serio su tracce di vita su altri pianeti, non ha molto senso discutere il problema».

Ciò vi sembrerà probabilmente deludente, tanto più dopo tutte le aspettative che avevo suscitato. Ma non dimentichiamo che a volte il non detto è più importante di ciò che si dice. Ora, ciò che qui Benedetto non dice è che vi sia una qualsiasi incompatibilità di principio tra la fede cattolica e l’esistenza di civiltà extraterrestri. E poiché io glielo avevo chiesto esplicitamente, sottolineando che la cosa per me era importante anche a livello personale, ciò evidentemente significa che secondo lui la cosa è perfettamente possibile.

Se c’è vita lo sa la scienza

Quanto al fatto di non voler prendere posizione prematuramente, è altrettanto importante. Perché significa che stabilire se la vita extraterrestre esiste spetta alla scienza e non alla teologia. Quest’ultima interverrà solo in un secondo momento per interpretare l’eventuale scoperta (sempre che avvenga realmente, il che, come ho spiegato nell’ultimo articolo, non è affatto certo).

L’anno seguente, in un’intervista al settimanale francese Paris Match del 15 ottobre 2015, anche Papa Francesco ha risposto in modo analogo: «Credo che ci si debba attenere a quanto ci dicono gli scienziati, pur sempre coscienti che il Creatore è infinitamente più grande delle nostre conoscenze». Questa rappresenta anche la prima presa di posizione possibilista (benché anch’essa non ufficiale) da parte di un Papa in carica circa la vita extraterrestre.

Sull’ultimo punto, invece, Benedetto è stato molto netto nell’affermare che «il trionfo di Cristo abbraccia l’intero cosmo». A prima vista questo potrebbe essere un problema, poiché è chiaro che se esistono altre civiltà non riusciremo mai a raggiungerle tutte. Quindi come potrebbe la redenzione di Cristo valere anche per loro? Ma, riflettendo meglio, la cosa non è così assurda.

Non so se questa sia davvero la risposta

Dopotutto, anche la maggioranza degli esseri umani vissuti sulla Terra non ha mai sentito parlare di Gesù Cristo. Eppure, misteriosamente ma realmente, Egli è morto anche per loro. E poiché non saprei dirlo meglio di come ho fatto nel libro, ne riporto integralmente la conclusione.

«Non so (nessuno lo sa) se questa sia davvero la risposta. Del resto, non so neanche (nessuno lo sa) se ci sia davvero bisogno di una risposta, perché non so (nessuno lo sa) se esistono davvero altre specie intelligenti là fuori, nel buio infinito, trapunto di stelle.

Ma quello che so è che, se altre civiltà esistessero davvero e se questa fosse davvero la modalità scelta dal Mistero che fa tutte le cose per entrare anche nella loro storia, oltre che nella nostra, allora ci sarebbe uno strano senso di coerenza, estetica prima ancora che logica. Dopo tutto, Gesù Cristo non ha scelto di nascere nel luogo più centrale e potente dell’Impero Romano Galattico di allora, ma in uno dei suoi luoghi più oscuri. Dimenticati e periferici, al punto da essere considerato tale perfino dagli stessi ebrei: non solo la periferia, ma addirittura la periferia della periferia. E questo non per un pauperismo da due soldi, ma perché, come ebbe a dire una volta Papa Francesco all’inizio del suo pontificato con una delle sue intuizioni più geniali, “i grandi cambiamenti della storia si sono realizzati quando la realtà è stata vista non dal centro, ma dalla periferia”.

Noi nell’universo

Ora, quale cambiamento più grande ci potrebbe mai essere che la nascita del Re dell’Universo, inteso non più come una sconfinata distesa di gas, polvere e qualche roccia sparsa, bensì come popolato da una schiera innumerabile di specie intelligenti? E quanto periferico dovrebbe mai essere, di conseguenza, il luogo da Lui scelto per renderlo possibile? Nulla di strano, perciò, se avesse scelto proprio la civiltà più periferica, nonché più arretrata, ignorante e pasticciona dell’intero cosmo: insomma, noi. Quanto più immensa ci apparirebbe allora, vista in questa prospettiva, la già straordinaria affermazione di Francesco!

<<Non è un modo bellissimo di guardare al Natale?»

Si può trovare di più su questo affascinante argomento nel libro “La vita extraterrestre.  I video di due presentazioni, con la partecipazione dell’autore, sono disponibili sul canale YouTube dellaAssociazione Alumni Insubria e sulla pagina Facebook “La Finestra di Antonio Syxty”.

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