Un 72°Festival di Sanremo equilibrato e strepitoso

72° Festival e Amadeus
C’erano molte perplessità inizialmente, quando venne riconfermata la direzione del 72° Festival di Sanremo affidata ad Amadeus. Aveva fatto molto bene sia nel 2020, che lo scorso anno e non fu impresa facile visto il periodo. Questa del 2022 era una nuova sfida altrettanto ostica, che ha superato con grazia.
Tra gli ospiti
Tra gli ospiti spicca senz’altro la presenza di Drusilla Foer. Immensa è dire poco. Ma immenso anche il pensiero di averla sul palco più famoso d’Italia. Che poi diciamocelo: Amadeus non spicca a prima vista come un riformatore o uno controcorrente. Eppure, a modo suo, è riuscito a portare all’Ariston cose nuove. Ventate di tante novità di cui sia la musica che il costume avevano bisogno. Senza eccessi o parodie, ma con giustezza – come si direbbe nel calcio. Non è un ritorno al Sanremo “alieno” al resto del paese di alcune edizioni passate. È un Sanremo che vive e guarda al presente, ma senza la pesantezza di altre annate.
I tributi del 72° Festival e la qualità della musica
Non sono mancati momenti di tributo ai grandi che ci hanno lasciato. In modo particolare, molto toccante ma anche molto bello da vedere quello dell’ultima serata a Raffaella Carrà. Altro momento più intimo, il ricordo di Lucio Dalla introdotto da Sabrina Ferilli. Una certa emozione lo ha suscitato anche il ritorno di Marco Mengoni. Dopo un dialogo sugli haters con il bravissimo e giovane Filippo Scotti, ha cantato “L’Essenziale”.
La tipologia e qualità della musica sono senz’altro altri interessanti punti di svolta che gli ultimi tre Festival stanno proponendo. Si vedono sempre di più giovani che cantano e parlano ai giovani. Le vecchie glorie (senza offesa), che si mettono in gioco in modo a volte anche divertente. C’è un’aria frizzante che coinvolge e convince, finalmente.
Vincitori del 72° Festival di Sanremo
La classifica finale vede ai primi tre posti Mahmood e Blanco con “Brividi”. Canzone molto orecchiabile, esecuzione sincera e sentita. Momento molto intimo, che per certi versi si è sposato molto bene col mood generale di questa edizione di Sanremo. Elisa con “O forse sei tu” al secondo posto è piaciuta, anche se non ai livelli dei suoi classici. Lei è sempre bellissima e bravissima, performance sentita e con una canzone che arrivava molto bene, ma che un poco manca della profondità a cui ci ha abituato negli anni. “Apri le porte” di Morandi invece al terzo posto, è probabilmente la canzone che non ci meritavamo ma di cui avevamo bisogno. Energica, ottimista, resa credibile ed efficace dal “Gianni nazionale” che è veramente forse l’unico veramente impossibile da odiare. Molte le battute in rete su quanto riesca ad essere energico alla “differentemente giovane” età di 77 anni, rispetto a noi comuni mortali molto più giovani. Strepitoso è la parola giusta.
Gli altri concorrenti
Vanno però menzionati altri artisti che pur non avendo vinto, hanno però lasciato un segno in questo Festival. Molto interessante il giovane AKA7EVEN con “Perfetta così”, con uno stile Pop che ancora deve maturare, ma che promette bene.
Dargen D’Amico con “Dove si balla” ha saputo divertire e sconvolgere un po’ la platea dell’Ariston che un po’ ne aveva bisogno dopo diverse canzoni dai ritmi più lenti.
Convincente è stata anche la performance di Irama, che con “Ovunque sarai” ha saputo toccare i cuori del pubblico. Forse quello che è riuscito a far arrivare meglio la sua canzone, in termini di interpretazione e trasporto emotivo.
Allo stesso modo, ma con meno riscontro da parte del pubblico, bisogna menzionare la prova di Giovanni Truppi con “Tuo padre, tua madre, Lucia”. Il testo sembra parlare della perdita di un figlio (per ora il cantante non ha rilasciato interviste in merito). Lo stile è quello del puro cantautore italiano, che in effetti manca nella scena italiana di alto livello.
Strepitosamente equilibrato
Questa edizione del 72° Festival di Sanremo nel complesso è stata – come detto in apertura di articolo – frizzante e capace di guardare al nuovo senza rinnegare il passato. Dosato e posato in tutto, senza però arrivare all’immobilismo. Impegnato ma leggero allo stesso tempo, e davvero capace di mettere al centro della manifestazione canora la musica, senza però dimenticarsi di tutto resto. Strepitosamente equilibrato.

