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Modica–Scicli-Noto. Procede il viaggio di 7 giorni in Sicilia

Modica - Portone
A volte basta affacciarsi per capire dove sei – By Peter H.

Modica, poi Scicli e Noto

Abbiamo appena lasciato l’Etna e Modica ci aspetta, fino a Noto e dopo aver incontrato “il paese di Montalbano”. Continua il viaggio nella Sicilia dei colori e dei profumi. Terra di sole, mare e cielo e “contaminazione” di culture.

Tappa 2

Tappa 2 (200 km) Modica, Noto e Scicli.

Il tripudio del barocco. La seconda tappa è nel cuore del Barocco Siciliano: la Val di Noto. Tre sono le perle da visitare, Modica, Noto e Scicli, facendo sosta a Punta Braccetto. Sabbia fine si alterna con scogli, dando origine a un tratto di costa molto famoso sino dal XVI secolo, per i suoi approdi naturali (Canalotti) dove il 9 e 10 luglio 1943 fu teatro delle operazioni di sbarco da parte degli alleati che con l’operazione Husky invasero la Sicilia.

Dove sostare

Sostiamo al Camping Luminoso, aperto tutto l’anno. È ubicato sul mare con accesso alla spiaggia privata attrezzata completa di lettini e ombrelloni (uno per piazzola ed alloggio compreso nel prezzo). A disposizione per gli ospiti ci sono 50 piazzole tutte ombreggiate con ombra artificiale e 5 di queste piazzole sono magnificamente posizionate, fronte mare. Gli spazi sono molto generosi e ampi anche per i camper di taglia XL quali non hanno problemi a sistemarsi.

Il gruppo dei servizi igienici è composto da bagni privati (non a pagamento), da docce comuni con acqua calda senza gettone, da zona lavanderia (lavatrici ed asciugatrici) e wc chimico. La struttura dispone di chiosco bar, parco giochi per i bimbi, spiaggia privata attrezzata, bagni con accessibilità per I diversamente abili, parcheggio esterno per auto, noleggio auto, scooter e bici, camper service. Inoltre vi sono 5 mobilhome, 5 air lodge e tre mobil tent dove vivere il Glamping a due passi dal mare in piena libertà.

Modica

Ubicata nella zona a sud est dell’isola, Modica è una città barocca della Val di Noto e fa parte delle città patrimonio mondiale UNESCO dal 2002. Capitale di un’antica e potente contea, vanta un ricco repertorio di specialità gastronomiche (tra cui il famoso cioccolato di derivazione azteca), oltre a un grande patrimonio artistico e culturale. Originariamente attraversata da due fiumi e da ben 17 ponti, Modica fu ricostruita a seguito del terremoto del 1693. Oggi il centro storico della città, è suddiviso in due grandi quartieri: Modica Alta e Modica Bassa. Il nucleo più antico di Modica ruota tutto intorno ai ruderi dell’antico castello. Un groviglio di viuzze tra architettura medievale e edifici barocchi, conduce fino al punto più alto della città.

Modica - Duomo San Giorgio
Il Duomo di San Giorgio – By G.Bucca

Da visitare la Chiesa del Carmine, che presenta un portale gotico, le rovine della Chiesa del Sacramento, la Chiesa rupestre di San Niccolò Inferiore, addirittura risalente al XII secolo e la Chiesa di San Giorgio. Questa è davvero uno dei simboli della città: una maestosa scalinata di ben 250 scalini per arrivare alla magnifica facciata. Potete godere anche di una bella passeggiata. Incontrerete palazzi tardo barocchi, chiese con gravi gradinate, fino ad incontrare la casa natale di Salvatore Quasimodo , premio Nobel per la Letteratura. All’interno la casa presenta ancora il mobilio originale e la stessa disposizione delle cose così come lasciate dallo scrittore.

Cosa mettere in dispensa e dove mangiare

Innanzi tutto il cioccolato di Modica, acquistatelo se potete presso l’antica Dolceria Bonajuto. Per la tavola due alternative, che poi nessuno vieta di viverle entrambe. Una a pranzo e l’altra a cena: la Putia oppure la Fattoria. La “Putia ro vino” nasce in origine come un’osteria dove al consumo del vino si aggiungevano spesso un uovo duro e un pezzo di bollito (carne di manzo o a volte anche di polipo). Poi con l’avvento delle rosticcerie e paninoteche, le putie sono scompare, ma negli ultimi anni sono riemerse offrendo buoni piatti a metà tra street food e trattoria.

Andate a La Putia del Coppo in Corso Umberto I al 197. L’altra alternativa è la Fattoria delle Torri che vi colpirà subito per la location: è un vecchio teatro ristrutturato con estrema cura. Qui l’ambiente è l’opposto de la Putia. Un luogo sofisticato, quasi snob, dove divani con disegni barocchi si mescolano con la cura estrema del piatto e la scelta degli ingredienti tutti siciliani. Infine camminando per le vie di Modica, domandate dove acquistare “A citrata”: simile ad una grande caramella di forma cilindrica, colore scuro, durezza simile al torrone, è un dolce preparato con la buccia dei cedri, quelli verdi di novembre.

Scicli la “Vigata di Montalbano”

A metà strada tra Modica e Ragusa c’è Scicli. Per gli amanti de “Il commissario Montalbano” è “Vigata”, ovvero il gioiello Barocco che si vede in parecchi episodi del telefilm. Incastonata nel cuore della Val di Noto, la città di Montalbano sorge all’incrocio di tre valloni, con case da ogni parte, una grande piazza in basso a cavallo di una fiumara e antichi edifici ecclesiastici. Sembra un piccolo presepe vivente, scolpito nella tipica pietra calcarea della zona, materia prima delle cave iblee. Le origini di Scicli partono dall’Età del Rame, per attraversare nei secoli culture diverse e stratificate, da quella greca a quella araba e normanna. Il massimo splendore lo raggiunte nel Settecento, ovviamente con il Barocco di cui arrivano sino a giorni nostri splendide chiese e sontuosi palazzi.

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Il cuore di Scicli

Modica - La via principale di Scicli
La via di “Montalbano” – Via Francesco Mormino Penna a Scicli

Il cuore della cittadina è rappresentato da via Francesco Mormino Penna, il salotto degli sciclitani. Una sontuosa via che di fronte al palazzo Comunale si allarga in una suggestiva piazzetta, detta appunto del Municipio. All’interno del palazzo si trova la bellissima stanza del Sindaco, che nella fiction del Commissario Montalbano ospita lo studio del questore di Montelusa Bonetti-Alderighi. Adiacente al palazzo Comunale troviamo la trecentesca chiesa di San Giovanni Evangelista. La facciata concavo-convessa al suo interno mostra il settecentesco dipinto spagnolo del Cristo di Burgos, quello che viene chiamato “Cristo in gonnella”, per via della lunga veste sacerdotale che avvolge Cristo crocifisso. Proseguite su via Penna e troverete un vero tesoro.

La chiesa di San Michele Arcangelo, palazzo Bonelli-Patané, il barocco palazzo Spadaro con i suoi otto balconi in ferro battuto e decorazioni geometriche rococò. Il museo del Costume con abiti e tessuti della tradizione iblea e infine, l’antica Farmacia Cartia (1902). Dal 2002 Scicli è inserita nel patrimonio dell’umanità Unesco insieme Caltagirone, Militello in val di Catania, Catania, Modica, Noto, Palazzolo Acreide e Ragusa. Se decidete questa per questa tappa, non potete perdervi la costa sciclitana. Costernata di spiagge e calette, falesie mozzafiato e antichi borghi marinari, come Donnalucata, Sampieri e Cava d’Aliga.

Cosa mangiare

Due sono i prodotti conosciuti come cibo da strada che vi consiglio assolutamente di mangiare: le scacce e gli iadduzzi. Le prime sono delle focacce ripiene, la cui paternità si contende tra Ragusa e Scicli e si acquistano al mattino in una qualsiasi panetteria (io scelsi panificio Peppe Garofalo, a Sampieri, borgo marinaro di Scicli). Con gli iadduzzi si passa invece al dolce: sono biscotti così chiamati perché la loro forma richiama quella dei galletti. Una volta si mangiavano solo a Natale, ma ora si possono trovare tutto l’anno. Io li ho comprati alla Spiga d’Oro, al numero 102 di Corso Umberto I, in centro. 

Noto 

Da molti considerata la “Capitale del Barocco”.  Pochi però sanno che deve il suo nome agli arabi. Neai per i siculi, Neeton per i greci e Neetum per i romani. Il nome Noto fu scelto dagli arabi per indicare la sua bellezza e la sua importanza (la parola araba “Noto” aveva lo stesso significato di quella italiana odierna). La città è un vero scrigno di splendidi palazzi che rappresentano lo sfarzo nell’epoca barocca in Sicilia. Se decidete di visitarla per un giorno, vi suggerisco di liberare la memoria del vostro smartphone. I colori, l’architettura, le forme e la ricchezza sapranno conquistarvi.

Iniziamo dal simbolo per eccellenza: la Cattedrale minore di San Nicolò. Venne edificata dopo il terribile terremoto che distrusse la città a fine seicento. Rappresenta uno dei maggiori capolavori dell’epoca barocca, amplificato dall’imponente scalinata del settecento che si suddivide in tre rampe e che collega la chiesa con il Palazzo Ducezio, sede dell’attuale municipio della città.  La facciata presenta due torri campanarie, una delle quali ospita una campana, mentre nell’altra un orologio. All’interno trovate ancora alcune parti affrescate scampate al crollo del terremoto. In particolar modo, l’Immacolata con Santi e Martiri, l’Adorazione dei pastori e la Madonna delle Grazie e Miracolo di San Francesco di Paola.

Proseguite la giornata recandovi a Palazzo Nicolaci dei Principi di Villadorata. Composta da circa 90 stanze, risale ai primi decenni del 1700. Fu residenza nobiliare urbana della famiglia Nicolaci la quale ha mantenuto la proprietà di un’ala, cedendone l’altra al Comune di Noto. Il palazzo è decorato da diverse balconate con inferriate ricurve: un tripudio di sirene, sfingi, ippogrifi, cavalli alati ed altro. Un’ala del palazzo accoglie la Biblioteca Comunale, fondata dal Municipio nel 1817. Oggi potete visitare nove saloni del piano nobile, completamente arredati con mobili dell’ottocento provenienti dalle principali città d’Europa. Lasciato il palazzo, spostatevi con il vostro veicolo di circa 12 km, e visitate Noto antica.

Noto antica

Si tratta dell’antico abitato di Noto, andato distrutto a seguito del terremoto del 1693. Qui da visitare in rispettoso silenzio, ci sono i resti del castello e l’intatta costruzione della chiesa di Santa Maria della Provvidenza. L’ultima tappa della giornata è la Riserva Naturale Oasi Faunistica di Vendicari. Un tratto di costa incontaminato facilmente raggiungibile (grazie alla segnaletica ben sviluppata) dove una volta parcheggiato il veicolo, potete passeggiare tra sentieri, spiagge (quella di Calamosca è imperdibile!) e diversi stagni. Ammirare molte specie protette e visitare i ruderi di Torre Sveva, le antiche rovine della città greca di Eloro e l’Antica Tonnara, un vero e proprio pezzo di storia che, fino al 1945, ha visto in attività i pescatori di tonno rosso.

Cosa mettere in dispensa

Siamo nella patria dei dolci di mandorla, assolutamente da assaggiare. La pasta di mandorla è spesso unita alle confetture d’arancia, di cedro, di pistacchio e poi ricoperta di glasse dai colori tenui o da cioccolato fuso. Spesso le ricette di questi dolcetti dai nomi stravaganti- quaresimali, nucatoli, mandorlati- provengono dagli antichi monasteri dove le suore alternavano alle preghiere la preparazione di dolci talmente zuccherini da risultare, talvolta, stucchevoli.

Per la prima tappa CLICCA QUI. La terza ti aspetta il 24 di aprile