L’Odissea tutta “made in USA” di chi vive in auto
Filippo Ferretti, della nostra Redazione della Florida, ci invia un breve reportage, su un caso quello di Janet, costretta a vivere in auto. Non è una buona notizia, ma è una notizia che deve fare riflettere e Filippo Ferretti è insignito dell’Emmy Award per aver condotto un’inchiesta giornalistica che ha smascherato una truffa ai danni di migranti e perpetrata da un pastore religioso. Da un Giornalista come lui, ogni tanto, qualcosa di “speciale” ce la dobbiamo aspettare.
Janet 49 anni costretta a vivere in auto
Janet, 49 anni, cerca di trovare un po’ di conforto in quello che chiama la suo “camera da letto” — il sedile posteriore della sua auto, una Ford Fusion del 2015. Le notti dell’estate della Florida sono afose, terribilmente calde e piovose, dato che siamo in piena stagione degli uragani, questo rende ancor più difficile trovare riposo nel piccolo spazio angusto della sua auto.
Janet che guadagna oltre 52.000 dollari all’anno come assistente sociale per il Dipartimento di Servizi Sociali e Sanitari dello Stato della Florida, non avrebbe mai immaginato di trovarsi a vivere in queste condizioni. Ma una serie di circostanze sfortunate, debiti e un basso punteggio di credito l’hanno portata fuori dal mercato immobiliare. Con un imminente sfratto, ha dovuto mettere i suoi mobili in un deposito e trasformare la sua auto nell’unico rifugio disponibile, parcheggiando in un parcheggio messo a disposizione da una chiesa metodista a Hialeah, vicino a Miami.
La sua auto è diventata la sua casa
La sua auto, il suo investimento più prezioso, è diventata la sua casa. Il parcheggio, offerto dalla chiesa, è diventato il suo quartiere, il suo spazio sicuro. In tutto il paese, spazi simili vengono destinati a persone come Janet, lavoratori che, pur guadagnando uno stipendio, non riescono a pagare un affitto ma guadagnano troppo per ricevere assistenza governativa. Negli ultimi cinque anni, sono decine i parcheggi sicuri aperti, offrendo una soluzione temporanea
per un numero crescente di americani che, a causa dell’inasprirsi del mercato immobiliare, sono costretti a vivere nei loro veicoli.
La discesa di Janet verso l’insostenibilità finanziaria è iniziata nel dicembre dello scorso anno, quando la sua auto si è guastata. Con un credito scarso, l’unico prestito disponibile le è stato concesso a un tasso di interesse esorbitante: per la sua Ford Fusion del 2015, con oltre 100.000 miglia, paga un interesse del 27,99%, il che significa una rata mensile di 398 dollari, quasi un decimo del suo stipendio lordo. A ciò si sono aggiunti costosi conti medici per la sua malattia e
l’aumento dell’affitto di 248 dollari al mese.
La spirale discendente è stata caratterizzata da una serie di scelte difficili, fatte in momenti di disperazione. Janet ha speso una settimana in un hotel, optando per un pagamento a rate offerto da Expedia, che ora ripaga a 138 dollari al mese. Per evitare che l’affitto non pagato venisse inviato alle agenzie di recupero crediti, ha firmato un piano di pagamento con rate mensili di 495 dollari. Entro metà estate, il suo stipendio netto mensile di circa 3800 dollari era stato eroso da bollette che superavano i 2.600 dollari, lasciandole troppo poco per permettersi un appartamento in un mercato dove l’affitto medio è di 2.200 dollari.
Due lavori ma non bastano e c’è molto da riflettere
Per cercare di stare al passo con le sue spese, Janet ha fatto due lavori. Dopo aver terminato il turno al Dipartimento di Servizi Sociali e Sanitari guidava per ore per fare consegne a domicilio, guadagnando circa 86 dollari a serata, da cui sottraevano 20 dollari per il carburante e altri 20 per una cena da asporto.
“È l’ironia di lavorare e guadagnare un buon reddito e non riuscire comunque a permettersi una casa“, riflette Janet. “Guadagno 32 dollari all’ora, ma mi ritrovo ancora a lottare“.
“Sono sempre sul filo del rasoio,” dice Janet. “Ma almeno ho un’auto in cui sedermi — e un parcheggio sicuro in cui stare.“
Durante la pandemia, gli aiuti governativi hanno temporaneamente frenato la crisi, impedendo sfratti di massa e fornendo un sostegno economico alle famiglie in difficoltà. Tuttavia, con la fine di questi sussidi nel 2023, combinata con un’inflazione che ha raggiunto livelli mai visti da una generazione e un aumento record degli affitti, la crisi ha subito un’accelerazione drammatica. Ricerche hanno dimostrato una correlazione diretta tra l’aumento degli affitti e l’incremento dell’homelessness, evidenziando come la mancanza di politiche abitative efficaci abbia esacerbato il problema.
L’aumento più significativo si è verificato tra le famiglie, con un numero crescente di nuclei familiari che hanno perso la propria casa per la prima volta. Questo aumento è particolarmente evidente tra le comunità ispaniche e nere, che rappresentano una fetta sproporzionata della popolazione senza fissa dimora. Circa il 40% delle persone senza fissa dimora sono nere o afroamericane, e un quarto sono anziani. Questi dati riflettono le disuguaglianze strutturali e le vulnerabilità socioeconomiche che colpiscono queste comunità, aggravando ulteriormente una situazione già precaria.
Giornalista televisivo USA