Tu chiamale se vuoi…emozioni!
Si chiama Lucas Rodriguez Moura da Silva, ma allo stadio è noto come Lucas Moura o ancora più easy Lucas, ha ventisei anni, (San Paolo, 13 agosto 1992), è un centrocampista del Tottenham e della nazionale brasiliana.
E’ lui che al novantesimo, più sei minuti di recupero, con l’arbitro, pronto con il fischietto in bocca a decretare la fine delle ostilità e della semifinale di Champions League all’Arena Stadium di Amsterdam, ha portato in Finale il Tottenham e di conseguenza eliminato l’Ajax. Un gesto atletico straordinario, quello di Lucas Moura che con la sua tripletta, ha raggelato il sangue nelle vene dei tifosi biancorossi, che hanno riempito lo stadio in ogni ordine di posto, dopo aver sostenuto la squadra con tifo e cori senza fine, fino al fatidico novantaseiesimo minuto. Dall’altra parte le migliaia, anche se minoritarie, tifoserie degli Spurs, cosi sono conosciuti i tifosi Britannici, increduli anche loro, hanno alzato commossi le braccia e gli occhi al cielo in segno di giubilo.
Lacrime di gioia e lacrime di tristezza, in un mix di alternanza di emozioni da cardiopalma, vissute a distanza di poche ore anche da parte di altre due squadre e di conseguenza di altre due tifoserie quelle del Liverpool e del Barcellona.
Anche qui, nello splendido scenario dell’Anfield Road di Liverpool, si è vissuta una sorta di melodramma, in cui una squadra titolatissima, come il Barca, forte del tre a zero favorevole e maturato in terra di Spagna, dava per scontato, quello che il calcio invece, impedisce di dare per scontato, fino all’ultimo secondo di gara, fino all’ultimo respiro, fino all’ultimo fischio dell’arbitro appunto, la qualificazione alla finale del massimo torneo di football Europeo.
E invece no! Malgrado la presenza della “formica atomica” Lionel Messi, i Red Devil Inglesi, hanno compiuto il miracolo vincendo quattro a zero e ribaltando clamorosamente l’esito, dato per certo persino dai maggiori bookmaker di scommesse.
Si pensava, di trovare al Bernabeu di Madrid il primo giugno, due squadre e invece il calcio, l’imprevedibilità, la bellezza di questo sport, ha voluto l’esatto contrario. Cosi è il calcio, quando è sano, quando è pulito, quando al di là dei fuoriclasse che fanno la differenza, mette in campo il cuore , il sudore, la voglia, la consapevolezza di giocarsela fino in fondo.
La lezione, la morale se volete è sempre quella. Il destino di tutti gli uomini è imprevedibile certo, ma la direzione che diamo alla nostra vita, con le nostre scelte, con la nostra forza, la nostra determinazione e anche la nostra capacità di sognare, ci porta spesso a superare noi stessi e a ottenere risultati e obiettivi, che mai avremmo pensato di raggiungere.
Potrebbe apparire retorico, un discorso come questo che ho scritto, potrebbe apparire anche scontato, ma quanto è vero! Sì. Davide può battere Golia, questa è mitologia certo, ma non è retorica, è dimostrato!
Se il calcio, come tutti gli sport rimarrà essenzialmente pulito, al di là dei soldi che mette in circolo e che produce, di attività illecite da parte di qualcuno, che sempre ci saranno finché ci sarà l’uomo su questa terra al di là di Super Ligue per pochi eletti e che, permettettemi un’altra frase in apparenza retorica, si tradurrebbe prima o poi, in un classicissimo “ chi troppo vuole nulla stringe”, da qui proprio da queste due splendide semifinali possiamo cogliere allora l’essenza del bello. Sorrentino potrebbe cogliere l’attimo è definire il calcio, come “una grande bellezza” e a questo punto anche Battisti, potrebbe sbilanciarsi in un’affermazione come “ Tu chiamale se vuoi..emozioni”! E’ scusatemi per i luoghi comuni, ma oggi ci stavano tutti!