Troisi. Grande attore con la fortuna di nascere a Napoli
Troisi. Massimo Troisi quel grande amico di tutti noi è mancato già da 26 anni, oggi ne avrebbe 67. Nessuno lo può dimenticare. Un concentrato di comicità genuina, con “l’aggravante” di essere nato a Napoli, come Totò, Eduardo De Filippo, ma anche Bud Spencer Pedersoli o Salemme dei giorni nostri. Napoli è. Non ci sono spiegazioni specifiche.
Massimo Troisi
Il 4 Giugno di 26 anni fa, veniva a mancare Massimo Troisi, a causa di un attacco cardiaco conseguente a delle gravi patologie di cui già era sofferente dalla nascita. Nonostante siano passati così tanti anni, le opere che ci ha regalato e l’esempio di artista che ci ha lasciato, ne fanno un personaggio da ricordare. Troisi nasce nella Napoli lavoratrice, ultimo figlio di un ferroviere e di una casalinga. È un ragazzo timido e riservato, senza una presenza particolare tanto che la sua prima scelta di studi sarà quella per geometra.
Inizia a fare teatro quasi per caso, con alcuni amici tra cui Lello Arena. Quello stesso ragazzo timido, una volta sul palco, grazie all’effetto delle luci che non gli fanno vedere il pubblico si trasforma. Inizia così una serie di piccole rappresentazioni col gruppo RH-Negativo, al quale qualche anno dopo si unì anche Enzo Decaro. I temi toccati sono quelli più caldi per quegli anni: l’emigrazione, le ragazze madri, l’aborto.
La Smorfia
Uno dei grandi lasciti di Troisi, consiste nella produzione teatrale de “La Smorfia”. Nel 1976, il gruppo teatrale rimane composto solo da Troisi, Arena e Decaro. Uno dei motivi è la scarsa paga, spesso assente, per il lavoro del gruppo. Il trio, recita a lungo per pura passione per l’arte. A causa di una sostituzione all’ultimo momento al teatro San Carluccio di Napoli, vengono chiamati per uno spettacolo.
Prendono il nome de La Smorfia, e presentano una serie di sketch che mischiano cabaret e pezzi più impegnati, non privi però di una ironia tagliente e tragicomica. È in questo periodo che nascono alcuni tra quelli che poi saranno considerati dei “classici” del teatro nostrano. Dalla celeberrima “Annunciazione”, all’Arca di Noè, i fedeli San Gennaro o Gennarino Parsifal. Tutti pezzi in cui spicca la comicità del trio, ma in cui, con uno sfottò tutto napoletano, si denunciano i vizi della Napoli (e dell’Italia) di allora.
Rincomincio da tre
Come tutte le grandi esperienze, anche quella de La Smorfia arriva alla conclusione. Troisi spiegò che il motivo principale fu sia l’aver esaurito idee per quel genere di teatro, sia il bisogno di esprimersi con maggior libertà. Dopo il rifiuto di diverse offerte, gli viene proposto di poter scrivere ed interpretare un suo copione. Scrive quindi “Rincomincio da tre”, che uscirà nel 1982. La storia è quella di un giovane napoletano che va a Firenze, per sfuggire alla vita provinciale. Si parla anche di rivoluzione dei generi e di stereotipi sull’emigrazione. Il tutto, con un tocco ironico ma profondo, senza mai scadere nell’ovvio o nel volgare. Il film e la sua interpretazione ottengono diversi premi, e gioca anche un ruolo importante nella svolta del cinema italiano. Cinema che in quel momento stava attraversando una profonda crisi, principalmente per mancanza di idee nuove.
Non ci resta che piangere
Troisi torna in alcuni programmi televisivi e nel 1983 esce il suo nuovo film “Scusate il ritardo”, ma sarà la collaborazione con un giovane Roberto Benigni che regalerà una nuova perla indimenticabile del nostro cinema. Esce infatti nel 1984 “Non ci resta che piangere”, una storia semplice, che combina con fantasia e ironia, la storia di due amici che si ritrovano nel 1492. Iniziano così diverse avventure, tra cui il tentativo di fermare la partenza per l’America di Cristoforo Colombo. Diventeranno immortali il “Ricordati che devi morire” lanciato a Troisi, che ribatte con “Si sì no, mo’ me lo segno proprio”. Oppure il corteggiamento dello stesso Troisi alla bella Pia, improvvisandosi artista e dedicandogli “Yesterday”, dei Beatles, cantata a voce. Il film ha un grande successo, e non mancano gli accostamenti del duo ai grandi del passato come Totò e Peppino.
Il Postino
Mentre la sua salute continua a declinare, nonostante diverse operazioni negli Stati Uniti, scrive e recita il suo ultimo lavoro, “Il Postino”, scritto assieme a Scarpelli ed il regista britannico Radford. La storia è basata sul libro “Il Postino di Neruda” di Antonio Skármeta, che parla dell’amicizia tra un postino e il famoso poeta Neruda. Le riprese avvengono sull’isola di Procida, con un Troisi sempre più sofferente, e che poi morirà il giorno dopo la fine del film. La pellicola non riporta fedelmente il libro, tanto che diverse parti sono del tutto modificate. Nonostante questo e la prematura scomparsa di Massimo Troisi, il film diventa il suo testamento. Gli elementi classici della sua comicità e sensibilità portati all’ennesima potenza, che regalano al cinema italiano dei nuovi orizzonti. Sia di interpretazione, di contenuti ma anche di comicità, molto diversa da quella in voga in quegli stessi anni, e che si sarebbe poi affermata nel corso degli anni ’90.