“Speciale” Marino Magliani. Il Bambino e le Isole (un sogno di Calvino)
Daniela Mencarelli Hofmann si è superata. Oggi leggeremo la sua recensione del libro Il bambino e le isole (un sogno di Calvino). L’autore prestigioso è Marino Magliani, candidato finalista allo Strega 2022. Domani invece l’intervista esclusiva allo stesso autore. Una due giorni letteraria di altissimo livello.
Recensione de “Il bambino e le isole (un sogno di Calvino)
Siamo a Sanremo, negli anni trenta. Un bambino gioca a pallone per strada con un suo amico. Lo calcia male, il pallone gli sfugge, corre lungo la discesa e finisce oltre i binari. Il bambino vorrebbe attraversarli e riprenderlo, ma non può: sua madre gliel’ ha detto e ripetuto, i binari non si attraversano, per nessuno motivo. E allora si incammina lungo la ferrovia, alla ricerca del punto dove la strada ferrata termina. Un viaggio che durerà tutta la vita, il bambino si farà grande e poi vecchio, e scoprirà di essere un personaggio, un’idea effettivamente immaginata da Calvino, parlando con gli amici, e mai trasformata in una storia di carta e inchiostro.
Il bambino e le isole tra finzione e realtà
Il bambino e le isole è un romanzo fra finzione e realtà con molti richiami letterari: diverse figure di scrittori compaiono nel racconto, primo fra tutti proprio Italo Calvino, ma anche Carlo Levi, il disegnatore di isole che il protagonista incontra ad Alassio durante il suo peregrinare. E anche Walter Benjamin, il filosofo e autore tedesco che visita più volte la Riviera e che si ucciderà in Francia durante la guerra non riuscendo a concepire alcuna via di scampo alla persecuzione nazifascista. O altri, citati più o meno direttamente, come Francesco Biamonte e Giuseppe Conte o l’autore del Romancero Gitano, Federico García Lorca, libro al quale il poeta spagnolo deve il suo primo successo.
Non solo nel Barone rampante, come molti hanno sottolineato, ma anche nella poetica del Romancero Gitano ritroviamo elementi essenziali de Il bambino e le isole: il rapporto profondo con la natura, il percepire la vita come qualcosa di magico, l’affermazione di sé stessi in una realtà dura e il dramma che ciò comporta. Il dramma della diversità e quindi dell’emarginazione.
Era un bambino normale?
“Ero davvero un bambino normale?”, chiede l’uomo dei binari alla madre verso la fine del racconto. “Dimmelo, per favore, devo saperlo, me lo sono chiesto tante volte e una bugia mi ferirebbe di più.” La madre, dopo qualche esitazione, gli risponde: “Una persona che fa ragionamenti così è ben normale, eri più che normale… eri te, eri libero.”
È questo il punto: essere sé stessi, e quindi essere liberi, ha un prezzo, e il prezzo è la solitudine. È rammentare con malinconia la propria madre, l’unica persona di cui si ricordi bene l’odore. È nostalgia per sé stessi, perché con il passare degli anni nessuno è scevro da rimorsi o rimpianti. Ma libertà è dare spazio ai propri sogni, a desideri che animano la vita, che si tratti della fine dei binari o d’incontrare un animale raro come la lucertola ocellata, non importa. Anche se forse un giorno scopriremo che erano solo un’illusione.
L’essenza dell’esistenza umana
Il bambino dei binari, che si fa vecchio cercandone la fine, ci racconta l’essenza dell’esistenza umana che in un dato momento prende una certa piega, perché è il nostro istinto a dircelo, in silenzio. Più che scegliere facciamo un salto, una virata, se ascoltiamo la nostra anima, “…altrimenti ti cerca lei.”
Durante il suo peregrinare, l’uomo dei binari incontra diverse persone, un’umanità che accoglie il viandante e non lo giudica. Ma nel quotidiano, solo accennato nella storia, il nostro vagabondo è oggetto di vessazioni, quando non proprio di pesanti maltrattamenti.
Si intravede in questo romanzo l’anima dello scrittore Marino Magliani, un’anima mite e riservata, come lo sono tanti liguri. E ho molto apprezzato una storia che immagino essere, nella sua essenza, profondamente legata al suo autore.
Marino Magliani (2023). Il bambino e le isole (un sogno di Calvino), 66thand2nd, pp. 183