Serie TV: ecco perché prima il particolare, poi il generale
Serie TV SPORT CRIME. Lo sport raccontato attraverso l’esperienza e gli esempi di Daniela Scalia, che inizia praticamente oggi a rivelare i segreti affascinanti che si nascondono nella preparazione che precede la realizzazione di un film. In questo caso si tratta poi di una serie TV, che deve tener conto di una partenza “particolare”.
Le dinamiche di partenza di un episodio
Il nostro “Sport nelle immagini” inizia con le dinamiche di partenza di un episodio di SPORT CRIME, più precisamente l’episodio ambientato a Imperia.
Particolare perché lo è il sistema aziendale di SPORT CRIME. Oltre alle esigenze di ogni altra serie televisiva, la nostra squadra deve considerare i calendari sportivi, la stagionalità, la disponibilità degli atleti, l’assenza o presenza di gare importanti, insomma tutte le esigenze di un produttore sommate a quelle di un allenatore. Nella nostra serie TV il riscaldamento degli atleti fa sempre rigorosamente parte del piano di lavorazione e dell’ordine del giorno.
Nei prossimi appuntamenti non mancherò di accompagnarvi invece nelle logiche delle serie TV più classiche, magari dividendole per macro-gruppi (poliziesche, biografiche, “orizzontali” o “verticali”).
Partiamo da noi quindi.
Perché a Imperia (come si seleziona un luogo)
Perché Luca Tramontin, che si occupa di ideare e locare gli episodi, ha un interesse per la Pallapugno (conoscendolo vi anticipo che finirà per giocarla, sono sicura).
Uno sport si gioca in vari posti, perché un luogo viene scartato e uno “promosso”
Questo potrà sorprendervi: scegliamo in base alla qualità dei “responsabili di zona”. Se abbiamo (metti caso) 11 possibilità per una puntata di pallanuoto optiamo per la squadra che ha i due o tre contatti più attivi, quelli più veloci a rispondere, a trovare soluzioni, a procurare atleti e permessi. Questo vale (è il caso di Imperia) anche per collaboratori extra-sportivi. Quando presenteremo alla stampa i collaboratori capirete meglio. Se le risposte tardano, se c’è poco interesse a promuovere, se uno si scusa di continuo perché “è incasinato col lavoro”, bene, che si occupi del suo lavoro. Noi siamo produttori di fiction a tempo pieno da 5 anni.
Si considera anche il posto più bello, anche se spesso l’occhio fotografico del regista ha canoni particolari e diversi dal mainstream, e anche quello più facile da raggiungere (i parcheggi sono un punto fondamentale quando si tratta di troupe e di atleti). Ma la chiave, ripeto, sono gli interlocutori. Se giriamo in un luogo significa che abbiamo “soci” svegli e che gli altri sono stati battuti in classifica (in veneto “tajadi fora”).
Come si seleziona lo sport di puntata
Il canone primo è la spettacolarità. Uno sport bellissimo da giocare ma non da vedere non ci interessa. Adoriamo il nostro lavoro, siamo pieni di regole principi, ma dobbiamo guadagnare tanti soldi. Punto. E onestà.
Il secondo criterio è l’alternanza: ragionando in termini di stagione, cioè di 6 episodi, dobbiamo bilanciare tra sport singoli e di squadra, tra conosciuti e no (facendo prevalere i non troppo famosi), maschili e femminili, amatoriali, professionistici e iper-professionistici, etc.
Se ad esempio abbiamo “raggiunto la quota” di sport di racchetta spostiamo lo squash o il badminton alle stagioni seguenti. Lavoriamo comunque agli episodi, curiamo le trame i contatti, la parte finanziaria ma nella nostra “battaglia navale” delle stagioni spostiamo in avanti di qualche anno.
Nel caso della Pallapugno ha giocato a favore l’assoluta originalità di impatto visivo e storico oltre alla profondità degli interlocutori. Appena risaliti in auto dopo il sopralluogo abbiamo detto “uno, due, tre… Sì”.
Da dove esce la trama
A volte Luca la estrae dal suo deposito segreto e la adatta a luogo e sport che ci piace e conviene, più spesso, vedi Imperia, ne struttura una appositamente cucita sulle caratteristiche del territorio. Poi tutto passa a me per la sceneggiatura, cioè scrivere scena per scena (sono circa 50 a puntata), considerando luoghi, presenze, personaggi, stagione, etc.
Alla fine tutta la squadra (ma principalmente Luca e Nico Tramontin) riprendono in mano i dialoghi, per assicurarsi che ogni personaggio parli a maniera sua, qualsiasi sia la lingua, che sia caratterizzante e coerente. Per certi sport consultiamo degli specialisti, siamo accuratissimi nel gergo sportivo o specifico (anche economico, medico, legale, penale etc.).
Attori o sportivi?
Entrambi. Con rispetto per le posizioni di altri colleghi, secondo noi il gesto sportivo artificiale fatto da un attore fa parte del passato.
Abbiamo grandi attori e attrici per le parti recitative (manager, madre, avvocato, truffatore, etc., insomma per i ruoli classici del “Crime”, vedi la grandiosa avvocata bacchettona interpretata da Elettra Dallimore Mallaby) ma le parti sportive vengono fatte da veri atleti. Quelli della Pallapugno San Leonardo nel caso specifico. Quali? Decidono i responsabili del club. Gli incaricati (Claudio Motosso e Claudio Carli) scrivono ad atleti e dirigenti, fanno una riunione, spiegano la trama, raccolgono adesioni, assegnano le parti atletiche (tu fai il battitore, ti faranno uno stretto sulle mani, etc, etc.), si assicurano delle presenze (molto importante che il giorno di ripresa non ci siano cambi di personale o attrezzatura), stabiliscono divise e attrezzature con il costumista, il direttore della fotografia e il regista, coordinano gli orari con la produttrice, etc.
Ovviamente nei mesi precedenti si fanno uno o più sopralluoghi, il nostro ultimo a Porto Maurizio è stato bellissimo.
Con questo processo aziendale garantiamo sia la recitazione delle grandi serie che la verità tecnica dello sport. Puntiamo sia al pubblico delle serie classiche che all’immenso bacino dell’audience sportiva, dobbiamo essere impeccabili su entrambi i fronti. Ed è bellissimo vedere come sul set e nelle pause atleti e attori socializzino scambiandosi domande e indirizzi, la cena di fine riprese è sempre indimenticabile.
Il titolo “DisAppster”?
Una nostra regola interna vuole che i titoli siano oscuri all’inizio ma si spieghino dopo la soluzione del caso (che è sempre molto sorprendente, basta con i finali scontati che si intuiscono appena dopo la sigla). Quindi… non ve lo dico, spiegare il titolo significa anticipare il finale. Mi raccomando la A maiuscola. Anche “lei” si spiega alla fine.
Tenere il segreto
Ovviamente i nostri collaboratori sul posto (Location manager) conoscono benissimo la trama, hanno interesse a tenerla segreta. Inutile firmare troppe carte (cosa che comunque si fa, chiaro), devi lavorare con le persone giuste. Pensate che la Rai anni ‘70 girava finali diversi per evitare che membri delle enormi troupe facessero sapere come si concludevano gli sceneggiati. Ne filmavano 4 o 5 e nessuno sapeva quale sarebbe stato montato.
Cosa ci guadagna il posto “di puntata”?
Chiedetelo alla Sicilia di Montalbano, o ad altre zone che in ogni stagione ricevono aerei e corriere di persone da tutto il mondo, rivitalizzando e ossigenando economicamente interi paesini che una volta non erano turistici.
Montalbano è l’esempio iconico ed economicamente più consistente, ma su scala minore il “fiction tourism” è una voce di bilancio in centinaia di posti. In Francia ad esempio c’è una serie di enorme successo sovvenzionata in buona parte da enti turistici decentrati. Chi lo ha capito prima usufruirà di un bonus “Corona Virus” da serie TV. Non ci vuole Einstein per capire che con meno soldi e più limiti molti andranno in vacanza vicino, nel posto che li ha affascinati davanti allo schermo, anche solo per due giorni. Ci guadagni centinaia (se va male) o migliaia di turisti ed entrate.
Cosa ci guadagna lo sport di puntata?
Visibilità, ma di quella vera e utile, quella che appassiona giovani, mecenati, autori di spot, cineasti, pubblicitari, atleti curiosi e (come per i posti) “turismo specifico”. O (ve lo dico in termini di curiosità occasionale) il petroliere che si impappina di passione per un porticciolo.
Ormai il video che ti aggredisce a tradimento e la telecamerata di pubblicità occulta (che tutti però hanno sgamato) sono controproducenti. Gli sport, soprattutto non conosciuti, crescono via Netflix o Prime. Premesso che siano attraenti e giocati/interpretati da atleti carismatici.
Ogni puntata ha un solo sport e un solo luogo?
Non sempre. A volte c’è lo sport di puntata e a fianco quello/i “di supporto”. Ad esempio, una puntata su una tennista con il fidanzato pugile conterrà delle scene di pugilato. Idem per i posti. La sede della agenzia Seam è a Lugano, quindi si parte quasi sempre da lì, poi ci si posta sul luogo del lavoro (Porto Maurizio in questo caso) ma da lì ci si muove ancora per vari motivi narrativi, anche nelle frazioni. Vi anticipo già delle belle scene a Pietrabruna, precisamente alle “Volte di Pietra antica” perché li alloggeranno gli analisti sportivi incaricati del caso “DisAppster”.
Insomma, per noi i posti non sono fondali ma protagonisti, per questo non è facile trovare le persone giuste, sappiamo che dopo la distribuzione della prima stagione pioveranno offerte e richieste, ma noi dobbiamo sapere adesso cosa gireremo nelle prossime (almeno) due o tre stagioni. E sto parlando dei luoghi, per le trame siamo già alla stagione sette.
Siamo distanti anni luce dalle produzioni che sbattono lo script sul tavolo e dicono “si fa così”. Dal sopralluogo al montaggio continuiamo a raccogliere (e scartare) elementi che emergono solo dal vivere, dal godersi il luogo, i colleghi, lo sport, il cibo, il gergo e i modi di dire e pensare dell’angolo di mondo e di umanità che abbiamo scelto.
Ho saltato qualcosa? C’è qualche pezzo di questo cammino congiunto che non ho spiegato? Scrivete alla redazione, a parte la trama, il finale e le stranezze del mio collega Luca vi racconterò quello che vorrete nei prossimi articoli.