Sempre e a proposito di… il punto di vista… comico

Non nominiamo l’argomento, che peraltro è stato trattato in un monologo lungo tre puntate tre. Ma sempre e a proposito dell’argomento che non nominiamo per scelta e per non incappare nelle censure di algoritmi che non leggono di sicuro e di sicuro non interpretano bene, oggi conclude il trittico il nostro Carlo. “Sempre e a proposito di quella roba lì”, per chi si fosse perso il primo articolo cliccate qui. Idem per chi si fosse perso il secondo!
Sempre e a proposito di…
Sempre e a proposito del Corona Virus, mi viene in mente certa politica. Senza nulla togliere agli sforzi fatti da Conte, che da premier-traghettatore, uomo che forse avremmo dimenticato nel breve giro di due legislature, è diventato il presidente più popolare del dopoguerra. Dicevo, senza nulla togliere a Conte, i politici sono sempre troppo lontani dai bisogni del popolo: sì il governo ha dato i famosi 600 euro, la cassa integrazione, le mascherine calmierate… ma sarebbero state sufficienti due cose: le amanti per gli uomini e soprattutto i parrucchieri per le donne! Terminata l’emergenza, il liberi tutti ha svelato chiome inverosimili, assurde. Appena uscito ho visto circolare decine di sosia di Crudelia Demon!

Sempre e a proposito dei parrucchieri…
Una signora che conosco, solitamente imbellettata, l’avevo scambiata per Paperoga. Questa passerella dell’horror s’è protratta per molti giorni perché, se il 4 maggio è stato il giorno dell’apertura delle case, quella dei saloni di bellezza è avvenuto solo il 18, due settimane dopo!
I disastri estetici più gravi li hanno fatti i mariti di chi aveva le tinte in casa. Certe signore sono uscite con talmente tanti colori che, al posto dei capelli, sembrava avessero la bandiera della pace. Anche noi uomini, nel nostro piccolo, abbiamo avuto problemi coi capelli. Un mio amico infermiere se li è fatti tagliare da una sua collega. Gli ho chiesto: “Scusa, ma la tua collega non fa l’infermiera come te?” E lui: “Certo, ma suo marito è parrucchiere”. Vien solo da pensare che il mio amico è stato fortunato a non imbattersi nella moglie di un becchino.
Sempre e a proposito del nervosismo serpeggiante…
Tornando al lockdown, bisogna ammettere che in molti abbiamo vissuto momenti di nervosismo e di desiderio crescente di uscire di casa. Non tanto per uscire, quanto per controllare chi ci fosse in giro. Il nervosismo aveva stimolato il desiderio di denunciare chi, secondo il nostro punto di vista, non rispettava le regole. Così molti di noi prendevano la borsa della spesa e, fingendo di andare al supermarket, passeggiavano alla ricerca di trasgressori da immortalare e sbattere sui social: il Corona-safari! Prima per strada a fotografare la gente, poi su Facebook a pubblicare le foto per lamentarsi che per strada c’era troppa gente.
Sempre e a proposito di cani…
Per andare legalmente a fare quattro passi senza la scusa della spesa, dovevi avere un cane da portare a fare i suoi bisogni. Con il fedele amico dell’uomo potevi farti tre, quattro anche cinque uscite ogni giorno. Un mio conoscente che s’allontanava da casa ottanta volte con il suo volpino è stato fermato dai vigili. L’uomo s’è giustificato dicendo che il suo cane, essendo molto anziano, soffriva di prostata. Non so, in questo caso chi tra il cane e il padrone fosse il vero volpino.
Sui social si leggevano affermazioni semplici come: “Chi ha un cagnolino è fortunato” ma anche polemiche tipo: “Avessero curato i loro genitori come fanno con i cani, gli ospizi sarebbero vuoti!”. Scomodando Sigmund Freud e il suo concetto psicoanalitico, dopo l’invidia del pene, l’invidia del cane!
Col trascorrere dei giorni, poi, chi era senza il cane ma aveva la smania dell’uscita, andava con l’animale che aveva: una signora che abita nel palazzo di fronte al mio usciva col gatto mascherato dicendogli: “Bobby, cuccia! Non abbaiare!” Rotti gli indugi, si sono viste persone con al guinzaglio criceti, conigli d’angora e furetti, fino ad arrivare a un tipo che è uscito col pesce rosso. Lo gettava nelle pozzanghere per, parole sue, fargli cambiare acqua e poi gli diceva: “Dai, falla qui”.
Sempre e a proposito del cibo…
Il racconto dell’esperienza Covid visto dalla mia prospettiva di comico lo vorrei concludere parlando dell’argomento che più è stato a cuore alla popolazione: il cibo.
Fin dai primi giorni di lockdown si notavano sulle sociali decine di musicisti, cantanti e attori che invece di mostrare la loro arte con canzoni, poesie o rappresentazioni teatrali, esibivano torte salate, crostate di marmellata, arrosti di tacchino, galletti alla piastra!
Ma a preparare manicaretti non sono stati solo gli artisti. Pure la gente comune, bidelli, ingegneri nucleari o agenti di borsa hanno mostrato con orgoglio torte reali, torte matrimoniali senza matrimonio, focacce con la cipolla ripiene di peperonata, pizze a tre piani, focaccia con dentro la pizza, torte di mele con al centro l’albero delle mele! Trionfo di carboidrati e cascate di Nutella. Pioggia di Nutella! Allerta rossa di Nutella!
In soli due mesi la famiglia Ferrero è tornata ad essere la più ricca d’Italia. A causa del timore di restare senza cibo, all’ingresso dei supermercati si formavano delle code di carrelli talmente lunghe da costringere Radio Rai a un’edizione straordinaria di Onda verde. Senza contare che erano spariti farina e lievito. La paura di restare senza cibo era al massimo livello. Certo, è così: abbiamo rischiato di rimanere senza cibo, ma solo perché ce lo stavamo mangiando tutto.
Sempre e a proposito dell’enfasi dei media

A enfatizzare la situazione già grave ci hanno pensato poi ogni giorno i media, ripetendo con toni angosciosi che questa è come una guerra, per poi rincarare la dose affermando che è davvero una guerra, fino ad arrivare a dire che è peggio di una guerra. Sarà stato anche vero, ma se così fosse, io non avevo mai visto una guerra con della gente così grassa!
E qui termino davvero, spiegandovi cosa significa, secondo me, Covid 19. È l’acronimo di una frase: Comprare Vivande durature. E 19? Bè, quelli sono i chili che abbiamo guadagnato.
