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Refrontolo passito: un’isola nascosta in un oceano di Prosecco

Refrontolo -  I grappoli di Marzemino pronti per l'appassimento
I grappoli di Marzemino pronti per l’appassimento (Azienda Agricola Toffoli)

Alla scoperta del Refrontolo passito, il titolo stesso rende l’idea di un prodotto così raro e prezioso, da essere custodito e quasi nascosto da un “oceano” di Prosecco. Siamo sotto Natale e questo passito vale la pena provarlo proprio in questo periodo. Perché è il momento in cui “si fa il vino “e l’aria delle feste conferisce al tutto un’atmosfera quasi magica e con il calore giusto.

Alla scoperta del Refrontolo

Dici Prosecco ed ecco materializzarsi l’immagine d’uno spumantino pallido e festoso, il cicaleccio d’un happy hour distratto, lo sbicchierare d’un barman che prepara spritz che neanche in catena di montaggio… Quando parli di Prosecco, spesso non parli (non più) d’un vino, ma di un fenomeno socioeconomico. E come può essere altrimenti, visto il successo global delle bollicine veneto-friulane? 500 milioni di bottiglie allegramente bevute fin negli angoli più reconditi del pianeta.

E se pure ci limitiamo alla zona storica, quella intorno a Conegliano e Valdobbiadene, i numeri restano imponenti: 92 milioni di bottiglie nel 2020. Un oceano di spumante multiuso, capace di sommergere tutto. Eppure… eppure, anche su queste meravigliose colline, dal 2019 Patrimonio dell’Umanità UNESCO, sopravvive un isolotto vinicolo diverso. Che con il Prosecco ha poco a che fare, ma è testimone di una civiltà enoica antica, sfaccettata, non omologata. Andiamo a scoprirlo.

Il vino di Don Giovanni

Da Conegliano puntiamo al cuore del Prosecco trevigiano. Viaggiando fra colline verdissime in cui i boschi s’alternano ai vigneti (ora ripidi e scoscesi, le rive, ora più dolci e pennellati), arriveremo a San Pietro di Feletto, da lì a Refrontolo e a Pieve di Soligo. Son questi i tre comuni in cui, secondo il disciplinare della DOCG Colli di Conegliano, si può produrre uno dei vini più storici e preziosi del Veneto: il Refrontolo passito. Che già non è comune per tipologia: è un rosso dolce nato da appassimento delle uve. E che uve, poi: Marzemino.

Vitigno antico, con ogni probabilità proveniente dal Trentino, figlio nobile del Teroldego, come c’insegna la genetica, e per questo cugino primo del Lagrein altoatesino. Nei secoli dalla val Lagarina è sceso a conquistare le Prealpi, le colline e le pianure che dal Bresciano (Botticino) al Garda arrivano sino al Friuli. Proprio a Cividale, nel 1409, il Marzemino sarebbe stato offerto a papa Gregorio XII (il veneziano Angelo Correr) in un banchetto passato alla storia per la qualità dei vini e la furiosa sovrabbondanza delle pietanze. Della sua diffusione in Veneto troviamo traccia negli scritti dell’umanista milanese Ortensio Lando (1553).

Il paesaggio di Refrontolo (Archivio Fotografico Storico della Provincia di Treviso)

Mozart e Da Ponte rendono famoso il vino

Ma certo la sua fama planetaria è legata al duo musical-letterario più celebre della storia: Mozart-Da Ponte. Il primo, all’epoca tredicenne, sembrerebbe aver assaggiato il marzemino la sera del suo primo concerto italiano, tenuto il 25 dicembre (!) 1769 a Rovereto nella dimora dei baroni Todeschi. Il secondo, uno dei più grandi librettisti di tutti i tempi, era nato a Ceneda, sobborgo di Vittorio Veneto, 13 chilometri mal contati da Refrontolo, e quindi il Marzemino delle sue terre lo conosceva bene. Libertino come si conveniva a un genio settecentesco alla moda, non smise mai di dedicarsi con pervicace applicazione ai piaceri (tutti). Forse per questo il suo capolavoro è il libretto del Don Giovanni mozartiano, apoteosi del libertinaggio assurto a dramma esistenziale senza tempo. Dove (atto II, scena XV), Don Giovanni, nel bel mezzo d’una sfrenata cena-concerto, ordina al servitore Leporello: «Versa il vino. Eccellente marzemino!»

Un vino che “si fa” a Natale

Refrontolo -  Grappoli di uva Marzemino
Grappoli di uva Marzemino

Se si trattasse proprio del marzemino passito di Refrontolo, non sappiamo. Anche perché del metodo di produzione di questo prezioso vino non abbiamo testimonianze sicure fino all’età contemporanea. Ma, certo, nel passato le pratiche enologiche producevano vini naturalmente dolci, che quasi mai esaurivano il potenziale alcolico dell’uva e conservavano un percettibile, talora robusto residuo zuccherino che ne garantiva suadenza, amabilità, golosità.

Ma vediamo come si produce oggi il nostro nettare. La vendemmia avviene in genere tra fine settembre e inizio ottobre, quasi sempre a mano (la complessità orografica delle colline non permette troppe meccanizzazioni) con rigorosa selezione dei grappoli. Arrivata in cantina, l’uva si fa appassire sui graticci, per tradizione almeno fino alla settimana di Natale (ma anche fino a gennaio inoltrato): la buccia spessa, croccante del Marzemino assicura un alto grado di conservabilità.

Quando arriva il momento di diraspare e pigiare, il rendimento uva/vino è molto basso; il disciplinare prevede un massimo del 45%, ma i produttori si tengono spesso al di sotto. Segue maturazione, magari in botti di rovere, per un periodo più o meno lungo (il disciplinare impone un minimo di 4 mesi dal 1° novembre successivo alla vendemmia, ma anche in questo caso la maggioranza dei Vigneron va ben oltre). E poi imbottigliamento e partenza per le tavole dei fortunati conoscitori desiderosi di mettersi sulla scia di Don Giovanni.

Quando, dove, come, perché

Se c’è un vino adatto alle feste, è il Refrontolo passito. Ve lo dovrete guadagnare, però: da tempo la produzione annuale è stabile intorno alle 160.000 bottiglie, che finiscono prestissimo nelle cantine dei gourmet più avvertiti. Vi scrivo da Torino, e vi assicuro che qui trovarne una bottiglia è un’impresa al limite del surreale. Dunque, s’impone un viaggetto sulle colline di Conegliano. Che poi, in tempi pandemici, è una soluzione pratica e salutare per fare qualche giorno di vacanza a fine anno lontani da insani assembramenti. E nessuno vi obbligherà a far tamponi al ritorno dai colli trevigiani.

Refrontolo - Il suggestivo Molinetto della Croda.
Il suggestivo Molinetto della Croda

In più avrete la fortuna di percorrere, se possibile con la lentezza del flâneur, un paesaggio viticolo unico. Consigli spiccioli di visita: l’antica pieve di San Pietro di Feletto (fondata nell’VIII secolo, ricca di affreschi medievali); il suggestivo, cinquecentesco Molinetto della Croda a Refrontolo, che sfrutta la caduta d’acqua del torrente Lierza; e, a Pieve di Soligo, villa Brandolini d’Adda, elegante residenza del XVIII secolo, sede di manifestazioni e pure, guarda un po’, del Consorzio di Tutela del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene (non tornate da questi colli senza un cartone di Prosecco superiore). Se invece la vostra meta sono le Dolomiti bellunesi, che son lì a due passi, potrà trattarsi di un’utile diversione: mai perdere l’occasione di dedicarsi a un piacere…

Che poi completerete a casa, anzitutto degustandolo, il Refrontolo passito: lo troverete d’un rosso rubino intenso percorso da vibrazioni violacee, consistente, esplosivo nei profumi di piccoli frutti scuri e viola, tra amabile e dolce al gusto, che si prolunga in un lungo finale di mora, marasca, spezie dolci. E poi l’abbinerete: volendo rimanere sotto l’influenza benigna del genius loci, provatelo con la fregolotta, variazione trevigiana della classica sbrisolona. O, ancora, consumatelo in splendida solitudine: non commetterete peccato.

«Versa il vino. Eccellente marzemino!»

Prosit.

II bicchiere segreto” – vini rari e territori da scoprire – 6

L’abbinamento: fregolotta trevigiana, sbrisolona lombarda.

Per informazioni e approfondimenti: uvive.com e prosecco.it

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