Quasi giorno, quasi casa, quasi amore. Tra poche ore
Quasi giorno perché è ancora notte, quasi casa perché Sanremo è la meta, il focolare domestico. Quasi amore perché ci si innamora del proprio agognato obiettivo. Quasi, quasi, quasi… mancano davvero una manciata di chilometri e poi sapremo. I tre quasi diverranno certezza di “Saremo a Sanremo? Manca un sabato, il prossimo per saperlo. Intanto leggiamo la penultima tappa qui e se vi siete persi la precedente cliccate qui.
Il giorno dei 31 chilometri
Sabato10 febbraio 2018 – Diano Marina-Sanremo. Bellissima giornata, non fredda
Partiamo brancolando nella notte, come fuggiaschi, come quelli che si nascondono. Attraversiamo una Diano Marina immersa in uno spicchio di luna, col mare che dorme tranquillo senza russare nemmeno un po’. Mentre lasciamo il paese non ci vede nessuno, mentre noi saremmo disposti a mostrarci, a gridare e cantare a squarciagola che “Saremo a Sanremo”, per far vedere a tutti chi siamo e che cos’è questo nostro viaggio.
Il cielo è gelato, ma ci promette grandi cose, come ad esempio il sole, come ad esempio la meta.
Quasi giorno, quasi casa, quasi amore
Tra due minuti è quasi giorno, è quasi casa, è quasi amore… (l’hanno già fatta, direi nel mio spettacolo teatrale “Se c’è pubblico guarisco”).
Il documentario che vuol realizzare Max avrà come argomento il raggiungimento del successo. Così lo derido, dicendogli che se vuole me al centro della scena, sarà senz’altro un cortometraggio dove il protagonista muore di fame.
Lasciato il porto di Diano per imboccare una via sul mare, abbiamo percorso un tratto molto ambiguo. Ad un certo punto la strada carrabile è diventata solo pedonale e piena di scavi e lavori. La situazione era poco rassicurante perché c’era il serio pericolo che la carreggiata finisse con una bella scritta “Cantiere aperto, vietato il passaggio”. Avevamo già percorso almeno due chilometri e tornare indietro avrebbe significato non arrivare a destinazione per tempo.
La luce del sole
Poi ecco la luce del sole a rassicurarci, mentre il cartello “Cantiere, vietato il passaggio” rimane un incubo inevaso.
Imperia, di fronte a noi, è una caramella pronta per essere inghiottita senza neppure masticarla, tant’è vero che nel giro di un’ora siamo già a Porto Maurizio.
Qui abbiamo incontrato Angelo che ci aspettava per far colazione, la seconda, dopo quella fatta in fretta e furia all’hotel Eden.
Sono passate da poco le 8 del mattino e mancano poco più di 22 chilometri all’arrivo. Cambio calzature. Visto che la giornata è davvero bella, tolgo le scarpe da pioggia e azzardo quelle più leggere. Peccato non poterci fermare, perché Porto Maurizio sembra davvero bella. Le recensioni su Trip Advisor parlano di un “antico borgo marinaro”, gioiello di vicoli e piazzette, mentre così, ad occhio nudo, si vede la Basilica di San Maurizio, sulla collina dominare il centro storico, basilica che Wikipedia indica come la più grande chiesa di tutta il mare.
Verso ponente
Proseguendo verso ponente c’è un tratto molto facile e bello. Si chiama “Passeggiata degli innamorati”, un altro gioiello ligure che, in questo sabato di febbraio alle 9 del mattino, e forse proprio perché è febbraio alle prime ore del giorno, mostra tutta la sua straordinaria bellezza.
Qui abbiamo incontrato una persona che a noi pareva un aspirante suicida; vestito alla meno peggio con pantaloni simili ad una tuta da casa, dondolava sul parapetto guardando la scogliera sottostante.
Così, per rompere il ghiaccio, gli abbiamo consigliato di non buttarsi, specie se avesse appena fatto colazione. Dopo esserci presentati e rassicurati sul fatto che non si sarebbe buttato a mare, almeno per oggi, il tipo in tuta da casa ci ha dato alcune notizie sul luogo. Per esempio ha raccontato che sulla scogliera, dove secondo me voleva buttarsi, una volta passava una strada romana. Saremmo rimasti ore e ore con l’aspirante suicida, ma il tempo a nostra disposizione dimagrisce a vista d’occhio. Il tratto difficile è arrivato subito dopo la bella passeggiata, e cioè i 4 chilometri di Aurelia senza marciapiede, da percorrere il più velocemente possibile per arrivare sani e salvi a San Lorenzo al Mare. Altro percorso da migliorare con un piccolo sforzo economico.
Festival
Leggo sulla rete che Baglioni ieri sera ha cantato tanto. Del resto, pover’uomo, non sa fare altro. Ieri ha invitato sul palco Gianna Nannini. Per mascherare il suo incartapecorimento, Baglioni dovrebbe chiamare gente ancora più vecchia. Ma che fine ha fatto Teddy Reno? E il mago Silvan?… Sparito? Ieri hanno proclamato il vincitore delle nuove proposte. È arrivato primo uno che di nome si chiama Ultimo. Titolo emblematico: “Il ballo delle incertezze”. Nel mare di incertezze, una cosa certa è che nessun programma televisivo ha mandato inviati a cercarci per avere notizie. È emblematico il fatto che non abbia mandato telecamere neppure Federica Sciarelli.
Finalmente San Lorenzo!
Scrivere “finalmente” quando mancano ancora 17 chilometri può sembrare velleitario, abbiamo fatto appena la metà dei chilometri da percorrere oggi, ma da qui in poi non dovremo attraversare centri abitati, affrontare saliscendi né rischiare di sbagliare strada e soprattutto non avremo a che fare con le auto.
Da San Lorenzo in poi è solo pista ciclabile, con zona pedonale riservata. All’ingresso della strada troviamo la sagoma di una enorme bicicletta che ci appare come un miraggio, una tentazione. Pochi metri ed ecco un altro miraggio: Angelo con dei mandarini per noi. Il nostro amico, jolly, battitore libero, badante (quel che volete va bene), era andato al mercato per comprarci la frutta. Irritato dalla fatica e con lo stomaco che mi segue solo perché obbligato, ho respinto i mandarini, mentre Max, che dice “no” soltanto alle diete, ha preso pure i miei. Si prosegue.
E a questo punto, vi do l’appuntamento alla prossima per continuare il viaggio insieme.