Ok Houston, abbiamo un problema!
Un po’ di sana, leggera, lettura estiva sotto l’ombrellone. Ma si, Globe vuole offrirvi qualche curiosità su un termine usato in tutto il mondo e in tutte le lingue: Ok! Mettiamoci comodi al caldo sole dell’estate e rilassiamo la nostra mente.
Ok Houston
Vi starete probabilmente chiedendo se non si prepari una nuova missione lunare. Per quanto ne sappiamo si, no, forse. Ma non è di Houston che vogliamo parlarvi, né delle missioni Apollo, bensì dell’acronimo OK. Credo sia inutile dirvi cosa sia un acronimo.
OK è un termine che utilizziamo decine di volte al giorno e come la parola “Ciao”, viene utilizzato in ogni parte (quasi) del mondo (ciao in Germania per esempio è molto utilizzato soprattutto dai giovani… ma si scrive Tschau – pronuncia come in italiano). In Italia spesso al posto di Okay, spesso sentiamo il termine O kappa, ma il significato non cambia.
Al posto del “si”
Ma torniamo al nostro OK. Molto spesso viene usata anche al posto del “si”, pur se questa parola in realtà è semplicemente la descrizione della frase “va tutto bene”, o “sono d’accordo”. Spesso il termine viene sostituito da un gesto, molto trendy: pollice in su. Ma bisogna fare attenzione in Iran… dove viene considerato come il nostro dito medio… dritto e teso verso il cielo. Altrove o quasi dappertutto, invece va bene per dire “va bene”.
Anni fa in una nota serie televisiva americana, nacque la moda di indicare in un secondo modo gestuale la parola OK: unendo indice e pollice a cerchio e tenendo le altre dita ben visibili a ventaglio. Era un modo di dire Okay ma solo in risposta al pollice in su. I protagonisti erano Mary e Joe e la frase celebre accompagnata dai gesti era: con il pollice in su “Okay Mary?”, mentre la risposta con indice e pollice ad anello “Okay Joe!”.
L’ origine dell’acronimo OK
Ma da dove nasce questa abbreviazione? Ci sono diverse scuole di pensiero che attingono a varie fonti. Dire quale possa essere la più accreditata è un compito che lasciamo al gusto del lettore. In Italia questa parola è diventata di uso comune, e formalmente riconosciuta già dal 1931 inserita nel Dizionario Moderno di Alfredo Panzini.
Il termine, pare, sia nato negli USA durante le elezioni presidenziali nel 1840. L’allora presidente in carica Martin Van Buren, presentatosi per il secondo mandato, costituì una serie di associazioni di sostenitori; la più corposa si chiamava Old Kinderhook Club (O.K. Club). I soci di questa associazione usavano l’espressione OK per indicare che tutto stava “andando bene” per Martin. Da qui, sembra, sia cominciato l’utilizzo del termine.
Un’altra tesi abbastanza verosimile dà la paternità di OK ai russi. Gli scaricatori del porto di Odessa per indicare che il carico era stato stivato o scaricato come da programma e senza complicazioni usavano l’espressione Ochen Khorosho (letteralmente “molto bene”). Da qui per comodità si utilizzavano solo le due lettere iniziali.
Qualche curiosità dal mondo
Un’altra curiosità: sia in russo che in greco, malgrado i caratteri alfabetici siano estremamente diversi da quelli latini, queste due lettere dell’alfabeto le riconosciamo immediatamente non avendo cambiato la loro connotazione.
E parlando della Grecia dobbiamo far notare che per dire “tutto bene”, gli ellenici utilizzano le parole Ola Kalà che abbreviate ci danno… provate ad indovinare.
La più curiosa e sicuramente simpatica teoria sulla nascita di questa parola, pare invece abbia avuto origine durante la Seconda guerra mondiale. Sembra infatti che dopo ogni battaglia i soldati americani facevano la conta dei soldati rimasti uccisi ed apponevano al comando del campo, una lavagna con la scritta il numero dei soldati caduti, seguita dalla parola Killed (uccisi).
Quando durante un’incursione o una battaglia non si registravano decessi tra le truppe americane, issavano una bandiera con la scritta “0 Killed” (zero uccisi), ovvero era andato “tutto bene”. Quindi dallo sventolio della bandiera con la dicitura “0 Killed”, nacque il termine OK.
Favole? Verità? In tanti cercano di darsi la paternità di questa parola, ma una cosa è certa: la maternità di questo termine è molto discussa. Ma va bene così. Anzi va “tutto bene”. Tutto OK o Okay o meglio ancora Okappa.