Nuovi neologismi nel Vocabolario c’è anche “petaloso”
C’è anche “petaloso”

Dall’avvento di internet, ma più in generale dall’inizio di questo nuovo millennio, stiamo assistendo alla nascita di nuovi termini che per forza di cosa sono anche entrati a far parte del quotidiano. Molti addirittura sono stati introdotti nel Vocabolario della lingua italiana.
Non è stato ufficialmente inserito ma meritevole di nota uno dei pochi termini in italiano “coniato” nel 2016 e riconosciuto addirittura dall’Accademia della Crusca: Petaloso. Lo Zingarelli non ha ritenuto opportuno inserirla nel vocabolario; di contro però la Treccani – sul sito – cita il termine tra i “neologismi”.
“Petaloso: un errore bello”
Nel 2016, Matteo Trovò, un bambino di 8 anni, durante un compito in classe descrisse un fiore (una margherita) con 2 aggettivi: “profumato” e “petaloso”; la maestra – guarda caso si chiama Margherita – segnò il termine “petaloso” come errore, pur definendolo un “errore bello”. Alle rimostranze di Matteo la maestra cercò nel vocabolario e non trovandolo decise di scrivere all’Accademia della Crusca, la quale complimentandosi con Matteo, spiegò che un termine “non entra nel vocabolario quando qualcuno la inventa, anche se è una parola “bella” e utile. Perché entri in un vocabolario, infatti, bisogna che la parola nuova non sia conosciuta e usata solo da chi l’ha inventata, ma che la usino tante persone e che tante persone la capiscano”.

E sulle parole dell’Accademia ci rifacciamo per aggiungere nuovi e utili termini al nostro linguaggio quotidiano. Non ce ne vogliano gli “italianisti” (esiste questa parola? Si. Gli studiosi della lingua Italiana), ma siamo giunti al punto che ci vorrebbero decine di parole per spiegare concetti che siamo abituati ad esprimere con una sola parola – purtroppo molto spesso con vocaboli stranieri o contrazioni di più parole derivanti da lingue straniere.
Nuovi neologismi
Facciamo un esempio: come descrivereste un “messaggio telematico e sintetico inviato con un sistema di messaggistica istantaneo attraverso 2 o più dispositivi collegati attraverso un numero di telefonino cellulare? Semplicemente con l’acronimo “SMS”. Ve lo ricordate? Si, esiste ancora e lo usano le aziende per comunicare con la propria clientela. SMS deriva da tre parole inglesi: Short Message System: sistema di messaggistica breve.
Da anni ormai si usa molto più semplicemente “un WhatsApp”, l’App…licazione What’s up? che significa “Come va?” … e diremmo che va benissimo visto che la usano quasi 2 miliardi e mezzo di persone al mese e che ogni singolo minuto vengono inviati 30 milioni di messaggi o meglio di WhatsApp. Quindi per essere brevi, “whatsappatevi”.
Ma nell’era di Internet si potrebbe parlare una lingua che ai nostri bisnonni risulterebbe incomprensibile. Provate ad immaginare un colloquio tra due impiegati di un ufficio qualunque: “Girami il “file”, va bene anche in “Pdf”; faccio il “download” e lo passo al nostro “influencer”. Ne farà uno “screenshot” da “postare” nel suo “account” “taggandolo” con tre “Hashtag” … e potremmo andare avanti senza freni in una conversazione che se l’avesse ascoltata il nostro bisnonno 40 anni fa… avrebbe chiamato la neuro.
Altre parole di uso comune
E non sono i soli termini nuovi, molti dei quali come accennato sono “finiti” nei vocabolari ufficiali della lingua italiana. Per restare sulla base della nostra lingua sono ormai di uso comune parole come “bullizzare, “docciarsi”, “esodato”, “microonde”, “sitografia”, “svapare”, “terrapiattista”, e non ultimo “virale” – inteso come diffusione in maniera esponenziale, proprio come un virus.
Se invece vogliamo “apparire” più “trendy”, possiamo utilizzare inglesismi (che non sono terremoti o forse si, vista la rivoluzione apportata all’italiano), del tipo: “webinar”, “stalker”, “rider”, “mobbing”, “hater”, “boomer” … e fermiamoci qui.
Insomma, il mondo si aggiorna, cambia e ci porta vorticosamente verso una globalizzazione di parole e informazioni.
Insomma… basta “Googlare” …
Pensate. Verso la fine del secolo scorso, nel vecchio millennio (sembra un’eternità), si utilizzavano i cari, vecchi e pesantissimi vocabolari. Esistono ancora, ma oggi per qualsiasi domanda basta fare una domanda allo “zio Google”, anzi basta “Googlare” – che proprio in questi giorni compie 25 anni – e abbiamo tutte le risposte ai nostri quesiti. Attenti alle “fake news” o meglio “attenti alle bufale”.
Oggi la carta stampata sta passando di moda pur se non tramonterà mai, ma tutto proprio tutto è rintracciabile sul web. Un libro? Un E-book; una lettera? – e basta con carta, “penna” e calamaio, la busta, il francobollo da leccare e cercare poi quelle antiche cassette rosse della posta – ora c’è l’E-Mail. Ma attenti alle “spam” che sono un po’ come le vecchie “catene di Sant’Antonio”.
