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” Nel ruolo di sé stesso”

Rubrica “Lo sport nelle immagini”

Se stesso: foto uomo non attore
Essere sé stesso, essere vero

Essere sé stesso

Nessuno interpreta te stesso meglio di te stesso“: questa è una frase che nella pre-produzione di Sport Crime dobbiamo pronunciare a volte anche dieci o venti volte al giorno.

Contatti un “non attore” per una parte in un episodio, lui/lei ti risponde “non so se sono all’altezza“. Tu gli rispondi che deve interpretare sé stesso, quindi le possibilità di fallimento sono nulle.

Sarò sincera e forse offensiva: a me sembra abbastanza facile da capire, ma se molte persone di indubbio valore la pronunciano, significa che questa frase merita una riflessione. Avendo in azienda un potente profiler vengo a sapere che si tratta anche di un modo per farsi spingere, convincere, incoraggiare e coccolare.

Ovviamente la formula di inserire persone che interpretano quello che sono nella vita ha un effetto molto netto su come il loro corpo viene percepito in senso cinematografico. Altrimenti non ne parlerei in questa rubrica. 

La bellezza dei movimenti veri (naturali)

La bellezza dei movimenti di un vero giardiniere, o di un vero pallavolista non possono essere raggiunte dalla migliore delle sovrapposizioni, che nel corso degli anni sembra sempre più banalizzante. 

Lasciamo stare la tecnica del pattinaggio, ma già solo come si veste un hockeista in spogliatoio, tra lacci e cerniere, mentre magari parla con un collega… cose vere insomma.

Dietro l’angolo c’è il pericolo di confondere il cinema che “usa” gli “as him/her self” con un reality. Niente a che vedere. Ormai lo spettatore vuole gesti fisici reali, quelli finti danno fastidio, c’entra anche la rete, che ci fa vedere tutto e tutti e ci allena l’occhio a notare il falso movimento. 

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E allora: ma se funziona così bene perché non lo usano tutte le serie e tutti i film? Per un motivo semplice: gli autori scrivono, a volte una sceneggiatura, altre un libro dal quale la sceneggiatura deriva, e la ricerca delle persone viene fatta dopo.

Da noi invece si parte dalla persona reale e si creano i dialoghi (che per i non attori vengono bene se sono brevi) e le scene.

Questo spiega anche perché atleti come Giada Grisetti, Francesca Saccu, Seba Reuille ed Edy Ritter (scommetto, ma so già di vincere facile) piacciano al pubblico (ormai) mondiale in modo inedito. 

E non solo gli atleti: vedi il nostro vero poliziotto (sì, nella vita e nella serie) “Giova” Previato, o i nostri ex giocatori del Casale, davvero, interpretazioni da Cannes, e non è una battuta.