Martedì 25 terza pillola del libro Come se fossi sano
Martedì 25, terza pillola del libro di Carlo Denei. Se vi siete persi le prime due, quelle di martedì 18 febbraio e quella prima di martedì 11 febbraio, nessun problema. Cliccate sulla data e potrete leggerla. Facile no?
niente bene
Sono pieno di dolorini. Sono piccoli spasimi, che sommati formerebbero un dolore enorme; spero solo che il malessere odierno non sappia fare i calcoli… in tutti i sensi.
Provando a ricapitolare la situazione potrei dire che ho le ghiandole ingrossate sotto l’ascella destra e niente ghiandole sotto la sinistra. Il lobo di un orecchio è rosso e caldissimo, l’altro è candido e gelato. Come non bastasse, ho una narice chiusa e l’altra libera: sono un uomo asimmetrico.
peggio di ieri
Non avrei mai immaginato che sarebbe potuto succedere, eppure non c’è limite al malessere.
Se poi fosse un male fisico (che so: un dolore osseo), lo potrei localizzare e descrivere al dottore. Le mie sono spesso sensazioni e non dolori. Sensazioni che quando io le descrivo al medico… lui ride. Incapace!
Più volte ho pensato di cambiarlo, ma il rischio di trovarne uno peggiore è alto. Lasciato il vecchio pediatra, ne avevo provati due. Uno è andato in pensione sei mesi dopo avermi preso in cura, l’altro è addirittura morto. Morto! Ci si può fidare di gente simile? È come se annegasse il bagnino. E poi secondo me la loro dovrebbe essere una missione e non una professione. Conosci il corpo umano, ma senza soldi non lo curi? Sei disgustoso! Ecco, sto scrivendo il mio destino: morirò povero e molto, molto malato.
il mio medico
Ho visto da lontano il mio medico, il dottor Pigna, che passeggiava per strada con i suoi due levrieri afgani. Che antipatico!
Sempre abbronzato e con lo sguardo alto e fiero, neanche fosse un primario. Ma lo saprà di essere un dottore della mutua? Almeno sapesse vestirsi; aveva il solito impermeabile beige stile Tenente Colombo. Non gli ho mai visto altro addosso. A volte lo tiene pure in ambulatorio per darsi un tono da investigatore privato. A un certo punto m’è parso che mi fissasse. Non sono sicuro, perché mi trovavo sull’autobus affollatissimo e a una distanza di almeno duecento metri, però ho avuto la netta sensazione che mi guardasse, come per dire: “Eccolo lì, sostiene di star male e poi se ne va in giro usando gli autobus, che sono pieni di germi”.
Secondo me ai futuri medici insegnano “cinismo”. Sta un po’ a vedere che adesso una persona malata non può neppure prendere l’autobus.
Però, in questo caso, avrebbe ragione lui. Quando penso che l’ultimo raffreddore me lo sono beccato sul “Quattro barrato”, mi verrebbe voglia di stracciare la tessera e andare a piedi. Ma a piedi, in città, lo sa solo Dio cosa respiriamo. Tutto! E quando dico “tutto”, intendo anche il piombo che, a mio avviso, è la causa della maledetta sensazione che mi porto dietro da anni e cioè di avere il polmone destro più pesante del sinistro. L’ho raccontato al mio dottore, s’è messo a ridere. Ridi, ridi mio bel dilettante. Una volta m’ha detto: “Tu vieni da me per delle sciocchezze”. Be’, certo che sì. Se ho qualcosa di serio, pago uno specialista. E poi “sciocchezze”, come le chiama lui, non lo sono per niente.
Sono preziosissimi campanelli d’allarme, problemini o dolorini che servono ad annunciare quella che, se non presa in tempo, può trasformarsi nel Big One corporeo: la catastrofe. La fine!
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