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Louis Jean Lumiere 159 anni oggi. Inventò la comunicazione moderna

Louis Jean Lumiere e la comunicazione moderna: il cinema

Louis Jean Lumiere: Louis Jean Lumiere
Louis Jean Lumiere

Tra le moderne forme di comunicazione il Cinema rappresenta il mezzo espressivo dotato di maggiori potenzialità, adatto a veicolare, in modo accessibile a tutti, qualunque tipo di messaggio: emotivo, scientifico, estetico, culturale, ideologico, educativo, propagandistico, ludico. Nella sua accezione più ampia la cinematografia è l’insieme dei film che, nel loro complesso, rappresentano un’espressione artistica che spazia dalla fantasia, all’informazione, alla divulgazione del sapere. Da qui la definizione di Settima Arte coniata dal critico, poeta e scrittore Ricciotto Canudo nel 1921.

Una tecnica comunicativa recente

Come tecnica comunicativa è piuttosto recente essendo stata inventata dai fratelli Lumière nel 1895 quale elaborazione della fotografia. Inizialmente il Cinema  non aveva finalità artistiche nè un suo specifico codice, ma nel corso del novecento, in quanto riflesso dello sviluppo tecnologico e scientifico, la struttura filmica si è andata articolando nella pianezza dei suoi mezzi linguistici e comunicativi e, oggi rientra di diritto tra le creazioni dell’Arte e della Comunicazione di massa.

Un immagine in movimento è un’idea che l’umanità ha perseguito fin dall’inizio. La Cinematografia, nella sua storia, ha attraversato diverse fasi e periodi, che l’hanno portata dai primi rudimentali “esperimenti” dei fratelli Lumière ai moderni film digitali, ricchi di effetti speciali realizzati principalmente con la grafica computerizzata.

I fratelli Lumière erano una famiglia di fotografi che aveva sede a Lione, essi avevano un’industria che produceva con una certa inventiva apparecchi fotografici, pellicole ed altro. Infatti la grande aspirazione dell’umanità di far muovere le immagini era anche la loro aspirazione cercando anche a tutti i costi un brevetto che poi potesse dare un maggiore lavoro alla loro già avviata azienda familiare.

L’invenzione del Cinematografo non nacque per caso in quanto avevano presente una teoria medica. Infatti la nostra retina rimane impressionata memorizzando per una frazione di secondo l’ultima immagine vista, termine medico “Persistenza Retinea”. Da questa teoria i due fratelli pensarono bene che mettendo in sequenza una serie di immagini composta da 18 fotogrammi nel tempo di un secondo e poi riproiettate, come concetto fisico si sarebbe assistito ad un movimento.

La croce di Malta e il cinema muto

La grande loro abilità a differenza dell’americano Thomas Edison, fu quella di inventare uno strumento molto importante che scrivesse e anche proiettare, attraverso lo strumento chiamato la croce di Malta”, che facendo girare la pellicola a 18 fotogrammi al secondo componeva l’immagina visiva del movimento. Una scoperta importante tale da proporre una nuova maniera di fare spettacolo.

Con loro nasce il cinema “muto”, termine improprio perché il cinema veramente muto non lo è mai stato, in quanto esisteva sempre o la musica o un narratore, oppure un lettore delle didascalie, visto che a quei tempi la maggior parte delle persone era analfabeta. Quindi comunque nel cinema l’elemento sonoro faceva sempre capolino anche se la pellicola non era ancora sonorizzata.

Agli inizi degli anni del cinema muto i filmati realizzati erano pioneristici tentativi di fare cinema, si risolvevano in brevi filmati e si limitavano a registrare avvenimenti di cronaca. Solo negli anni a venire, procedendo per tentativi tesi a misurare le diverse potenzialità della macchina da presa, si arriverà alla realizzazione di pellicole fiction e di documentari in senso proprio.

Gli ultimi anni dell’Ottocento ed i primi del Novecento sono quelli in cui il cinema nasce e si afferma. Quest’epoca era ingiustamente definita la Belle Epoque, ma in realtà furono anni duri a causa dell’espansione dell’imperialismo coloniale, tanto che l’avvento del cinema passò in secondo piano.

Il cinema influenza diversi aspetti della vita quotidiana

Louis Jean Lumiere

In verità, però, la “magia” del cinema condizionò diversi aspetti della vita quotidiana. Il primo dibattito che nacque attorno alla nuova invenzione fu tra volontà di riprodurre il reale e la volontà di creare realtà simulate o ricostruite; tuttavia occorre ricordare che il Cinematografo dei Lumière non inventò nulla di nuovo, poiché si trattò solamente dell’apparecchio che meglio raccoglieva in sé almeno cinquant’anni di sperimentazioni nel mondo della fotografia e della cronofotografia, e sul mondo della riproduzione del movimento (come gli spettacoli d’ombre di Robertson, il Teatro Ottico, La Lanterna Magica ecc.).

Il cinema, fin da subito, indica due vie solo apparentemente opposte: quella della realtà e quella della fantasia.  Apparentemente perché, com’è oramai noto, non è possibile separare nettamente una tendenza “realistico-oggettiva” (incarnata dai film dei Lumière) ed una “fantastico-irreale” (che coincide con il nome di Méliès); infatti entrambe fanno parte di quell’unico processo che, già a partire dalla sfera del pre-cinema, porterà il cinema ad essere sempre qualcosa di “iperreale”, cioè qualcosa che è sempre e comunque “già riprodotto”.

Oggi 5 ottobre, si ricorda la nascita di uno dei due fratelli Lumiere, Louis-Jean (1864), di cui furono notevoli gli studi sull’azione della luce a bassa temperatura, sui procedimenti di zincografia e soprattutto sulla fotografia a colori (1903), essendo egli riuscito per primo a costruire le lastre autocrome che portano il suo nome (1904). Nel 1919, Louis-Jean fu nominato membro dell’Académie des Sciences.

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