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Le relazioni intime tra partner: dal bello al brutto

Intimate Partner Violence – Relazioni intime tra partner

Relazioni intime - intimità
Dovrebbero essere sempre così le relazioni intime (Piacquadio)

Le relazioni intime tra partner dovrebbero sempre essere una cosa dolcissima. Tuttavia, il termine in inglese “Intimate Partner Violence” indica un comportamento abusivo in cui un partner controlla l’altro attraverso paura e abuso fisico, emotivo, psicologico o sessuale.

Le conseguenze per la salute mentale delle vittime di Intimate Partner Violence (IPV) sono molteplici: depressione, ansia, iperattivazione del sistema nervoso e disturbo post-traumatico da stress. I sintomi possono divenire particolarmente invalidanti, manifestandosi come ansia intensa e frequente, calo del tono dell’umore, lamentele somatiche, sentimenti di inefficienza e vergogna, pensieri, immagini o ricordi intrusivi dell’evento traumatico.

Spesso, un vissuto emotivo molto intenso, come se si stesse rivivendo l’episodio traumatico, genera episodi di iperattivazione del sistema nervoso simpatico. Questo sistema, parte del sistema nervoso autonomo, tende ad aumentare la frequenza cardiaca e crea ansia anticipatoria, preparando il corpo ad affrontare situazioni di pericolo. Tale condizione può generare confusione nella mente della vittima di maltrattamenti e difficoltà a ricostruire i fatti in maniera logica e lineare, al punto da trasmettere incoerenza nel pensiero e nei racconti.

È fondamentale considerare che per alcune donne, la relazione, seppur disfunzionale, rimane significativa, rendendo difficile l’ammissione di una sconfitta e la presa di consapevolezza della propria grave situazione. Un fattore significativo che rende difficile alle vittime di relazioni abusive liberarsi è la propria esperienza di vita. Spesso, le vittime hanno vissuto esperienze relazionali negative durante l’infanzia, in particolare con la figura di attaccamento, fondamentale per il loro sviluppo emotivo e fisico.

Il legame psicologico dall’infanzia all’età adulta

Numerosi studi hanno dimostrato la correlazione tra i modelli di attaccamento sviluppati durante l’infanzia e le relazioni in età adulta. Ad esempio, un attaccamento sano durante la tenera età è correlato a una maggiore fiducia in sé stessi e a un miglior adattamento sociale. Al contrario, una relazione primaria non solida può portare a comportamenti disadattivi e a una maggiore vulnerabilità. La donna che subisce violenza nell’età adulta sperimenta una ri-traumatizzazione già vissuta nell’infanzia. Qui entra in gioco il meccanismo protettivo dell’idealizzazione (trattato nell’articolo precedente), che continua a ripetersi, non portando a percepire il maltrattante nella sua totalità, ma mettendo in evidenza esclusivamente la parte “buona” idealizzata.

Per uscire dalla violenza è necessario innanzitutto riconoscere il problema, esplorare le origini attraverso una psicoterapia e sviluppare nuovi schemi di pensiero, spezzando le catene della coazione a ripetere, ovvero un meccanismo inconscio che ci spinge a rivivere esperienze dolorose e a compiere gli stessi errori, ritenuti un modello familiare.

Se sei vittima di violenza, rivolgiti a un centro antiviolenza e/o chiama il 1522, numero antiviolenza gratuito attivo 24 ore su 24.

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