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L’amore è bello finché dura. Innamorarsi ma senza paura

Finchè dura è bello ! – Foto di Y.Koppens

Amore non è Amore, se muta quando scopre un mutamento o tende a svanire quando l’altro s’allontana. (W. Shakespeare)”. “L’amore non dà nulla fuorché sé stesso e non coglie nulla se non da sé stesso. (K. Gibran)”. Parole d’amore con la “A” maiuscola. Questa volta il nostro Carlo, è passato dalla certezza di essere tirchio, alle ambizioni da cantautore, ai turbamenti d’amore. Prendere o lasciare ragazzi!

Gli alti e bassi in amore

In amore vivevo di alti e bassi e spesso m’innamoravo della persona sbagliata.

Magari intelligente, ricca e bellissima, ma sbagliata perché a lei piaceva un altro. Quando andava bene e trovavo la mia anima gemella, in genere capitava a cavallo tra febbraio e marzo, periodo dispendioso per un innamorato. Per esempio il cosiddetto “mese corto e maledetto” contiene San Valentino, per non parlare di marzo che festeggia la donna. Fin da quand’ero ragazzo con le donne ho sempre avuto conflitti d’interesse. Gli amici dicono che sono un tirchio ma, purtroppo, non sono mai riuscito ad esserlo come vorrei.

Riporto qui l’estratto di un vecchio diario che mette a fuoco le mie vicissitudini con “cuori” rispetto a “denari”.

Novembre 1987

Ultimamente, accidenti a me, ho una fidanzata. Non bella. Più che bella oserei dire brutta, il mio tipo.

A parte questi dettagli, la mia imprecazione è di ben altra natura: possibile che quelle rare volte che esco con una ragazza, tre giorni dopo è il suo compleanno?! E dire che a certe cose sto attento! Io, nel periodo caldo (tra San Valentino e l’8 marzo), mi sono sempre chiuso in casa. Comunque, è inutile recriminare, in questo caso ho dovuto prendere il coraggio a quattro mani e andare per negozi sperando mi venisse un’idea.

Il “regalo “di compleanno

Fiori no perché è allergica. È allergica a tutti i fiori tranne che alle orchidee, un tipo di fiore che non si trova nei prati di casa nostra.

Oggetti in oro non ne regalo per non fare sbruffonate. Un diamante è per tutta la vita e tutta la vita mi sembrava un po’ troppo, per una così brutta. Poi ho deciso per un profumo. Così sono andato in profumeria. Per darmi modo di scegliere, la commessa me ne ha spruzzato addosso quaranta tipi: sulle mani, sulle braccia, nei gomiti. Alla fine ero drogato. Ne ho preso uno a caso per farla smettere. Il profumo era in un boccettino bello, elegante e piccolissimo: “Signore, questo è un campione gratuito!” ha esclamato la ragazza con un sorriso. A quel punto le ho sorriso anch’io affermando: “Sono i miei preferiti”. E ho preso quello.

E la cena di compleanno

Oltre al dono, la sera ho dovuto portarla a cena.

Ristorante scelto da lei. Un posticino intimo che le aveva consigliato la sua migliore amica. Che possa crepare adesso! Le ha detto: “Sai, lì mangi bene e non spendi niente”. Certo che non ha speso niente: ho pagato io! Le prime avvisaglie sul genere di ristorante erano già all’ingresso, quando abbiamo visto uscire un tipo con un viso conosciuto. Dopo qualche secondo ho realizzato che si trattava dello stilista Giorgio Armani. La mia lei era in brodo di giuggiole e mi ha riempito di gomitate: “Hai visto?!… Giorgio Armani!”. Ahimè, un ristorante da cui esce Armani non può essere alla mia portata, e poi c’è da aggiungere che persino lui stava andando via da lì.

Budget centomila lire, meglio cinquanta!

Io avevo portato centomila lire sperando di spenderne meno di cinquanta ma… altro che fuori budget!

A un certo punto ho guardato il portafogli e, sul biglietto da centomila, c’era Caravaggio che sudava freddo! Ma ormai ero in ballo e così, mio malgrado, ho dovuto ballare. Una volta nel ristorante il mio dramma è diventato tragedia: purtroppo era un posto meraviglioso. Tutti i camerieri erano al nostro servizio. Appena prendevo una sigaretta, loro me l’accendevano, non facevo in tempo a posare la cenere, mi cambiavano il posacenere, se bevevo il vino, me lo riversavano. Sentivo un impellente bisogno di fare la pipì, me la sono tenuta.

L’amore non ha prezzo, ma il menù si

I prezzi sul menù poi, avevano dell’incredibile. C’erano degli importi con cifre talmente lunghe che credevo fossero numeri telefonici. Di fronte al menù la maledetta non s’è minimamente preoccupata del salasso che avrei subito: il suo unico “pensiero” era animalista: “Caro, se mi vuoi bene, non ordinare l’agnello perché mi fa pena”.

Così, con un gesto disperato, ho guardato ancora una volta quella condanna a morte scritta e, con un filo di voce le ho chiesto: “Cara, se mi vuoi bene, a me farebbe pena il filetto tartufato”.

 Il fascino femminile

Da queste brevi righe si evince come in amore sia sempre stato tentennante. Purtroppo il fascino femminile m’ha sempre sopraffatto costringendomi, a volte, a sborsare cifre superiori alle possibilità della mia tasca. Ad esempio, anni fa per una donna di Torino ho fatto follie. E dire che non era né bella né giovane. Era però affascinante, attraente ed esperta, così mi aveva insegnato ad apprezzare le metafore, a capire le allegorie, a leggere tra le rughe.

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Ti porto a visitare Toreno?

Però mi ingannava. Il nostro primo giorno mi disse col suo accento marcatamente piemontese: “Carleno, ti porto a visitare Toreno?” Va bene. Mi sarebbe piaciuto visitare Torino, ma lei faceva la guardia medica. Altro che Mole Antonelliana o Colle di Superga. Ho visitato i malati di Torino. Un’altra volta mi chiese: “Carleno, andiamo a visitare Asti?”. Istintivamente risposi: “C’è forse il vaiolo?”  E lei: “Dai, spiritùs, c’è il Palio. Non ti piace i cavalli? E il trotto, e il galup?!” 

Invece di mandarla a quel paese, dissi la tipica frase che dicono i deficienti come me: “Quello che piace a te piace anche a me”.

Il cavallo

Così nel giro di un mese comprai l’attrezzatura per andare a cavallo e poi, un cavallo.

Dopo l’acquisto dell’equino, la vecchia mi lasciò per mettersi con un motociclista ed io rimasi solo con l’animale.

Tornato a Genova con due giorni di galoppo, trovai gli amici del bar pronti a deridermi. I più teneri mi dicevano: “Belin, John Wayne, come ti puzzano i vestiti!” Un giorno tentai di abbandonarlo. Lo lasciai in autostrada, senza pensare che i cavalli corrono. Quella sera arrivò a casa prima di me.

 L’amore cinese

Qualche tempo dopo m’innamorai di una ragazza che aveva dei bellissimi lineamenti da orientale. Era cinese, lo capii più avanti. L’unica cosa che lei voleva da me, era il cavallo. Una volta lo guardò dicendo: “Questo è buono impanato e fritto!”. Me ne andai al galoppo. Ho il fegato delicato e non sopporto la frittura.

…e quello nigeriano

Un’altra volta persi la testa per una ragazza che aveva la mania per l’abbronzatura. Era nigeriana, lo capii più avanti. Suo fratello faceva il lavavetri ai semafori, così per corteggiare lei, a volte mi fermavo da lui. Chiedevo notizie della sorella e lasciavo mille lire di mancia. In quel periodo avevo il cavallo lucidissimo. Lui era gentile e la sorella era veramente carina. Però temevo fosse un po’ troppo giovane per me, così una volta le chiesi: “Ma dimmi, tu quanti anni hai?” Lei fece un cenno con la manina aperta e rispose: “Cinquantamila.”

Non volevo crederci. E io che la pensavo minorenne!

(Tratto da Secolo Focaccia e Fantasia di Carlo Denei)