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La valutazione dei Dirigenti Scolastici in 4 punti chiave

Valutazione dirigenti: scambio di ruoli
Scambio di ruoli

Lo scorso 20 novembre si è svolto l’incontro tra il Ministero dell’Istruzione e del Merito e le parti sindacali sul nuovo sistema di valutazione dei Dirigenti Scolastici, per la definizione degli obiettivi strategici misurabili che i Presidi sono chiamati a perseguire per la retribuzione di risultato, che sarà assegnata in base agli esiti. In questo modo, si verificherà l’inderogabile adeguamento alle indicazioni della Funzione Pubblica, che richiede la valutazione della performance anche per i Capi d’Istituto.

I 4 Ambiti Chiave della Valutazione dei Dirigenti Scolastici

In particolare, la proposta ministeriale declina quattro ambiti chiave – Gestione e organizzazione; Sviluppo delle risorse umane; Analisi e miglioramento della realtà scolastica; Relazioni con la comunità e le istituzioni – in obiettivi generali e specifici, stabilendo un punteggio massimo di cento punti, suddiviso nell’attribuzione di ottanta punti per il raggiungimento dei suddetti obiettivi e nell’assegnazione di un massimo di venti punti da parte del Direttore Generale dell’Ufficio Scolastico Regionale sulla base dell’apprezzamento professionale.

Un sistema che desta perplessità

Il nuovo sistema di valutazione dirigenziale, che dovrebbe andare a regime dall’anno scolastico 2025-26, ha già suscitato polemiche e perplessità, soprattutto per quel venti per cento che viene percepito nell’accezione discrezionale. Dal mio punto di vista, invece, nella consapevolezza di quanto sia cruciale il ruolo del Dirigente Scolastico nell’orientamento del percorso di insegnamento e apprendimento, coerentemente con una governance intesa come capacità di “guidare verso una direzione”, sono altri gli aspetti ai quali occorre prestare la massima attenzione.

Prioritariamente, ritengo fondamentale la capacità di osservare la centralità della buona qualità della relazione, che in ogni settore della vita scolastica – educativo, interprofessionale, sociale – gioca un ruolo chiave nel raggiungimento di risultati a breve e a lungo termine, consolidando tra i diversi attori della vita scolastica quella fiducia che favorisce rapporti sereni e proficui, pure nel confronto di esigenze e aspettative diverse.

La coesione della popolazione scolastica si rivela, infatti, particolarmente “salutare” al microclima interno alle scuole e consente al Preside di tradurre le aspettative sociali e culturali del territorio d’appartenenza in direttive che impattano, ad esempio, sulla necessità di promuovere e garantire un’adeguata formazione del personale, docente e non docente, oggi chiamato a sviluppare non solo competenze professionali e disciplinari, ma anche a prevenire situazioni di fragilità e disagio, stress e bullismo, oltre che di rischio in ordine alla sicurezza. La centralità della qualità della relazione, inoltre, apre le Scuole verso la collaborazione con Soggetti esterni – Agenzie sociali, educative e culturali – a livello locale, regionale, nazionale e internazionale, con benefici per le Scuole stesse e le Comunità di riferimento.

Di più della somma delle cose fatte

Certamente i cosiddetti “adempimenti” concorrono al raggiungimento dei risultati dirigenziali, come la predisposizione del Piano Annuale delle Attività, che contiene gli obblighi di lavoro degli Insegnanti. Tuttavia, oltre al rispetto di rendicontazioni e scadenze, credo che la valutazione dei Dirigenti Scolastici debba ambire a considerare qualcosa di più che la “somma delle cose fatte” e poter giungere ad osservare il progresso avviato in rapporto alle potenzialità della Scuola di riferimento in base alla situazione di partenza e al contesto sociale in cui è ubicata.

Non tanto e non solo, dunque, la valutazione del formale rispetto delle norme per adempiere agli obblighi professionali, ma anche e soprattutto della messa in atto di tutte le strategie possibili per raggiungere precisi e definiti obiettivi di miglioramento, a favore del successo formativo di tutti gli studenti.

La valutazione degli studenti non può più coincidere con la somma dei voti assegnati alle verifiche disciplinari, perché coinvolge la complessità della loro personalità, in un processo d’apprendimento che deve essere “per la vita” e non per la prestazione. Allo stesso modo, è auspicabile che anche i Dirigenti Scolastici, garanti della valutazione formativa e non solo sommativa, possano essere valutati nell’ambito di quell’autonomia didattica, organizzativa, di ricerca e sperimentazione, che, spesso nonostante le emergenze e i vincoli burocratici, richiede ogni giorno scelte responsabili e condivise, i cui effetti superano il perimetro delle mura scolastiche arrivando ad influire sulla tenuta sociale.

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