La “sottile linea rossa”: l’arte come messaggio di pace
“La sottile linea rossa”. Mai titolo abbinato al mondo dell’arte è stato più profetico e attuale di questo. Da leggere tutto d’un fiato. A conferma che certi artisti da qualunque luogo provengano, hanno lo sguardo rivolto qualche passo oltre il presente.
Oltre quella linea rossa
Ora più che mai possiamo dire che “c’è l’arte della speranza e c’è voglia di un mondo pacifico”. Una frase che non pensavamo di dover utilizzare nuovamente nel giro di così breve tempo. Se la prima volta la riflessione era nata da Shamsia Hassani, docente di scultura all’università di Kabul che “lotta” artisticamente per un mondo migliore, adesso la paura e la preoccupazione ci riguardano ancor più da vicino. Quello che sta accadendo in Ucraina tocca le nostre vite in un modo che mai avremmo pensato di sperimentare. I processi bellici che fino a non molto tempo fa appartenevano a una sfera di conoscenza quasi scolastica, del secolo scorso, ormai alle nostre spalle da decenni, adesso si è ritrovata a far capolino nelle nostre vite. Concreta come non mai.
Obiettivo n.16 Agenda 2030
L’argomento sembra quasi cadere “a pennello” in merito all’obiettivo n.16 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, che promuove un rafforzamento delle istituzioni volte a far rispettare la pace attraverso la giustizia. Un fronte unito sovranazionale che si deve muovere, deve intervenire con tutti i mezzi diplomatici che ha a disposizione, quando la libertà di uno stato sovrano, insieme ai suoi abitanti, non viene rispettata. Sono momenti difficili, di grande incertezza e fragilità… ed è spesso in casi del genere che l’uomo trova più semplice esprimere le emozioni con un mezzo diverso dalle semplici parole: l’arte.
“Nowhere” la sottile line rossa di Gregory Orekhov
Come non citare l’espressione artistica dell’artista russo Gregory Orekhov. Il quale poco prima della violenta escalation militare dell’ultima settimana, ha portato avanti un’installazione che ha del profetico. “Nowhere” è una “sottile linea rossa”, un tappeto spesso 5 millimetri e disteso per un totale di 250 metri nel bosco presso Mosca, al Malevich Park. I visitatori sono invitati a camminarci sopra. Una lunghissima passerella nella Natura del tutto suggestiva, che al contempo pone nella mente dell’uomo due quesiti fondamentali.
“Le aspirazioni alla fama e al potere sono insignificanti in relazione all’universo e alla natura”, è il primo messaggio che passa quando ci troviamo a procedere dinanzi alla maestosità dei tigli; ma la seconda sfumatura emerge sempre più forte, anche in vista delle ultime vicende: “Dov’è la linea rossa, la linea proibita che non deve essere attraversata in nessun caso?” è la domanda di Orekhov, fortemente contrario alla guerra. Un messaggio potente, necessario in questi attimi di orrore vissuti sul nostro pianeta terra. Ma vediamo ora una prospettiva differente, di un’artista che si trova “al di là” della linea di confine.
Veronika Kyrychenko
Veronika Kyrychenko vive in Ucraina. Lei, i bombardamenti, li sta vivendo sulla sua pelle e li vede con i suoi stessi occhi. Forse all’inizio la paura di esporsi può aver sfiorato la sua mente, ma ora quello che rimane è la determinazione, la forza di far valere l’integrità del popolo a cui appartiene. Al grido di “This is the end”, l’artista, in passato in esposizione nella città di Genova per la mostra “Idealmente” (Palazzo Ducale di Genova-Divulgarti-2021) e a Milano per “Change the Way” (Galleria Cael- Divulgarti- 2021), pubblica un’opera inedita.
Rosso fuoco sono i toni di colore che caratterizzano la tela. Non ci sono più i blu intensi, i violetti, i dolci verdi che erano usuali per Veronika, non c’è più la possibilità di usare mezze misure. Rimane la dirompenza che solo le fiamme possono impersonificare. Sono fiamme di distruzione, ma anche di resistenza, auspicando non debba protrarsi con effetti devastanti ancora a lungo.
I messaggi del mondo dell’arte alla comunità ucraina
Non sono mancati chiari messaggi di sostegno all’intera comunità ucraina da tutto il mondo dell’arte. Prima su tutte, la Biennale di Venezia ha rilasciato la comunicazione che il padiglione della Federazione Russa non prenderà parte alla 59° manifestazione internazionale, in segno di rispetto nei confronti della situazione drammatica a cui stiamo tutti assistendo. “La Biennale resta il luogo di incontro fra i popoli attraverso le arti e la cultura. Condanna chi impedisce con la violenza il dialogo nel segno della pace”, è la dichiarazione trapelata dalla direzione, che esprime una sentita solidarietà alla decisione del curatore e degli artisti.
Non siete soli
Vediamo quindi come all’interno del panorama europeo, oltre che mondiale, si stia portando avanti un tentativo di lanciare un messaggio deciso all’Ucraina: non siete soli. L’arte viene usata come mezzo per amplificare le voci, per stordire e colpire a fondo l’animo umano, creando una rete di sostegno che va ben oltre la provenienza geografica. La “linea rossa” era effettivamente molto, forse troppo sottile, ed è stata oltrepassata duramente. Quello che succederà adesso è un’oscura incognita che incombe all’orizzonte. Ma è tramite l’unione degli uomini e l’azione delle istituzioni che si riuscirà ad affrontare la situazione in una prospettiva di pace e giustizia.