La piramide e le verità da scoprire
La Piramide di Cheope

“Abbiamo compiuto la scoperta del secolo!” ha dichiarato pomposamente Zahi Hawass ai giornalisti accorsi alla sua conferenza stampa “Siamo stati in grado di individuare un passaggio dietro l’ingresso principale della piramide di Cheope. Riteniamo“, ha concluso l’archeo star egiziano, “che potrebbe condurci alla vera camera di sepoltura del faraone Cheope”.
Il progetto “Scanpyramids”
L’ex ministro plenipotenziario delle antichità d’Egitto ha anticipato di poche ore gli esiti della ricerca giapponese dell’Università di Nagoya sul progetto “Scanpyramids” riportati dalla rivista Nature. Il progetto, finanziato da istituzioni scientifiche di diverse nazioni del mondo, raccoglie 36 ricercatori di varie nazionalità e si basa sulla tecnica muonografica che prevede la misurazione dei muoni, particelle cosmiche che piovono sulla Terra alla velocità della luce rallentando o deviando al momento di attraversare consistenti masse rocciose.
L’esistenza del corridoio era già nota dal 2017, ma grazie alla tecnica dei muoni è stato possibile osservarlo e scoprire dietro l’entrata principale della grande piramide un passaggio lungo circa nove metri, ampio poco più di due metri e alto circa 2 m e trenta. Scoperta straordinaria se non fosse che circa sei mesi prima altri ricercatori, italiani, Malanga e Biondi, grazie alle tomografie del radar ad apertura sintetica, avevano presentato gli esiti della loro ricerca con la scoperta non solo del passaggio annunciato dai giapponesi ma di altre strutture interne. E allora?
Il ricercatore Armando Mei
“Ho voluto attendere ancora qualche giorno dall’annuncio della “non scoperta” da parte di Dr. Zahi Hawass“, mi ha detto il ricercatore Armando Mei, noto archeologo della scuola indipendente, “in attesa che potesse emergere qualche altro particolare. Speranza vana… naturalmente“. È incredibile, tuttavia, il battage pubblicitario che è seguito alla notizia della scoperta, ma è altrettanto incredibile che nessuno dei mass-media nostrani abbia dato notizia, a suo tempo e anche adesso, degli esiti della ricerca di Corrado Malanga e Filippo Biondi, molto più eclatanti, tanto che grazie ad essi si è potuto comprendere, osservando fino a 100 m al di sotto della piramide e scoprendo corridoi e stanze nascoste, quale spiegazione avessero tutte quelle strutture misteriose, e quale fosse, sempre secondo i due ricercatori, l’impiego stesso della piramide.
Filippo Bioni e Corrado Malanga ricercatori di secondo piano?
In Italia, gli italiani sono abituati, la stampa soprattutto e anche un po’ il mondo scientifico a considerare di secondo piano i ricercatori italiani, quindi hanno preferito passare sotto silenzio la ricerca scientifica di due personaggi del valore del dottor Filippo Biondi (esperto in radar ad apertura sintetica) e di Corrado Malanga (studioso della piramide da un punto di vista chimico) come veniva pubblicata il 19 agosto 2022 dalla rivista scientifica Remote Sensing, quasi non contassero nulla rispetto ai 36 personaggi provenienti da ogni parte del mondo che hanno firmato ben sei mesi dopo l’articolo di Nature uscito il 2 marzo 2023 senza la più pallida idea di che cosa fosse la deontologia scientifica, dal momento che non si sono peritati di mettere in bibliografia la ricerca di Malanga e Biondi come se non fosse mai avvenuta.
Non solo in Italia si sminuiscono i lavori dei ricercatori ma si trova pure il tempo di denigrarli. Basta considerare i commenti del CICAP nella persona del suo segretario Massimo Polidoro che in un video non solo svilisce il lavoro di Malanga e Biondi ma persino il valore della rivista di diffusione scientifica Remote Sensing, inventandosi anche che basta pagare per vedersi pubblicata su di essa qualsiasi ricerca anche la più cervellotica.
La piramide “della contesa”

Invitato a difendersi, lo stesso editore della rivista ha minimizzato l’episodio considerando il Polidoro non uno scienziato e neppure un competente in materia scientifica, ma solo uno che fa della disinformazione. Eppure, anche lui come italiano avrebbe dovuto mostrarsi contento che due connazionali, loro sì scienziati, siano stati in grado di provare delle verità scientifiche, confermate da altri scienziati sopraggiunti dopo che hanno tentato di attribuirsi una scoperta fatta da altri.
Malanga e Biondi, vale la pena di ricordare, hanno messo a punto una tecnica, utilizzando il radar ad apertura sintetica, che trasforma i segnali elettromagnetici in fononi, cioè in vibrazioni della materia. Questo ha permesso loro di osservare l’interno dei manufatti, cosa che prima d’ora non era mai stata fatta al mondo. Una tecnologia molto più semplice, meno complicata di quella muonica, assolutamente non costosa rispetto all’altra e che porta a risultati cento volte superiori. Tuttavia, benché dispiaciuto dal comportamento poco corretto dei giapponesi, Malanga ne ha rilevato il lato positivo perché proprio i risultati della loro tecnologia hanno finito per avallare le scoperte di Malanga e Biondi.
Ancora sulle dichiarazioni di Zahi Hawass
Per tornare alle dichiarazioni di Zahi Hawass, Armando Mei ha considerato con interesse non tanto la scoperta del condotto quanto la sua esplorazione, effettuata con microtelecamere, trovando particolarmente interessante la sua struttura, grezza nelle forme e nelle rifiniture, con blocchi di notevole dimensione in arenaria (ad occhio non sembra granito), posti a spiovente. Lo stile architettonico ricorda la “Camera funeraria di Chefren”, la “Camera della Regina” e il tetto a spiovente dello Djed, considerato da Malanga piuttosto un filtro di suoni. Ovviamente, le dimensioni degli ambienti sono diverse, ma l’idea architettonica è molto simile. Altrettanto interessante è il pavimento del condotto, che riporta alla mente quello della Camera Sotterranea nella piramide di Khnum Khufu.
Anche in questo caso, lo stato del pavimento è grezzo, non lavorato, quasi a sottolineare che l’ambiente è “concettualmente” secondario ad ambienti principali. Sul fondo del corridoio, è stato posizionato un blocco, in orizzontale, la cui funzione è incomprensibile (al momento) e al di là del quale, non si vede nulla. Nel senso che, oltre il misterioso blocco orizzontale potrebbe esserci qualcosa di “interessate”.
Cosa c’è oltre il blocco “in orizzontale”
A questo punto, sarebbe importante trovare un modo per accedere, soprattutto per verificare cosa c’è oltre il blocco posto in orizzontale. Non dimentichiamo che ci sono ambienti sconosciuti, sistemati a ridosso del Condotto Nord della Camera della Regina – e individuati nel 2002 in occasione dell’esplorazione del Pyramid Rover – che attendono di essere ancora riscoperti, per non parlare quelli rivelati dalla tomografia del radar apertura sintetica di Biondi.
In conclusione, fascino a parte della parte archeologica che riguarda la grande piramide, resta l’assurdità del comportamento dei ricercatori: Zahi Hawass ruba la notizia ai giapponesi, mentre questi ultimi si appropriano del merito della scoperta degli italiani. Siamo nel pieno di un vero paradosso scientifico totale.

Giornalista – Direttore Responsabile Globe Today’s
