La memoria narrativa e l’inesatto necessario
La memoria narrativa
Descrivere “la memoria narrativa” in due parole non è semplice. Collegarla “all’inesatto necessario” ancora meno. Qui si parla di questo, di memoria narrativa appunto, per comprendere tutto il resto del titolo. Per farlo è meglio partire dagli esempi che rendono più chiaro il concetto. Meglio affidarci allora alla indubbia capacità descrittiva di Daniela Scalia che parte dal presupposto scritto giusto qui sotto:
“La verità cinematografica (e della fiction) a volte è diversa da quella reale. Serve una breve introduzione prima di arrivare alla parte legata ai corpi che fa da tema a questa mia rubrica.”
Esempio 1: la geografia visiva
Il Perù è per due terzi pluviale, questo nella realtà e nella geografia vera, ma se io guardo uno spot o un film con una scena che per capirci definirò «amazzonica» la reazione istintiva da casa sarà di pensare ad altri luoghi ma non al Perù.
Semplicemente perché nella nostra memoria narrativa il Perù è legato al suo «un terzo» andino e non al suo «due terzi amazzonico». Così funziona per i costumi, per le abitudini e per i corpi.
Esempio 2: New York
New York è piena di verde, di natura incontaminata o quasi, ha anche un vasto parco naturale.
Ovviamente niente mi vieta di andare nel Queens e far partire la scena 1 con un nido di aironi, ma questioni di costi, di logica e di aspettativa mi suggeriscono di filmare la natura altrove. Anche chi studia geografia o ha abitato a New York si lega al visivo immediato, se faccio il produttore devo tenerlo presente.
E veniamo ai corpi e allo sport
Ho saputo da poco che esistevano antichi romani neri che sono andati in Britannia molto presto, quindi esistono degli scozzesi o gallesi nativi con tratti e colori afro.
«Noi immaginiamo gli antichi romani solo tipo Ave Cesare fusto del Pretorio che magna in refettorio» ha detto Luca (Tramontin, che con le sue rime improvvisate da menestrello mi fa sempre sbudellare dalle risate) in realtà, dalle colonie dell’area di Cartagine, dell’Africa del nord che spesso aveva prolungamenti o a sua volta dominazioni più in basso, l’impero e la repubblica hanno importato dei tratti che visivamente sono africani. Migliaia e migliaia di anni fa.
Certo, esistono anche le associazioni di «Black» nativi in Britannia.
Ma quando si fanno i casting bisogna scartarli, perché la credibilità che lo spettatore ti chiede non è basata sulla storia/verità reale.
Un aiuto e una tendenza
Questo non significa che l’italiano debba sempre essere strettamente mediterraneo, o il tedesco sempre «kruccoide», etc. Sempre meno, visto che il mondo e gli scambi informano di più rispetto ai decenni scorsi.
Però, se ho un italiano (esempio comodo) come Luca in SPORT CRIME so che devo allo spettatore un aiuto a capire. È alto due metri, ignora il calcio, la moda, il vino e le auto, pensa al rugby, al cricket ed alla Indian Pale Ale Beer.
Idem, quando ho un pugile o un lottatore di peso basso, e di conseguenza un fisico normale o (purtroppo) quando ho una rugbista donna graziosa mentre tutti si aspettano una orsa arruffata.
Gli esperti di prossemica e antropologia dicono però che il confine tra memoria narrativa e realtà tende ad accorciarsi. E va bene così, non credete?
Cinema, Fiction, verità e mode sportive
Al momento il «mainstream» dello sport si appoggia ancora allo stereotipo, per andare sul sicuro e perché a volte non c’è tempo per spiegare la figura atipica, in questo caso Cinema e Serie TV sono ben diverse.
Il Cinema ha un tempo limitato per farti inqudrare uno sportivo o una persona con caratteristiche precise, quindi si rivolge più rapidamente a un sapere collettivo e diffuso, ciò vuol dire che pugile disadattato, ballerino gay e golfer aristocratico sono più frequenti. Sia chiaro che li uso come categoria.
La Serie TV invece ha più tempo da «spendere» per introdurti la particolarità anche fisica, atletica o sportiva. Spesso la prima puntata non è la più bella proprio perché deve spiegarti e farti una «carta d’identità» che ruba qualcosa alla trama o all’azione.
Adesso nelle serie francesi quasi tutti i commissari vanno via di corsa perché hanno allenamento di rugby. Certo, una moda, ma anche una verità, non necessariamente sono colossi ipermuscolati, semplicemente lavoratori con un hobby sacro. Raramente li vedi giocare, facci caso, hanno la borsa, escono dallo spogliatoio, scherzano con i compagni, ma mischie poche…