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La lista UNESCO dei siti archeologici patrimonio dell’umanità

Lista UNESCO: Il circolo megalitico di Stonehenge
Il circolo megalitico di Stonehenge (Amesbury, contea dello Wiltshire – Regno Unito) inserito nella lista del patrimonio dell’umanità nel 1986)

La lista dell’UNESCO

Dopo aver affrontato temi prettamente archeologici, come l’età del Bronzo europea o opere e siti che “se potessero parlare ci svelerebbero molte curiosità“, iniziamo ora un nuovo ciclo. Ci occuperemo delle eccellenze mondiali del Patrimonio culturale: i siti archeologici inseriti nella lista del patrimonio mondiale dell’UNESCO. Bisogna innanzitutto chiarire cosa sia l’UNESCO. E’ l’acronimo di United Nations for Education, Sciences and Culture Organization. E’ l’agenzia delle Nazioni Unite creata nel 1945 per promuovere la pace e la comprensione tra le nazioni attraverso l’istruzione, la scienza, la cultura, la comunicazione e l’informazione. Nell’ambito delle sue attività, durante l’assemblea generale del 16 novembre 1972, L’ UNESCO ha adottato una Convenzione sul Patrimonio mondiale. Lo scopo è quello di identificare e mantenere una lista di quei siti che rappresentano per il mondo delle particolarità di eccezionale importanza da un punto di vista culturale o naturale.

I criteri per fare parte della lista di eccellenza

Esiste un Comitato per la Convenzione sul Patrimonio mondiale che ha redatto dei precisi criteri che un sito deve rispettare per entrare nella famosa lista. Due tipi di sito possono entrare nella lista dell’UNESCO: siti culturali e siti naturali. Oltre a questi, considerati come Patrimonio materiale, è stata varata una seconda lista di “beni” considerabili come Patrimonio dell’umanità, nata nel 2003, che interessa il Patrimonio immateriale. Include, ad esempio la cultura della birra belga (2016) o la transumanza (2019).

Ma parlando di archeologia, nei prossimi articoli conosceremo in particolare alcuni dei siti archeologici presenti nella lista del patrimonio culturale, per la quale ci sono questi criteri di valutazione: (I)Rappresentare un capolavoro del genio creativo umano; (II) testimoniare un cambiamento considerevole culturale in un dato periodo sia in campo archeologico sia architettonico sia della tecnologia, artistico o paesaggistico; (III) apportare una testimonianza unica o eccezionale su una tradizione culturale o della civiltà; (IV) offrire un esempio eminente di un tipo di costruzione architettonica o del paesaggio o tecnologico illustrante uno dei periodi della storia umana; (V) essere un esempio eminente dell’interazione umana con l’ambiente; (VI) essere direttamente associato ad avvenimenti legati a idee, credenze o opere artistiche e letterarie aventi un significato universale eccezionale. Per entrare nella lista UNESCO un sito deve soddisfare almeno uno di questi criteri.

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1153 i siti Patrimonio dell’umanità

Al mondo ci sono già la bellezza di 1153 siti considerati Patrimonio dell’umanità, dei quali 896 culturali, presenti in 167 Stati nei 5 continenti. Quale è lo Stato che ne ha di più? Ovviamente l’Italia con 58 siti (dei quali 11 siti archeologici), seguita dalla Cina con 56 e dalla Germania con 51.

Dato il numero elevato di siti già riconosciuti dall’ UNESCO, per l’Italia e la Cina è sempre più difficile presentare ogni anno un numero elevato di nuovi siti da candidare. E, attenzione: per incentivare la sinergia tra Patrimoni culturali con caratteristiche simili, da alcuni anni si privilegiano non le candidature singole, ma di una rete di siti.

Assemble Generalle UNESCO – Parigi – Da Flikr (CC BY-SA 2.0)

La lista come punto di partenza

Una volta ottenuta l’iscrizione alla lista del Patrimonio dell’umanità si può cantare vittoria? Non sempre! Perché questo riconoscimento non è un arrivo, ma una partenza. Se non si mantengono gli standard negli anni, investendo e programmando sostenibilmente la gestione del sito, si rischia di passare dalla seria A alla serie B. Ovvero di cadere nella lista del Patrimonio dell’umanità a rischio. Naturalmente la cattiva gestione è solo uno dei criteri che inducono l’UNESCO a fare questa scelta. Molti siti Patrimonio dell’umanità sono caduti nella lista del Patrimonio a rischio. Questo perché si sono trovati all’improvviso in zona di guerra o sono stati vittime di urbanismo incontrollato.

L’obbligo di pensare a delle gestioni sostenibili dei siti archeologici, già durante la loro candidatura, è anche un incentivo a trasmettere alle future generazioni il Patrimonio culturale. Proprio come lo abbiamo ricevuto dalle generazioni che hanno preceduto. Un dovere verso le generazioni che verranno, visto il significato della parola Patrimonio.

Serie “Siti archeologici Patrimonio mondiale dell’UNESCO” – Art. 1