La grande passion si vede
Si vede
Si vede una concezione diversa del corpo da quel 1928 in cui i giocatori erano già guardati allo stadio da decine di migliaia di occhi. I rugbisti, i saltatori (che si vedono all’inizio di puntata) e gli altri sportivi avevano corpi simili a quelli degli spettatori.
La differenza era nelle abilità ma, con qualche eccezione, non c’era un impatto visivo netto che dividesse chi giocava con il Toulouse Olimpique e chi vendeva i biglietti per vedere i grandi match.
È una differenza così “automatica” (adesso) da farci dimenticare quanto sia frequente la classificazione.
Adesso, quando si vede un pilone “vecchi tempi”, cioè non asciutto e scavato, qualcuno senza farsi sentire dice «non sembra un professionista».
Guardare questa opera di cinema, ma anche di restauro tolosano, apre gli occhi di fronte a questa evoluzione. Adesso si “pretende” una differenza anche estetica, altrimenti inconsciamente ci chiediamo se abbiamo “comperato” bene il prodotto che guardiamo.
Anche in Tv.
Interessanti anche i “piani di ascolto”. Che sono le espressioni del viso di chi non sta parlando o “facendo” l’azione, ma semplicemente le reazioni di chi le guarda.
Lo spettatore si identifica nei piani di ascolto
Prendiamo un talk show (mi dicono che il “Costanzo Show” fosse iconografico in questo): lo spettatore, senza saperlo, si identifica nel pubblico o nell’ospite che approva, disapprova, non vede l’ora di ribattere o “applaude”, senza battere le mani ma con un’espressione del viso.
E in questo “La Grande Passion” di Hugon è molto moderno, ci fa vivere l’attesa per il match, l’elettricità muscolare del rugby anche e soprattutto con le espressioni di chi guarda. In questo caso mi sembrano tutte attoriali e non prese dalla realtà agonistica, ma non posso essere sicura.
Sono sicura però di un fatto: la paura, la tensione, la felicità per un placcaggio o un atto atletico si vivono attraverso un collettivo. Se la telecamera “prende” una signora con le mani nei capelli e gli occhi preoccupati la ripresa seguente del giocatore che resta a terra vale – e spaventa – molto di più.
Perché attiva gli ormoni-specchio, cioè il corpo.
Mi riferisco a una scena precisa, ma non svelo oltre perché spero che questo “bianco e nero muto” passi la dogana del prodotto da tesi universitaria o mania ovale.
Segui la miniserie “La GRANDE PASSION”. Episodio 1; Episodio 2.