Ivan Falsetta “è” International Fashion Film Festival
Il dolce, indissolubile e forte legame tra moda e film

Ivan Falsetta ci presenta Roma International fashion film festival
Abbiamo il piacere di presentarvi Ivan Falsetta autore di questo meraviglioso format che prende forma e si sta ulteriormente sviluppando Roma International fashion film festival – mostra del cinema pubblicitario e altre stravaganze, format che prende forma e si sta ulteriormente sviluppando con diversi sponsor famosi.
Ivan, professionista è attivo nel settore della cinematografia da 15 anni, esperto di fashion film, branded content e pubblicità per aziende. Ha oltre 100 premi all’attivo e diretto tanti volti noti del nostro cinema, ha avuto questa fantastica intuizione e ha dato vita a due giornate incredibili in cui tanti volti noti del cinema, attori e registi e anche cantanti, calcano le scene per raccontare cosa è il cinema e quanto la moda sia presente e sia fattore ispirante delle trame.
Pongo alcune domande a Ivan:
Qual è stata la tua ispirazione per creare il RIFFF?
Nel 2020 vincevo diversi festival mondiali con un mio fashion film, che si chiama Eclectic, e lo distribuivo in Italia. Un giorno, assieme alla mia assistente di allora Sara Paterniani, durante un brain storming, le chiedo come mai su Roma non ci sia niente e lei mi risponde che, dopo una attenta analisi, a Roma non c’era niente legato al mondo dei fashion film e allora ho detto “facciamolo noi!”
Come pensi che la combinazione di moda, arte e cinema possa arricchire l’esperienza del pubblico?
Può senza ombra di dubbio educare alla bellezza. Negli ultimi decenni siamo passati dal grande cinema al demenziale in un attimo. Anche il senso estetico e la bellezza sono andati a farsi fottere. La moda da sempre è avanti e anticipa i tempi. Il cinema è coscienza e cultura.
Questa fusione può aiutare a leggere il futuro e ad amare di più l’arte.
Utopia? Forse, ma il pubblico che viene al Rifff esce con gli occhi pieni di bellezza ed emozione, quindi piano piano credo che si propagherà.
Quali sfide hai incontrato nel creare un festival che unisce questi tre settori?
La diffidenza è il primo ostacolo. Cosa vuole fare questo? Ma chi è? Ma che roba sono i fashion film? Ma il cinema pubblicitario è una marchetta!
Insomma un mondo bigotto in una città che non è preparata all’innovazione. A Roma degli anni sembra si essere ancora negli anni ’60 e di innovare interessa poco, rispetto a Milano, eppure il mondo galoppa veloce e non credo che restare ancorati ad una visione antica di Roma con le sue trattorie tipiche farà della Capitale una città nel nuovo mondo, digitale e ultracompetitivo.
Il secondo ostacolo è la spocchia: Roma è divenuta molto provinciale e “se la canta e se la suona”.
Si premiano tra di loro, si dicono quanto sono bravi, si scambiano targhe, si atteggiano a grande cinema eppure le sale chiudono, i festival sono deserti, i soldi statali si sprecano e in platea ci sono solo i partecipanti e i familiari.
Noi di soldi pubblici non abbiamo visto una lira: tre edizioni con i soldi di privati e noi dell’associazione che ci siamo autotassati per vedere invece una partecipazione seconda solo alla festa di Roma, per sale piene, dimostra quanto questa città non sia pronta purtroppo! Vien voglia di mollare, ma abbiamo la testa dura e di edizione in edizione qualcosa si muove e diventiamo sempre più difficili da ignorare.
Qual è il ruolo della creatività e dell’innovazione nel RIFFF?
E’ la base. Il linguaggio che noi promuoviamo è creatività libera e allo stato puro. Il cinema ormai è condizionato da tanti fattori, specie dai soldi e da dove li prendi, il mondo della pubblicità pure ma ha un solo fine esaltare chi ti commissiona il film…poi quello che fai è di pura libertà dell’artista.
Registi importanti portano il loro stile e non assecondano magari i desideri artistici di manager che neanche ci provano a mettersi a confronto con loro. Quelli intelligenti fanno così. L’innovazione è d’obbligo quando hai il mondo dell’audiovisivo che evolve passando da chatgpt fino alla creazione di video con l’intelligenza artificiale. Io amo la pellicola, ma non metto la testa sotto la sabbia ignorando che oggi ci siano i pixel, e noi tutti professionisti, che ci lavoriamo, dovremmo pensare all’evoluzione del settore cinematografico.
Come scegli i film e i cortometraggi da includere nel festival?
Ogni anno si alza l’asticella e arrivano lavori di grande qualità. Il parametro è l’estetica dell’immagine, la capacità di emozionare e di comunicare e quanto rispecchia il messaggio della categoria a cui appartiene. E’ dura ma molti non rispettano questi canoni, altri film sono opere d’arte e vanno in finale.
Quali sono le tendenze attuali che vedi emergere nel mondo dei fashion film?
Anticipare le mode e le collezioni. Rendere autorevoli il brand e il prodotto con stile, estro ed eleganza. I registi e i brand viaggiano assieme verso il messaggio e verso la consapevolezza che le loro immagini sono accomunate. La tendenza è il sogno e far sentire il cliente che è a portata di click in una dimensione dove l’oggetto del desiderio è lo stesso di quel video che lo ammalia o che gli dà un’emozione, che può essere una risata come il famigerato effetto wow. L’imperativo odierno è: Stupire ma con efficacia.
Come pensi che il RIFFF possa influenzare il futuro della moda e del cinema?
A lungo raggio lo farà. Nel mondo del cinema sicuramente, scalfendo questo ecosistema immobilizzato, molti capiranno che il linguaggio e la messa in scena va portata avanti, senza rinnegare un passato seppur glorioso, ma di ricordi non si vive più ed il presente è questo.
Nella moda l’incontro con il cinema è fecondo e può portare sicuramente valore, pensare per immagini può fomentare la creatività di direttori artistici e stilisti. In fondo gli occhi guardano e quegli occhi guardano i vestiti e gli accessori per come guardano decine di video giornalieri. Il RIFFF spiega tutto questo con approfondimenti e didattica facendo cultura. Ogni persona che viene al RIFFF si diverte ma impara allo stesso tempo un mondo nuovo che in altre parti del mondo è realtà da decenni e a breve lo sarà anche a Roma. Saremo noi precursori di una moda nuova.
Quali sono i tuoi progetti futuri per il RIFFF?
In questa quarta edizione del 2025 ci apriamo al mondo delle AI con delle categorie apposite. Inoltre scindiamo la competizione dei lavori a scopo sociale con quelli di cinema puro, questo perché si tende (giustamente o no, non spetta a me dirlo) a premiare solo il sociale quando i due mondi sono in una unica competizione. Un film come Otto mezzo di Fellini e Non è Amore Tossico, meritano entrambi un premio se stanno in due categorie separate.
Spiegheremo ancor di più come il web oggi sia un’opportunità e non solo un luogo di idiozie e banalità e tante altre “stravaganze” che in un festival ingessato non troverete mai. Noi abbiamo l’opportunità, solo noi però, di avere un palco e poter portare la nostra expertise con il nostro stile e lo possiamo farlo, sopra le righe, ma con serietà.
