Influenzare il clima. Far piovere o fermare gli uragani
Dalla magia verde all’uso delle armi nucleari
Uno dei sogni mai nascosti dell’uomo fin dall’antichità è di influenzare il clima, provocando la pioggia o al contrario impedendo l’effetto distruttivo degli uragani.
L’evocazione degli elementi naturali fa parte della magia verde. Vecchia di secoli, è derivata da antiche religioni preistoriche. I celti veneravano l’acqua quale fonte di vita. Conoscevano, ad esempio, numerosi incantesimi tra cui quello di pronunciare una determinata formula entro un cerchio di pietre per evocare la tempesta.
L’evocazione delle l tempeste fa parte della tradizione magica anche degli indiani americani. Attraverso danze propiziatorie s’ingraziavano gli dei inducendoli a mandare loro la pioggia per i campi e le coltivazioni inariditi.
Queste danze prevedevano rituali certamente complessi, dove le piume, simbolo del vento, insieme a pietre blu e verdi quali turchesi e serpentiniti, rappresentanti l’acqua, venivano impiegate come ornamenti ed amuleti.
Questi oggetti erano cuciti sui costumi e incastonati nei gioielli. Il loro ondeggiare durante la danza richiamava l’attenzione delle entità superiori per invogliarli a mandar loro la pioggia.
Il desiderio oggi può trovare soddisfazione
Influenzare il clima a proprio favore, scrivevamo sopra, è sempre stato un grande desiderio umano, che oggi può trovare soddisfazione: basta sparare da terra o far cadere da un aereo alcune palline di neve “carbonica”, per ottenere l’inseminazione delle nubi e produrre così vapore acqueo in modo da ottenere delle precipitazioni anche in quelle zone aride dove normalmente non piove.
Non sono molti i luoghi in cui sono stati impiegati questi sistemi. In particolare la Cina li ha usati nel 2008, prima della cerimonia inaugurale dei giochi olimpici di Pechino affinché i temporali scaricassero la maggior parte dell’acqua prima di raggiungere la metropoli.
Sparare in aria ghiaccio secco e ioduro d’argento è un sistema certamente più costoso che scavare canali e utilizzare pompe per portare l’acqua dove essa è necessaria. Pertanto difficilmente le Nazioni utilizzano questa tecnica.
Tuttavia c’è sempre il rovescio della medaglia. I canali e le pompe, di contro, non riescono in alcun modo ad evitare i disastri provocati da precipitazioni violente. Né sparare sostanze chimiche in aria limita la violenza degli uragani.
L’uso improponibile delle armi nucleari
In questo periodo ha fatto scalpore la notizia secondo la quale Donald Trump avrebbe proposto di fermare tali manifestazioni tempestose con l’impiego di armi nucleari, notizia da lui stesso smentita. Nonostante ciò la domanda resta: “Si possono fermare gli uragani per evitare la devastazione che li accompagna?”.
L’uso delle armi atomiche non è una soluzione auspicabile: certamente tutti capiamo che ci sarebbero conseguenze ambientali gravissime ma, in ogni caso, gli uragani sono più potenti di un’arma nucleare anzi, per essere precisi, queste tempeste liberano energia superiore a decine se non centinaia di bombe atomiche.
Gli scienziati ritengono che un uragano possieda in media energia pari a quella di una bomba all’idrogeno da 10 megatoni che esplode ogni 20 minuti.
Inoltre non è nemmeno pensabile di bombardare i segni premonitori di un uragano: solo cinque su ottanta diventano tempeste vere e proprie.
Da considerare che, anche quando bastassero poche atomiche per fermare un uragano, gli alisei porterebbero a un fall out radioattivo sia sulle isole caraibiche sia sugli stessi USA (che probabilmente sarebbero gli utilizzatori delle bombe atomiche).
L’ipotesi di diminuire la temperatura
Basandosi su modelli computerizzati, nel 2012 lo scienziato climatologo inglese ha avanzato l’ipotesi di aumentare, nelle regioni di formazione degli uragani, lo strato di nubi al fine di renderlo più “schermante” con una diminuzione della temperatura sulle zone oceaniche di circa 4 gradi.
Per dare corpo alla sua teoria, ha preventivato l’impiego di 2000 navi “spara acqua” per la “modica” cifra di circa tre miliardi di dollari occorrenti alla costruzione dei natanti. Si pensi che l’uragano Katrina è costato agli Stati Uniti 81 miliardi di dollari e 1833 morti.
Ma la cura non sarebbe senza effetti collaterali: Il prof. Gadian e i suoi colleghi hanno ammesso che imbrigliare gli uragani attraverso il raffreddamento delle zone in cui questi ultimi si formano, potrebbe portare ad una sensibile riduzione delle precipitazioni nel Sud Est asiatico e in Amazzonia.
Alla fine si avrebbe la perdita di circa 1 mm di pioggia al giorno!
La soluzione di Gadian
Cercando una soluzione, Gadian e collaboratori hanno sperimentato diversi modelli digitali disponendo le navi al largo della California, del Perù e dell’Angola ottenendo una possibile diminuzione della temperatura media delle aree interessate di circa 0,1 gradi, non sufficienti a fermare gli uragani ma capaci di apportare modificazioni climatiche nei tempi futuri.
Ma i modelli di questi scienziati hanno comunque evidenziato come il continuo aumento dei livelli di anidride carbonica nell’atmosfera farebbe aumentare la potenza degli uragani, per cui il dispiegamento delle navi spruzza acqua in particolari e ristrette zone del Pianeta porterebbe ad una diminuzione dell’aumento di temperatura limitando la violenza delle tempeste.
Resta che il progetto è più facile a dirsi che a farsi: la geopolitica mondiale non è certamente un fatto favorevole. E’ facile supporre le navi del Prof. Gadian non faranno neppure un giretto “ di prova”. Forse ora come ora e nonostante tutto è più facile diventare “astronauta fai da te”.