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Il Web e la cyberviolenza come l’hate speech

Nulla di quello che scriviamo qui su Globe, ha l’intento di creare emergenza o di spaventare. Tutt’altro. Unico obiettivo è informare tramite i nostri esperti. Oggi toccheremo un argomento di estrema attualità, perché si propaga tramite web, ovvero la cyberviolenza.

Cyberviolenza: il web
Il web è ok, ma con attenzione!

Cyberviolenza

In precedenza abbiamo trattato diversi tipi e manifestazioni di violenza: quella più nota ed evidente è la violenza fisica, quella sessuale, ma si presenta anche in modalità più psicologiche come quella verbale, lo stalking, il mobbing, ma anche sottoforma di violenza economica. Ne abbiamo parlato e ne parleremo ancora, perché tutto avviene in forma spesso subdola.   

Le forme di violenza sono sempre esistite, ma sono state spesso taciute e persino legittimate, ad esempio il delitto d’onore e il matrimonio riparatore abrogati soltanto nel 1981.

L’evoluzione e l’impiego di nuovi strumenti ha però generato altre forme di violenza, come l’orbiting (visto in precedenza), il controllo ossessivo tramite applicazioni, GPS, social media, chat istantanee, possibilità di clonare i cellulari naturalmente senza consenso, rappresentano una consolidata forma di violenza: quella digitale, la cyberviolenza.

Cos’è la cyberviolenza?

Con violenza digitale, o cyberviolenza, si intendono tutte quelle forme di violenza rese possibili dalle tecnologie digitali come le piattaforme social, le applicazioni di messaggistica e di incontri, i forum online, l’accesso al mondo sessuale e gli ambienti di gioco virtuale in cui è possibile venire a contatto con persone che utilizzano anche false identità. Lo scenario contemporaneo è fortemente connotato dall’ utilizzo della tecnologia in modo spropositato e privo di consapevolezza, soprattutto per quanto riguarda le nuove generazioni.  Il mondo del web è accessibile a chiunque.

La dimensione della violenza passa attraverso i social media in cui è possibile leggere commenti di tutti i tipi e contro chiunque, messaggi sessisti, di odio, di razzismo, di disprezzo, di umiliazione di incitamento al suicidio, di denigrazione, di body shaming. Dove chiunque si sente autorizzato a dire la propria.

Hate speech e Revenge porn

Il fenomeno  che prende il nome di “hate speech“, dovrebbe destare preoccupazione, poiché sembra essere divenuta una pratica di compensazione per sopperire alle proprie mancanze, per scaricare le proprie frustrazioni insultando gli altri e provando a provocare reazioni per sentirsi appagati.

Un altro aspetto della violenza digitale è il “Revenge porn“(o pornografia della vendetta) che consiste nell’invio, nella pubblicazione o diffusione senza consenso di contenuti sessualmente espliciti e che ritraggono la donna nuda o in atteggiamenti intimi. Tale divulgazione avviene solitamente a scopo vendicativo a seguito di un rifiuto, per ottenere qualcosa o a seguito di una relazione finita che non si vuole accettare.

Tendenzialmente sono ex partner a mettere in atto questa forma di violenza, che hanno generalmente ottenuto il materiale in modo consensuale.

La vittima di questa vendetta può avere ripercussioni molto gravi a livello psicologico, sociale e materiale.

Lo scopo dell’offender è in primo luogo il ricatto: nella speranza di ottenere ciò che desidera, e nell’eventualità di un fallimento di tale strategia, riuscire a rovinare l’esistenza, punire e umiliare la propria vittima. In questi casi è consigliabile rivolgersi alla polizia postale. 

Se sei vittima di violenza rivolgiti ad un centro antiviolenza e/o chiama il 15 22 numero antiviolenza gratuito attivo 24 h su 24.

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