Il salvagente? nasce da “una storia curiosa”
il salvagente
La storia è spesso associata alla noia: nomi, luoghi, date … tutto da imparare a memoria e ripetere nella giusta sequenza.
Fortunatamente non è sempre così e anzi è spesso curiosa e divertente, come la “pillola” che segnaliamo in questo articolo.
L’unica necessità è di avere una fonte attendibile da cui attingere le informazioni in modo da evitare l’insinuarsi di teorie fantastiche svincolate dalla realtà.
Prenderemo quindi in esame “Vite Parallele” di Plutarco, noto storico vissuto a cavallo tra il primo e il secondo secolo dopo Cristo. La vicenda vede protagonista un soldato Romano, Ponzio Cominio il quale, risolvendo in modo originalissimo un problema che ostacola la sua missione, è stato consegnato alla storia.
Il contesto storico
Nel 390 Avanti Cristo i galli Senoni, provenienti dalla Gallia e stabilitisi nelle odierne Marche, muovono verso Sud. Roma è una città stato che già prepara il suo grandioso futuro ma ancora debole rispetto agli invasori.
Tuttavia i Romani pensano di poter contrastare facilmente gli intrusi e nulla fanno per risolvere la crisi anzi, i messi che inviano per tentare una mediazione, assumono atteggiamenti talmente poco rispettosi nei confronti dello stesso capo dei galli Brenno, che lo scontro diventa inevitabile.
Il Senato invia quindi due legioni che però non sono quelle dell’immaginario collettivo: infatti, i primissimi eserciti romani sono improntati sul modello greco, hanno pochi uomini, non hanno l’addestramento che li caratterizzerà nei secoli successivi.
Le legioni sono sconfitte e la Città Eterna è posta sotto assedio. Assedio che si concluderà con la caduta e il saccheggio. Non appagato, Brenno impone ai Romani un sostanzioso tributo per abbandonarla insieme alle sue truppe.
Nel tentativo di risolvere la situazione, è allora richiamato Furio Camillo, nobile e condottiero, allontanato dal potere tempo prima per questioni politiche il quale organizza la resistenza e poi riesce a battere definitivamente i Galli.
Il fatto
E’ nel corso di questa guerra che il legionario Ponzio Cominio riceve l’ordine di recapitare un messaggio al proprio comandante che però si trova al di là del Tevere le cui acque, sopratutto a quei tempi, erano molto insidiose. Inoltre, data la situazione, l’uomo non poteva togliersi l’armatura che però lo appesantiva di circa 11,5 chili.
Ed è stata in questa occasione che ha inventato, o qualche oscuro “Archimede” ha inventato per lui, quello che possiamo considerare il primo giubbotto salvagente della storia: un corpetto di sughero da indossare sotto l’armatura. Così, assicuratosi un galleggiamento “positivo”, Cominio ha potuto attraversare il Tevere in relativa sicurezza e portare a termine la propria missione.
Conclusione
Non sappiamo se fosse stato realmente lui ad aver avuto l’idea, ma le cronache segnalano il suo nome. Sicuramente questo giubbotto è un chiaro segno dell’ingegno romano che plasmerà il mondo nei secoli a venire e di cui possiamo ancora osservare le vestigia a più di duemila anni di distanza.