Il salotto letterario di Daniela ospita Monica Serra
Sempre più ricco e sempre più ambito “Il salotto letterario di Daniela”. È l’occasione giusta per un’intervista a Monica Serra, scrittrice, curatrice di collana e responsabile di progetti in ambito bancario

Monica Serra
Incontriamo Monica Serra, scrittrice, curatrice della collana Fantasy Tales di Delos Digital e responsabile di progetti nel settore bancario. Collabora con la webzine Wondergate e con la blogzine Isola di Carta. Ama la letteratura fantastica e pubblica da quindici anni soprattutto racconti: Ne ricordiamo tre: I riparatori dell’ordine (Millemondi Urania, luglio 2022, Mondadori), Mi prenderò ogni cosa (Futuro Criminale, La Ponga, 2019) selezionato per la raccolta Mondi Paralleli – Il meglio della fantascienza italiana indipendente 2019 (Delos Digital, 2020, Premio Italia 2021 sezione Antologie) e Nel blu, presente nella raccolta Tempesta dal nulla (Delos Digital, 2023, Premio Italia 2024 per la sezione Antologie).
Ha scritto il romanzo La canzone del drago (Dark Zone, 2020) e partecipato a diverse iniziative letterarie a scopo benefico. A tal fine ha anche visto la luce l’antologia Lei. Storie di donne da tutti i mondi possibili (Altrimedia, 2018), i cui diritti sono stati devoluti alla Susan G. Komen Italia per la prevenzione dei tumori al seno.
Ciao Monica, o dovrei dire Molly? Grazie per aver accettato di partecipare al mio salotto letterario. Leggo nella tua biografia che lavori in banca, di che cosa ti occupi? e che circa quindici anni fa hai cominciato a scrivere soprattutto racconti fantasy. Inoltre curi una collana e collabori con due redazioni. Come fai a conciliare così tanti impegni (e non li ho elencati nemmeno tutti, hai pure due figli e tre gatti!)? Come riesci a trovare il tempo per scrivere?
Ciao! Va benissimo sia Monica che Molly, scegli pure quello che preferisci. Grazie a te per l’invito nel tuo salotto letterario, è sempre un piacere chiacchierare di scrittura!

Sì, lavoro in banca, ma la mia attività non ha nulla a che vedere con la creatività della scrittura: attualmente, dopo tre decenni di rete, mi occupo della gestione di progetti in ambito digitale. Tuttavia, la passione per la narrativa ha sempre fatto parte della mia vita, e circa quindici anni fa ho iniziato a scrivere in modo professionale, pubblicando il mio primo romanzo, e da lì in poi soprattutto racconti di genere fantasy e fantascienza.
Oltre a scrivere, dirigo la collana Fantasy Tales per Delos Digital, un progetto che mi permette di lavorare con autori emergenti e già affermati per portare nuove storie al pubblico. Collaboro anche con due redazioni, perché amo parlare di fantastico, di libri e di narrazione in tutte le sue forme.
Come faccio a conciliare tutto? A volte me lo chiedo anch’io! La verità è che scrivere per me è una necessità, una parte essenziale della mia vita. Riesco a ritagliarmi del tempo sfruttando ogni momento libero: la sera, nel fine settimana o durante la pausa pranzo. Certo, con due figli, tre gatti e mille impegni non è sempre facile, ma ho imparato a organizzarmi, a scrivere ovunque e a sfruttare ogni ispirazione al volo. Alla fine, quando qualcosa ti appassiona davvero, trovi sempre il modo di farlo entrare nella tua vita.
Nelle tue storie domina il genere fantasy. Come mai questa scelta o forse dovrei dire passione? Cosa ti interessa raccontare? Ci sono personaggi ricorrenti nelle tue storie? E soprattutto: quanto di te c’è nei tuoi racconti?
Il fantasy è diventato il mio genere del cuore quando ero già grandicella, verso la metà degli anni Ottanta. Fin da bambina, però, ho sempre amato leggere, soprattutto storie avventurose. Il mio “libro del cuore” è L’isola del tesoro, e tra i miei autori preferiti c’erano Stevenson, Verne, Salgari, Jack London, Edgar Allan Poe. Quando ho scoperto il fantasy con Le nebbie di Avalon di Marion Zimmer Bradley, il desiderio di esplorare mondi nuovi, di spingermi oltre i confini della realtà e di dare vita a storie che mescolano avventura, emozioni e simbolismi profondi ha trovato la sua “casa”. Scrivere fantasy (o fantastico, in senso più ampio) significa avere la libertà di plasmare universi, culture e creature straordinarie, ma anche affrontare temi universali come il coraggio, il sacrificio, il destino e la trasformazione.
Il fantasy è la mia comfort zone, anche se alcune delle soddisfazioni più grandi me le ha regalate la fantascienza. Penso, ad esempio, al mio primo racconto “su commissione”, alla presenza in un Millemondi Urania o ai due racconti pubblicati in raccolte vincitrici del Premio Italia nel 2021 e nel 2024 per la categoria Migliore Antologia di SF.
Ciò che mi interessa raccontare, al di là del genere, sono soprattutto storie di crescita e cambiamento. Amo i personaggi che partono da una condizione di fragilità o smarrimento e che, attraverso un viaggio – fisico o interiore – trovano la loro strada. Il fantasy è il terreno ideale per questo tipo di narrazioni, perché permette di rappresentare in modo metaforico le sfide e le battaglie che tutti affrontiamo nella vita.
e…
Non ho un personaggio ricorrente che torna in più storie, ma ci sono temi e caratteristiche che accomunano molti dei miei protagonisti. Ho un debole per gli eroi imperfetti, quelli segnati da cicatrici (visibili o invisibili) che lottano per trovare il proprio posto nel mondo. In Stelle d’inverno, la mia ultima pubblicazione nella collana La Via della Seta di Delos Digital, c’è Sakura, una guerriera tormentata dal passato che deve accettare le proprie crepe per poter andare avanti. Il tema della rinascita e dell’accettazione delle proprie ferite è una costante nei miei racconti.
Quanto di me c’è nelle mie storie? Direi molto, anche se spesso in modo inconsapevole. Ogni autore, alla fine, mette qualcosa di sé nei suoi personaggi, nei mondi che crea, nei temi che sceglie di raccontare. A volte mi rendo conto solo dopo di aver trasposto in una storia paure, desideri o esperienze personali. Penso che sia inevitabile, perché scrivere è anche un modo per esplorare noi stessi.
Ed ecco la mia domanda di rito: scrivere è sempre stato il tuo sogno nel cassetto, fin da bambina? Da piccola eri una lettrice compulsiva? Raccontaci: come e perché hai cominciato a scrivere?
Scrivere è sempre stato il mio sogno nel cassetto. Fin da bambina amavo inventare storie, lasciando correre la fantasia: raccontavo avventure fantastiche ai miei amici o riempivo quaderni di racconti.
Ero una lettrice compulsiva? Decisamente sì! Leggevo di tutto: dai classici della letteratura per ragazzi ai romanzi d’avventura, da Topolino alle voci che mi incuriosivano nelle Enciclopedie (lo so, sono “diversamente giovane”). I mondi immaginari, le creature soprannaturali e gli eroi imperfetti mi affascinavano e mi facevano sognare. Non avevo mai letto fantasy fino a Le nebbie di Avalon, una versione fantasy della leggenda arturiana narrata dal punto di vista di Morgana. Ricordo ancora la meraviglia che provai leggendolo: grazie al cambio di prospettiva e all’intreccio di storia, mito e fantasia, quel libro mi ha aperto porte di universi straordinari. Da quel momento, ho sentito il desiderio di crearne di miei.
continua…
La scrittura, però, ha assunto un significato ancora più profondo in un momento difficile della mia vita. La mia prima pubblicazione è stata un romanzo fantasy, Cuore di drago (che dieci anni dopo è stato rivisto, ampliato e ripubblicato con il titolo La canzone del drago per Dark Zone). L’ho scritto principalmente come terapia, un vero e proprio percorso di guarigione. In quel periodo avevo bisogno di rimettere insieme i pezzi, di dare forma alle mie emozioni, di incanalarle in qualcosa di concreto. La scrittura è diventata il mio rifugio, il mio modo per affrontare e superare quella fase. Raccontare quella storia è stato come intraprendere un viaggio interiore, fatto di fragilità, forza e rinascita.
Da allora, scrivere non è stata più solo una passione, ma una necessità. Ho studiato molto per migliorare la tecnica e affinare un mio stile, mi sono messa alla prova partecipando a concorsi e spietate selezioni editoriali. Ogni storia che creo è un modo per esplorare emozioni e dare voce a personaggi che vivono sfide e trasformazioni, proprio come accade nella vita reale. Scrivere è un viaggio continuo, una scoperta che non finisce mai, e non potrei immaginare la mia vita senza questa meravigliosa avventura.
Ci parli delle tue collaborazioni la webzine Wondergate e con la blogzine Isola di Carta? Mi interessa soprattutto la seconda, in cui descrivi le serie TV cinesi e coreane (!), un’altra tua passione, giusto?
Collaborare con Wondergate e Isola di Carta è per me un grande piacere, perché mi permette di unire due delle mie più grandi passioni: la scrittura e la cultura pop.
Wondergate è una webzine dedicata al fantastico in tutte le sue sfumature, dalla letteratura al cinema, dai fumetti ai giochi di ruolo. Un vero punto di incontro per chi ama il genere, uno spazio di confronto e scoperta. Farne parte è davvero stimolante; contribuisco alla rivista in veste di socia World SF Italia, con articoli e approfondimenti che spaziano tra fantasy e fantascienza.
In Isola di Carta, invece, ho il mio angolo dedicato a un’altra grande passione: le serie TV asiatiche, in particolare coreane e cinesi. Ho scoperto il mondo dei drama non molti mesi fa ed è stato un colpo di fulmine. Queste serie raccontano storie avvincenti, con personaggi ben costruiti e una straordinaria capacità di toccare corde emotive profonde, spesso accompagnata da una cura visiva impeccabile. Nella mia rubrica Dramaverse, parlo dei drama che mi colpiscono di più, approfondendo trame, tematiche e curiosità legate alla cultura asiatica.
Per me, guardare queste serie non è solo un passatempo, ma anche un modo per scoprire nuove modalità narrative. Trovo affascinante come riescano a mescolare generi diversi, dal fantasy al thriller, dalla commedia al dramma storico, mantenendo sempre un forte impatto emotivo. E poi, diciamolo: la qualità produttiva è altissima, con un’attenzione ai dettagli che in molti casi supera quella delle produzioni occidentali.
Dramaverse mi permette di condividere questa passione con chi già ama questo mondo e con chi magari vuole iniziare a esplorarlo. È bello vedere quanta curiosità e interesse ci sia verso queste serie, che ormai stanno conquistando il pubblico internazionale.
Come è nata l’idea di scrivere l’antologia “Lei. Storie di donne da tutti i mondi possibili” e di devolvere i tuoi diritti d’autrice alla Susan G. Komen Italia per la prevenzione dei tumori al seno?
L’idea di scrivere Lei. Storie di donne da tutti i mondi possibili è nata da un’esperienza molto personale e profonda. Ho vissuto in prima persona la battaglia contro un tumore al seno e, dopo aver affrontato quella prova, sentivo il bisogno di raccontare la forza delle donne, la loro capacità di reagire e trasformarsi, indipendentemente dal contesto in cui si trovano.
Scrivendo fantasy e fantascienza mi è sembrato naturale usarli per esplorare questo tema. Nelle storie dell’antologia, le protagoniste affrontano difficoltà e sfide in mondi fantastici, ma il loro viaggio metaforico rappresenta la lotta, la resilienza e la capacità di rinascita che ogni donna – e ogni persona – può avere nella realtà.
Devolvere i miei diritti d’autrice alla Susan G. Komen Italia, un’associazione che si occupa di prevenzione del tumore al seno e di supporto alle donne colpite dalla malattia, è stata una scelta istintiva e naturale. Le volontarie Komen e la pazzesca maratona delle Donne in Rosa durante l’evento con cui l’Associazione raccoglie fondi, la Race for the Cure, sono stati uno dei pilastri più importanti durante il mio percorso di guarigione; quindi, mi è sembrato giusto contribuire e sensibilizzare nel modo in cui potevo.
Tengo moltissimo a questa pubblicazione, perché rappresenta un percorso personale ma anche un messaggio universale: si può cadere, si può soffrire, ma si può anche trovare la forza di rialzarsi e reinventarsi.
Raccontaci delle altre tue altre attività letterarie a scopo benefico…
Ho sempre creduto che la scrittura possa essere non solo un mezzo per raccontare storie, ma anche uno strumento per fare del bene in modo concreto. Oltre a Lei. Storie di donne da tutti i mondi possibili, ho partecipato ad altre iniziative letterarie a scopo benefico, collaborando a progetti legati a cause importanti.
Uno di questi è Io scrivo per voi, un’antologia nata nel 2016 per raccogliere fondi a favore delle popolazioni colpite dal terremoto. È stato un lavoro corale, in cui tanti autori hanno unito le proprie voci per portare aiuto e solidarietà attraverso le parole.
Ho poi avuto l’opportunità di contribuire a Mari Aperti, un’antologia i cui proventi sono stati devoluti a Open Arms, l’organizzazione che si occupa del salvataggio dei migranti in mare. È stato un progetto molto intenso, perché attraverso le storie si è cercato di raccontare il senso del viaggio, della speranza, dell’umanità che non dovrebbe mai perdersi, neppure nelle situazioni più drammatiche.
Un’altra esperienza significativa è stata la partecipazione a Rosa sangue, un’antologia nata per sensibilizzare e combattere la violenza sulle donne. È un’iniziativa a cui tengo particolarmente: raccontare storie che affrontano questo tema è stato un atto di denuncia, ma anche di speranza, perché credo che la narrativa possa essere uno strumento potente per far riflettere, dare voce a chi non ce l’ha e contribuire, nel suo piccolo, a un cambiamento culturale necessario.
La scrittura non è solo un’arte, ma anche un gesto di condivisione e sostegno. Ogni volta che posso mettere la mia voce al servizio di una causa che mi sta a cuore, lo faccio con entusiasmo, perché credo che raccontare storie significhi anche creare connessioni, dare speranza e lasciare un segno, nel piccolo e nel grande.
Come affronti la tua responsabilità di curatrice di collana della Delos Digital? Come scegli le pubblicazioni? Vai di cuore e di pancia o usi un metodo? E se sì, quale?
Essere curatrice di una collana editoriale è una grande responsabilità, ma anche un’esperienza straordinaria. Il fantasy è il mio genere del cuore, e poter selezionare e valorizzare storie che ne esplorano le infinite sfaccettature è un privilegio.
Quando si tratta di scegliere le pubblicazioni per Fantasy Tales, cerco sempre di bilanciare istinto e metodo. La prima impressione è fondamentale: se una storia mi cattura già dalle prime pagine, se ha un’atmosfera coinvolgente, dei personaggi vivi e una voce narrativa interessante, so che vale la pena approfondire. Ma poi entra in gioco anche un’analisi più razionale: valuto la solidità della trama, la qualità della scrittura e soprattutto l’originalità della proposta. Il fantasy è un genere vastissimo, ma proprio per questo è importante individuare storie che abbiano qualcosa di unico da raccontare. Accetto anche storie che possono aver bisogno di un po’ di revisione, ma il potenziale narrativo deve essere evidente.
Insomma, direi che il mio approccio è un mix tra cuore e metodo. Mi affido all’istinto, ma poi analizzo ogni proposta con attenzione, perché voglio che ogni storia pubblicata nella collana sia un’avventura degna di essere vissuta dai lettori.
Che progetti hai per il futuro?
Ho sempre tanti progetti in cantiere, perché per me scrivere e raccontare storie è un’esigenza, oltre che una passione.
Per quanto riguarda la scrittura, sto lavorando su nuovi racconti e su un progetto più ampio a cui tengo molto. Dopo l’esperienza di Stelle d’inverno, ho voglia di esplorare ancora di più il connubio tra fantasy e introspezione, portando avanti storie che parlino di crescita, di trasformazione e della forza che si può trovare anche nelle proprie cicatrici.
Come curatrice di collana per Delos Digital, voglio continuare a valorizzare nuovi talenti e portare al pubblico storie fantasy che abbiano qualcosa di speciale da raccontare. Ho in mente di ampliare il ventaglio di proposte di Fantasy Tales, magari sperimentando con sottogeneri meno esplorati e offrendo spazio a voci originali.
A livello di collaborazioni editoriali, continuerò a scrivere per Isola di Carta (magari con qualche piacevole novità) e per Wondergate.
Infine, mi piacerebbe riprendere a organizzare eventi letterari e incontri con i lettori, perché credo che la narrativa sia prima di tutto condivisione. Insomma, il futuro è pieno di storie da raccontare… e io non vedo l’ora di farlo!
Ci lasci una citazione da uno dei tuoi libri preferiti? Giusto un assaggio!
Mi piace rispondere a questa domanda con tre citazioni che mi accompagnano sempre e che, in qualche modo, rappresentano anche il mio approccio alla scrittura e alla vita.
La prima viene da Il Trono di Spade di George R.R. Martin: “Una mente ha bisogno di libri come una spada ha bisogno della cote, se vuole mantenere il suo filo.” Leggere e scrivere sono il modo migliore per affinare la mente, esplorare nuovi mondi e crescere. Per me, ogni storia è una scoperta, e ogni libro lascia un segno.
La seconda citazione viene da Le nebbie di Avalon di Marion Zimmer Bradley: “La Dea sceglie i suoi servitori, e se si dimostrano fedeli, dona loro grandi doni.” Questo libro mi ha insegnato che la magia – intesa come forza interiore, determinazione e trasformazione – è qualcosa che appartiene a tutti noi (un po’ di più alle donne, forse). Basta ascoltarla e seguirla con fedeltà.
Infine, una citazione da L’isola del tesoro di Robert Louis Stevenson che, come dicevo, è il mio “libro del cuore”: “Se cerchi il tesoro, segui la mappa.” Semplice, ma potente. Per me, la scrittura è un po’ così: un viaggio pieno di mistero, ostacoli e meraviglie, in cui ogni storia è una mappa da seguire, e ogni libro è un tesoro da scoprire.
Grazie di cuore, Molly
Grazie a te per questa bellissima chiacchierata. È stato un piacere poter condividere un po’ del mio mondo e delle mie passioni. Spero che le mie storie possano continuare a emozionare e far sognare chi le legge, proprio come i libri hanno sempre fatto con me.
Un grande abbraccio e… buone letture a tutti!
