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Il salotto letterario di Daniela con Graziella Belli

Intervista a Graziella Belli scrittrice e bibliotecaria

Graziella Belli al Salotto letterario di Daniela

Graziella Belli

Incontriamo Graziella Belli, scrittrice piemontese che vive da sempre nelle montagne dell’alta Valle del Tanaro. Già dipendente del Comune di Ormea come responsabile del servizio amministrativo e contabile, si è occupata anche della biblioteca e dell’archivio. Ha pubblicato due racconti nel 2023 e nel 2024 ed è appena uscito il suo primo romanzo I campi di patate fanno le onde” per Fusta Editore.

Ciao Graziella, grazie per aver accettato di partecipare al mio salotto letterario. Prima di parlare del tuo primo romanzo, raccontaci qualcosa di te: chi è Graziella Belli?

Posso definirmi una donna di montagna che ama la sua terra e il mare. Non ho mai lasciato la Valle in cui sono nata, anche se trascorro parte del mio tempo sulla costa della Liguria di Ponente. Sono nonna di due meravigliosi bambini che riempiono quasi tutta la mia vita e la parte restante cerco di dedicarla a cose belle, prima tra tutte, la letteratura.

Il tuo primo romanzo “I campi di patate fanno le onde” è appena uscito. Spiegaci un po’: come ti è venuta l’idea di scrivere questa storia? E come mai questo titolo?

Ho scritto questo romanzo spinta da ricordi di narrazioni lontane. Erano vicende, fatti, aneddoti, che avevo ascoltato dai miei familiari e dalle donne e gli uomini che ho conosciuto, e che descrivevano un momento storico tristissimo: gli anni della seconda guerra mondiale.

Il titolo deriva da un momento contenuto nel secondo episodio del romanzo: i due bambini protagonisti si avventurano con le biciclette oltre un colle e giungono, senza il permesso dei genitori al mare. Al ritorno li aspetterà una punizione. Per Giusto, uno dei bambini e personaggio centrale della storia, il castigo consisterà nel levare l’erba attorno alle piantine di patate. Giunto sul posto, lui guarderà quel campo tutto verde di patate e gramigna da estirpare e gli sembrerà che le piante facciano le onde come il mare. Questa visione si ripeterà in altri episodi e sarà in qualche modo, assieme a una musica di quegli anni, il leit motiv.

Come si scrive una storia raccontata, almeno in parte, da due bambini? Non è facile essere credibili…

Ho cercato di ricordare i racconti sentiti dai miei genitori, che in quegli anni avevano la stessa età dei protagonisti, e poi sono tornata indietro con il pensiero, a quando ero bambina io. Non so se ci sono riuscita: ciò che volevo fare era raccontare queste storie senza gli orrori a cui siamo abituati, ma con lo sguardo di quando ancora noi tutti siamo migliori di come diventeremo, senza malizie o smanie di potere. Un modo gentile di scrivere le vicende di due bambini che crescono durante una guerra. Mi interessava trattare i protagonisti con la delicatezza che i bambini e i ragazzi meritano.

I luoghi, nel tuo romanzo sono dei quasi personaggi. Ormea, la valle del Tanaro, ma anche la Liguria.

Ho tentato di scrivere queste pagine mostrando Ormea nella sua mineralità viva, la sua vegetazione, la sua umanità in affanno, la spettacolarità delle sue vette verdi.

Descrivere Ormea a tratti separata dalla guerra, non dalle tradizioni, con le sue feste e la neve, le ciliegie e la legna, il freddo; affinché ogni cosa, persino il dolore provocato dalle barbarie, a parte la fame, non sembrasse incidere i tessuti sociali e fisici della popolazione e del paesaggio del borgo, del fiume e delle sue montagne.

Ormea ha un legame fortissimo con la Liguria, con il mare che sappiamo essere appena al di là dei monti. La Liguria è l’altra sponda del Tanaro, è il versante al sole con gli ulivi e i carrubi e dove i vigneti producono anche acini di ormeasco. L’Alta Valle del Tanaro è terra di transito, da sempre attraversata dalla strada che dal Piemonte porta a Oneglia, non potevo scrivere di Ormea senza la Liguria.

Passiamo allo stile: perché hai scelto di raccontare una storia a episodi? Come ti sei documentata sugli eventi storici

Ho iniziato a scrivere un racconto, quindi un secondo e la storia mi è stata subito chiara, con i suoi limiti temporali ben definiti: da giugno 1939, prima dell’inizio della seconda guerra mondiale in Europa, al 27 aprile 1945 quando le ultime truppe tedesche lasciano il territorio di Ormea e dell’Alta Val Tanaro. Ho quindi deciso di scrivere un episodio all’anno che raccontasse la crescita dei protagonisti e il loro passaggio all’adolescenza, di pari passo con l’evolversi del conflitto, con l’eccezione degli ultimi episodi in cui sono due l’anno. Questa scelta è stata dettata anche per facilitare il lettore che può iniziare e finire un episodio in breve tempo e poi riprendere la lettura in tempi diversi, come se si trattasse di racconti legati tra di loro.

Mi sono documentata molto sulla storia del periodo e in particolare mi è stato di grande aiuto il libro “Verso la libertà. Racconti di Resistenza in Ata Val Tanaro” scritto da Tullio Pagliana.

Torniamo a te: volevi scrivere già da bambina oppure l’amore per la scrittura è nato strada facendo, lavorando in biblioteca?

Graziella Belli nella biblioteca di Ormea

È una passione che arriva da lontano, dai primi pensierini delle elementari. La scrittura ha sempre viaggiato in coppia con la lettura, fino a lasciare maggior spazio a quest’ultima negli anni della mia attività lavorativa, particolamente intensa e impegnativa. Ho lavorato per quasi quarant’anni presso il Comune di Ormea, occupandomi tra le altre cose, come notavi tu, dell’archivio e della biblioteca civica, e in questi ambienti ho ulteriormente coltivato la mia passione per la storia e la letteratura. Ho scritto racconti pubblicati in antologie, anche se era l’opera di ricerca, a volte più intima, di scavo nelle cronache familiari, quella alla quale mi sono sempre dedicata di più.

Quali scrittori o scrittrici preferisci?

I maestri delle mie letture giovanili sono: Giovanni Verga, Cesare Pavese, Elsa Morante e poi i contemporanei italiani, ognuno con le proprie caratteristiche. Amo molto anche la letteratura sudamericana, scrittori come Luis Sepulveda e Jorge Amado. Ultimamente ho letto racconti di Flannery O’Connor e mi hanno entusiasmato.

Cosa stai scrivendo? Hai dei nuovi progetti?

In autunno un mio nuovo racconto verrà pubblicato in una raccolta collettiva da Fusta Editore e ci sono altri racconti in lavorazione, ma ho bisogno di tempo, mi piace molto riscrivere le mie storie. Quanto ai romanzi è troppo presto per pensare a qualcosa di nuovo. Ho scritto e riscritto “I campi di patate fanno le onde” per molto tempo, e ho sentito così forte la necessità di lavorare a lungo sulla lingua e nello stesso tempo sulla struttura, che la mia principale premura è stata quella di cercare a lungo la mia voce.

Ci regali una citazione che ti ha colpito o che ti rappresenta?

“Seduta accanto al fuoco, la nonna cuciva due taschini di tela nella parte interna di due canottiere. Aveva inforcato i vecchi occhiali del nonno, dalle lenti spesse e la montatura rotonda, chinò la testa e ci sbirciò d’in sotto”

da “La ballata della piccola piazza” di Elio Lanteri.

Grazie di cuore, Graziella.

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