Il “pesce leone” di Sheperd: il confine tra presente e futuro!

Il reale e l’artificiale
“Spulciando” tra le novità che Scienza e Tecnologia ci offrono ormai quotidianamente, può capitare di imbattersi in notizie veramente curiose.
Penso che l’oggetto di questo articolo rientri a pieno titolo nella categoria.
Succede alla Cornwell University dove Robert Sheperd e il suo gruppo hanno messo a punto un particolarissimo robot.
“Il pesce leone”
Si tratta di un meccanismo che esteriormente assomiglia al pesce leone e … pure interiormente !
Infatti è il primo robot non alimentato dal consueto sistema a batterie.
E’ noto che i “classici” accumulatori sono molto pesanti ed è necessario aumentarne il numero (e conseguentemente il peso) a seconda dell’autonomia e delle prestazioni che si intendono ottenere.
Il “pesce Leone” ideato da Shepard e i suoi, invece, utilizza un vero e proprio sistema circolatorio formato da accumulatori a ioduro di zinco, interconnessi e riempiti con un elettrolita liquido che scorre attraverso canali simili a vasi sanguigni lungo tutto tutta la struttura con vere e proprie biforcazioni e tante, tante curve.
Il fluido, oltre a permettere il movimento del robot, immagazzina al proprio interno l’energia necessaria a far funzionare tutto l’hardware della macchina (come ad esempio i piccoli motori preposti al “pompaggio” del liquido alle pinne per imprimere direzione e movimento).
La creazione di questo “sistema vascolare” è resa possibile grazie all’impiego di materiali flessibili che consentono non solo di “curvare” agevolmente, ma hanno anche un alto grado di deformabilità che si traduce in una maggiore resistenza alle tensioni e torsioni legate ai movimenti del “pesce”.
Si tratta di un prototipo
Gli esperimenti sono appena iniziati e i risultati sono già positivi.
Il piccolo mezzo può infatti nuotare per oltre trenta ore (trentasei teoriche), se necessario controcorrente dimostrando, quindi di possedere anche una certa potenza.
Inoltre è possibile aumentare le proprietà del fluido elettrolitico per conferire ulteriore autonomia al robot senza aggiugere batterie.
Le ricerche di Sheperd sono appena agli inizi, ma chissà che non preludano all’invenzione di una rivoluzionaria tecnologia che ci aiuterà a vivere meglio e a rispettare di più l’ambiente.

