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Il Cristo s-velato

Le rivelazioni sulla più bella statua del ‘700 napoletano

Il Cristo Velato

Il Cristo: il volto del Cristo
Cristo Velato Volto (by David Sivyer CC BY SA 2.0.)

Qualunque turista che abbia la fortuna di entrare nella cappella del principe di Sansevero, Raimondo di Sangro, non può che rimanere turbato non tanto dalla magnificenza del luogo, costruito nell’ultima metà del ‘700, quanto dalla bellezza icastica, metafisica quasi, della scultura del Sammartino, conosciuta come il Cristo velato. In questi ultimi giorni ho avuto la fortuna di trovarmi tra le mani un vecchio libro, datato 1984, trovato in una storica libreria di Genova “Ex libris”, e firmato da una giornalista napoletana, ordinaria di Lettere, Clara Miccinelli, purtroppo deceduta nel 2017 a sessantuno anni, dal quale libro emerge la verità sul famoso sudario marmoreo che ricopre il corpo martoriato del Cristo. Questa verità è scritta in un atto notarile.

La verità in un atto notarile

Ritrovato tra i documenti del notaio Liborio Scala, conservati presso l’Archivio Notarile Distrettuale di Napoli, per la scultura e la rifinitura della più bella statua del Settecento napoletano, il Cristo velato. Le parti intervenute nell’atto: da un lato, Raimondo di Sangro, Principe di Sansevero e dall’altro, lo scultore, Giuseppe Sammartino. Stando alle clausole inserite nel documento, il Sammartino finirà per essere l’esecutore del panneggio, del materasso, dei cuscini, del Cristo.

La <<sindone>> di <<tela intessuta>> sarà depositata sull’opera dallo stesso Principe con tecnica di sua invenzione. L’atto è datato: “die vigesima quinta m. novembris 1752“, Con tale contratto, l’ingegnosità proverbiale e, diciamolo pure, arcana del Principe è documentata storicamente: il famoso velo del Cristo della Cappella Sansevero non è frutto della straordinaria capacità scultorea dell’allora sconosciuto scultore napoletano, bensì l’esecuzione mirabile di tecniche stupefacenti d’avanguardia approntate dal Sansevero, scrive la Miccinelli, tutte tese ad estrinsecare le sue intuizioni di grande alchimista e scienziato. Il ritrovamento di tale contratto stabilisce la verità sull’effettivo lavoro svolto dal Sammartino e sull’irradiante ingegnosità di don Raimondo, principe di Sansevero.

Il contratto non lascia alcun dubbio: in esso è chiaramente stabilito fa, un lato il compito del Sammartino, dall’altro il Principe preparerà una <<sindone di tela intessuta>>, un velo pietrificato, in parole povere, secondo propria creazione, ovvero, parole testuali tratte dall’atto, una deposizione di strato minutioso di marmo composito in grana finissima a sovrapposto a velo. Il quale strato di marmo nell’idea del sig. Principe farà apparire per la sua finezza il sembiante di nostro Signore dinotante come fosse scolpito di tutto con la statua. Il Sammartino dovrà passare “alla politura ed allustratura” del velo, “di tal’arte per lo sbalordimento del più attento osservatore“; ciò nonostante la paternità dell’intera opera sarà sua, ma dovrà tacere sulla “maniera escogitata dal Principe“, per ottenere la mirabile trasparenza.

La verità “…nulla toglie alla grandezza dello scultore Sammartino…”

Per concludere, il prof. Teodoro Fittipaldi, direttore del Museo di S. Martino, al quale la stessa Miccinelli aveva mostrato il documento ritrovato, ebbe a rilevare che: “tale importantissima precisazione storico-documentaria nulla toglieva alla grandezza dello scultore Sammartino, alla straordinaria carica espressiva del Cristo morto coperto dal sudario, svelando con chiarezza alcuni atteggiamenti caratteriali del Principe Sansevero e la sua naturale inclinazione al prodigio. Pertanto”, è la sua conclusione sulla base del riferimento documentario, “la sindone va ufficialmente ritenuta non più scolpita secondo l’interpretazione tradizionale, ma realizzata secondo artificio con un intervento sui generis”.

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Prodigio e artifici escogitati e compiuti anche attraverso le altre due opere strabilianti presenti nella Cappella: la Pudicizia, opera del veneto Corradini e il Disinganno opera a sua volta dello scultore genovese Queirolo.

Il significato del Cristo Velato

A tutto ciò vorrei aggiungere una considerazione. Qualcuno si è mai chiesto il significato del Cristo Velato? Quest’incredibile scultura, una delle più famose al mondo, ha una storia ancora più incredibile dietro.

Guardate il velo che lo ricopre. Dà i brividi vero? È così morbido e realistico che non sembra possibile che sia fatto di marmo. Sembra addirittura che il lenzuolo si muova, come sospinto da un lieve soffio di vento. O da un respiro. Per secoli si credette che la sua incredibile trasparenza fosse opera dei poteri esoterici di Raimondo De Sangro, il quale avrebbe adagiato sulla statua un vero e proprio velo che si sarebbe marmorizzato attraverso un processo alchemico. E oggi si è scoperto. è proprio così!

Adesso osservate il corpo di Cristo. È disteso su un materasso marmoreo, le ginocchia contratte, scavate dalla fatica e dal dolore, la testa sollevata sui cuscini, gli occhi socchiusi. Se guardate con attenzione, me l’ha fatto notare un amico Enrico Ballantini, vedrete delle lacrime che tremolano sulle sue palpebre. Ogni volta che vado a Napoli, città che amo, e colgo l’occasione di fare un salto nella cappella Sansevero mi fermo davanti al Cristo velato e, osservando la scultura, provo sempre un senso di commozione. E ho visto persone piangere e inginocchiarsi davanti a questa statua perché in questa scultura c’è tutta la sofferenza dell’uomo umiliato, offeso, percosso e trafitto.

Se però lo osservate con più attenzione, noterete un dettaglio che a molti sfugge. È sempre Ballantini che me lo ha fatto notare: sulla tempia di Cristo vedrete una vena che sembra ancora pulsare. E guardate i suoi arti. Sembrano ancora contratti, come se potessero muoversi da un momento all’altro.

Un messaggio di speranza

Perché? Perché quest’incredibile scultura non raffigura, come molti credono, un uomo morente, che ha appena esalato il suo ultimo respiro, ma un uomo che è sul punto di risvegliarsi e respirare normalmente. Il Cristo Velato racchiude un messaggio di speranza e di riscatto, è il simbolo della rinascita alla quale l’anima, dopo aver percorso un cammino di sofferenza (simboleggiata dalla Croce), può aspirare. Ed ecco anche perché il Cristo è velato.

Il velo nasconde i misteri dell’esistenza agli occhi dei viventi. Cos’è la morte, sembra dirvi lo scultore, se non un leggerissimo velo, quasi impalpabile, che non attende altro che essere svelato?

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