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Gola, laringite, fobie varie. Un po’ di ipocondria non guasta

La gola - Carlo Denei
Diciamo che è un po’ ipocondriaco e con qualche complesso, ma poi è un bell’uomo dai!

Problemi di gola, problemi di denti, problemi di ipocondria in parole povere. Chi secondo voi lettori, potrebbe essere cosi complessato tra gli autori di Globe? Siamo sicuri che la scelta non sarà così difficile. Se fate mente locale, vi verrà in mente un sole nome. Si è lui: Carlo Denei. Avevate dubbi?

Gola e laringe

Rimanendo sull’ipocondria, mio antico cavallo di battaglia, uno dei mali che più spesso mi colpisce, è la laringite, anche in estate. Spesso anche con la bella stagione la mia laringe si infiamma e mi fa piangere. In questo nostro appuntamento  vi racconterò due fatti riguardanti, appunto, la mia vituperata laringe.

La gola mi ha sempre causato ansie e problemi. Quando vivevo con papà e mamma le cose andavano male: comandavano loro e se avevo febbre causata dal mal di gola, quei due genitori senza cuore chiamavano subito il medico. La vita non era per niente facile.

A casa mia per curare la laringite esistevano due scuole di pensiero: quella di mia madre e quella di una mia zia acquisita, Enrichetta. La prima è fermamente convinta che i medicinali siano nocivi; la povera zia Enrichetta invece li adorava. Anche perché, di origine veneta, era convinta che molti medicinali fossero un prodotto della sua terra, e spesso sosteneva, con malcelato orgoglio:

“Bentelàn, Aulìn, Brufèn… le fanno a Vicensa”.

Il pensiero salutista di mia madre

Mia madre però riusciva sempre a imporre il suo pensiero salutista, così la mia laringite veniva curata con rimedi naturali: per prima cosa fumenti a base di alloro, timo, castagno ed erbe, prese ad arte nell’aiuola sotto casa. Per pranzo arance, kiwi, (la cui sola buccia conterrebbe più vitamine di un tir di limoni) e per finire quattro carciofi crudi. Ogni volta dopo questa cura mi sentivo meglio, ma non riuscivo mai a dirlo, perché avevo la lingua alta otto centimetri. Non appena la lingua si ristabiliva, tornava il mal di gola. Così, con la laringe gonfia di tristezza, andavo dal medico – e per me era una tortura, per due motivi: non avevo fiducia in lui e temevo l’abbassalingua, quell’attrezzo lungo e piatto che i dottori tengono nel taschino e poi t’infilano in gola alla vigliacca, per controllare le tonsille.

La fobia dell’abbassalingua

Quella dell’abbassalingua è una fobia che mi porto dietro dall’infanzia; appena il dottor Sciaccaluga chiedeva un cucchiaio a mia madre (una volta per abbassare la lingua nelle visite a domicilio si usava il manico di un cucchiaio da tavola), io cominciavo a piangere. Ancora oggi, prima di andare dal medico, penso:

“Se vado col mal di gola, lui la deve vedere e userà il cucchiaio – io lo chiamo sempre cucchiaio. Potrei dirgli che soffro di raffreddore e tosse… ma alla fine lui la gola la vuol vedere lo stesso (e belin, lo conoscerò? Quello lì è un curioso!)”

Un giorno, mentre il medico mi visitava, poco prima del fatidico controllo in gola ebbi un’idea geniale. Gli dissi:

“Dottore, non stia a sprecare un abbassalingua: le apro la bocca bene-bene e grido Ah”. Così fu. Aprii la bocca talmente bene, ma talmente bene che mi slogai la mascella. Non si chiudeva più. La scena fu davvero penosa: fuggii dallo studio urlando di dolore con la bocca spalancata. Sembravo il leone della Metro Goldwyn Mayer. Due persone anziane svennero, un sordo riacquistò l’udito, uno zoppo scappò via di corsa; insomma una catastrofe. Purtroppo, in coda tra i pazienti, c’era anche il famigerato Ciro il norvegese, un malvivente vecchio stampo, che estrasse un coltello a serramanico, me lo mise alla gola e gridò:

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“Infame, mi hai spaventato!”

Insomma, guarii dalla laringite con le minacce: da quel giorno ebbi meno paura di vedere un cucchiaio avvicinarsi alla gola e molta più paura di veder avvicinarsi un coltello.

La gola e la difficoltà a deglutire

Un’altra problematica che penalizza la mia povera gola è la difficoltà a deglutire corpi estranei. Non sono l’unico ad avere questo handicap; ma è un problema che di solito hanno gli ottuagenari… Come giustificazione con mia moglie, le spiego che amo buttarmi avanti col lavoro. Ecco la storiella.

Oggi ho sofferto tutto il giorno per un mal di testa devastante. È la classica sensazione del chiodo senza punta che spinge per entrare, oppure quella delle corna che spingono per uscire. Chissà quale sarà la causa… Quando sono così indisposto mi passa persino… la voglia di preoccuparmi per quello che potrebbe essere: ictus? Infezione cerebrale? Demenza? Oggi pomeriggio il mal di testa mi dava delle scosse talmente forti, che avrebbero potuto essere avvertite da chi mi stava vicino. Qualcuno m’ha offerto una pastiglia, ma naturalmente ho rifiutato. Mia madre dice di non accettare caramelle dagli estranei, sta a vedere che ora mi metto ad accettare medicinali. E poi, così per strada, senz’acqua e senza ostia non saprei neppure come assumerla, una pillola! 

Molti conoscenti ridono quando parlo dell’ostia, ma è un metodo antico e sempre valido per chi come me ha difficoltà a deglutire un oggetto senza masticarlo. Usando questo rimedio riesco a mandar giù qualsiasi cosa. Se devo prendere una pastiglia, io bagno l’ostia, ci fascio la pastiglia e poi deglutisco il tutto con maggior serenità.

Un trauma che mi porto dietro dall’infanzia

Immagine By Ary74

In realtà, l’incapacità di ingoiare le pastiglie deriva da un trauma che mi porto dietro fin da bambino. 

Inavvertitamente mandai giù una pesca sciroppata intera, e lo stramaledetto frutto si fermò a salutare le tonsille, l’esofago, la trachea. Credo d’essere rimasto almeno venti minuti senza respirare. Quando ripresi fiato, mio padre per sdrammatizzare mi disse:

“Beato te che non hai respirato; abitiamo vicino all’Italsider e qui in giro l’aria è tutta inquinata”.

Da quel giorno non va giù più niente, se non con le ostie. Quando vado in farmacia a comprarle mi vergogno un po’, perché sono timido coi farmacisti. Inoltre le ostie non si trovano esposte come i preservativi, occorre chiederle. Così, per farle passare inosservate, compro anche altre cose; che so, lassativi, siringhe da insulina e soluzione acquosa. Poi a mezza voce chiedo il pacchetto di ostie. Proprio come nel film di Woody Allen che, per comperarsi un giornalino porno senza dar nell’occhio, confondeva il giornalaio acquistando riviste di cucito e fumetti per bambini. Ormai per colpa di questo mio problema mi ritrovo la casa piena di siringhe e lassativi. Anni fa avevo una fidanzata bigotta, che quando scoprì che usavo le ostie si fece quattro volte il segno della croce. Secondo lei, prima di prendere qualsiasi analgesico, avrei dovuto confessarmi.

Poi una sera la beccai con le mani nel sacco; me le rubava una alla volta e s’allenava a fare la comunione, dicendo:

“Il corpo di Cristo, il corpo di Cristo…”

Con tutto il rispetto per i credenti, il suo era fanatismo!

Ad ogni modo, sempre meglio lei di quella che, per allenarsi, mi rubava le siringhe.

Per non dire di quella che mi rubava i lassativi e poi me li metteva nel sugo.

Smetto di scrivere perché il mal di testa è aumentato.

Nell’augurarvi di mantenervi sempre in buona salute, vi aspetto per il prossimo appuntamento.