Gli scatti di Simon Roberts alle sculture velate del V&A di Londra
La “Other Size Gallery” di Milano ospita nello Spazio Workness, le suggestive fotografie dell’artista britannico nei sotterranei del Victoria & Albert Museum
Simon Roberts nei sotterranei del Victoria & Albert Museum
Immaginatevi mentre vi avventurate nei sotterranei del Victoria & Albert Museum di notte, in solitudine, illuminati appena da alcuni flebili riflettori al neon. Vi trovate circondati dagli imponenti gruppi scultorei in marmo, avvolti da pesanti drappeggi di plastica trasparente. Un’esperienza affascinante, ma anche intraprendente. L’ attenzione si concentra sulle opere d’arte: i contrasti di luce e ombra che si creano attraverso i volumi e gli spazi vuoti delle pieghe dei drappeggi conferiscono alle sculture un aspetto straordinario, carico di significato sensoriale ed emotivo.
Simon Roberts, il cinquantenne fotografo britannico, ha colto nei sui scatti queste sensazioni, catturate nelle sale sotterranee del celeberrimo museo londinese, durante il periodo di chiusura dovuto alla pandemia. Ha avuto il privilegio di visitare mentre era in corso la ristrutturazione le due gallerie che in genere ospitano le sculture. Un privilegio che nasce da un progetto originale, sfociato in fotografie altamente suggestive, esposte fino al 26 gennaio 2024, presso Other Size Gallery, nello Spazio Workness in via Andrea Maffei 1, a Milano, con il titolo «Simon Roberts. Beneath the Pilgrim Moon», curato da Claudio Composti, in collaborazione con MC2 Gallery.
Le dodici immagini
Le dodici immagini catturano aspetti insoliti delle sculture, riflettendo la paura per la malattia, il dramma della morte e l’isolamento sociale. Questi scatti rivelano un’umanità costretta a chiudersi a riccio, immersa in una solitudine che sembra quasi “plastificata”. Il disagio e la vulnerabilità emergono attraverso angolazioni fotografiche decise. Nella rappresentazione dell’opera “Sansone e un filisteo” di Giambologna, l’eroe è deliberatamente escluso, mentre l’obiettivo si concentra sul volto contorto della vittima che urla la sua disperazione di fronte alla morte imminente.
Guardando “Vulcano o probabilmente Prometeo legato a una roccia” di Claude David, emerge nello scatto il volto del personaggio del mito che rivolge lo sguardo sofferente al Cielo, come a chiedere a pietà, la bocca aperta in una vibrante richiesta di aiuto. Dell’opera “Affetto materno” di Edward Hodges Baily, Roberts coglie l’intimo momento della madre che accoglie il bimbo che le si lega al volto dalle spalle, con la torsione del busto in un abbraccio tenero, come a dire che, anche se soffocati dalla bolla di plastica che ci avvolge e ci costringe, il sentimento umano non può essere cancellato.
«Queste sculture parlano, almeno a me – afferma l’artista – della loro immutata materialità; eppure, c’è una fragilità conferita loro dalle circostanze più umili e temporanee. Questo paradosso è così avvincente. È una pausa prima di una rivelazione. Forse anche una speranza per ciò che verrà».
Roberts indaga sulla connessione tra individui e ambiente
Simon Roberts, con base a Brighton, è rinomato per la sua opera d’indagine sulla connessione tra individui e ambienti. La sua ricerca esplora in profondità la natura dell’esperienza pubblica condivisa, e dal 2007 si dedica a esplorare luoghi ed eventi in tutto il Regno Unito, catturando con la sua fotografia il desiderio umano di condivisione in tutte le sue manifestazioni.
Nelle dodici fotografie esposte alla “Other Size Gallery”, invece, Roberts porta a termine un lavoro più intimista, si concentra su immagini che restituiscono uno spazio vuoto, dove le sculture appaiono in un’inedita versione, solitaria e malinconica, che pure apre uno spazio di speranza.
La mostra è aperta da lunedì a venerdì, dalle ore 10 alle 18. Ingresso gratuito.