Gli occhi di un uomo e l’enigma Gustavo Rol
Ennesimo capitolo, scritto dal meglio del giornalismo italiano, sull’enigma Rol. In questo articolo di Alberto Lori, si parla di occhi e di 7 mazzi di carte. Protagonista il 3 di fiori, ma non solo.
Gli Occhi di Rol
“Gli occhi di Rol non si possono guardare a lungo. Son occhi fermi e luminosi, gli occhi di una creatura che viene da un altro pianeta”. Sono parole testuali, tramandate da Federico Fellini. Non credo sia vero. Rol non era un alieno, non era un genio e neppure un santo, ma semplicemente un uomo, un uomo come tanti altri, con le sue abitudini, i suoi convincimenti, i difetti di un uomo normale. Apparentemente normale. Infatti, attraverso Rol si sono manifestati fenomeni straordinari, ai limiti della trascendenza.
Rol si paragonò a… una grondaia
Chi era Rol? Lui stesso si definì una volta, come scrive Nicola Gragnani in un bell’articolo tratto da Spazi di Filosofia di Marco Ciccarella: “una grondaia che raccoglie e convoglia l’acqua che cade dal tetto”. Perché proprio una grondaia? Eppure, a pensarci bene, è l’immagine più calzante, puntualizza Gragnani, intanto perché non c’è niente di eccezionale in una grondaia e, infatti Rol era una persona ordinaria, di ampia cultura, arguto, sagace, ricca di talento e poi perché eccezionale è invece ciò che la grondaia convoglia: l’acqua che Rol materializzava e donava a tutti, spettatori banalmente curiosi o davvero assetati di conoscenza che fossero.
40 anni assieme a Piero Angela
Prima di continuare, vorrei innanzitutto sgombrare il campo dagli equivoci. Per quarant’anni ho collaborato con Piero Angela prima con Quark e poi con SuperQuark, ma non ho mai condiviso le sue crociate contro il cosiddetto paranormale. Purtroppo, non ho mai conosciuto Rol personalmente, e me ne dolgo, ma mi sento di affermare a livello intuitivo, che Gustavo Rol non era un truffatore, anzi, non ha mai truffato nessuno. Questo per motivi molteplici: uno fra questi, se non il principale, è che un truffatore truffa perché trae guadagni illeciti dal suo reato e Rol non ha mai guadagnato nulla dai suoi esperimenti. In secondo luogo, coloro che partecipavano alle sue meravigliose serate non erano individui sprovveduti che si potevano facilmente prendere per il naso: erano medici, ingegneri, fisici, avvocati, imprenditori. Eppure, la scienza accademica, nelle sembianze dell’ineffabile Cicap, sostiene che Rol era un mero illusionista, un abile prestigiatore.
Nessuna sorpresa
Non me ne meraviglio. Stiamo parlando della scienza riduzionista per la quale è scientificamente vero solo ciò che si può misurare e riprodurre sperimentalmente. I parametri nascosti come i fenomeni interiori del tipo coscienza, e sentimenti come la gratitudine, la compassione, l’amore, non essendo in alcun modo misurabili con criteri scientifici non esistono. È vero che non esiste ancora una metodologia in grado di dare spiegazioni scientifiche a certi fenomeni, ma da lì a invocare il rasoio di Occam per stabilire che si tratti di frode o di mero illusionismo troppo ce ne corre.
7 mazzi di carte e il 3 di fiori
7 mazzi di carte vengono mescolati e poggiati sul tavolo, un ottavo mazzo è disposto a ventaglio davanti a Rol, che vi passa sopra la mano aspettando lo “stop” di un invitato. Allo stop pesca un 3 di fiori, scrive Gragnani, poi afferra il primo mazzo e lo lancia sul tavolo in modo che le carte si dispongano in linea retta, tutte risultano ancora coperte, tranne il tre di fiori, unica carta scoperta.
Tra la meraviglia divertita dei presenti, Rol prende allora il secondo mazzo, poi il terzo, poi il quarto e così via, li lancia allo stesso modo e ottiene lo stesso tre di fiori come unica carta scoperta in tutti i mazzi. Un esito straordinario per tutti, ma in fondo banale per Rol che lo riteneva, come le aste in prima elementare, un esercizio propedeutico per imparare a scrivere le lettere dell’alfabeto. Le carte erano solo il primo gradino per accedere ai segreti maggiori di Rol.
Una spiegazione in ambito quantistico
Ci limitiamo per ragioni di stringatezza ad approfondire questo primo esperimento che trova la sua spiegazione in ambito quantistico. Esaminiamo il 3 di fiori, l’unica carta che nei sette mazzi appare rovesciata. Dobbiamo supporre che nel lancio delle carte di ciascun mazzo, quel 3 di fiori abbia subito in volo una rotazione, ma allora perché a detta dei presenti nessuno ha colto il girarsi della carta se non quando tutte le carte sono arrivate sul tavolo? Eppure, doveva essere un movimento, per la sua eccezionalità rispetto alle altre carte, che non poteva sfuggire a uno sguardo acuto. Non solo, per le ragioni appena dette, non c’era trucco o inganno da parte di Gustavo Rol. Dobbiamo ritenere allora che esista una legge in grado di consentire certe anomalie della materia.
Quando esaminiamo al suo interno un atomo, non vediamo un nucleo di protoni neutroni circondato dalle orbite di uno o più elettroni, vedremmo il nucleo attorniato da una confusa nuvolaglia elettronica. Questo perché, per il principio d’indeterminazione di Heisenberg, se anche dovessimo conoscere la sua velocità, non sapremmo la sua posizione e se anche conoscessimo la sua posizione, non sapremmo la sua velocità e la sua direzione. Non solo, ma l’elettrone, com’è dimostrato dal test della doppia fenditura, come la luce possiede una duplice natura ondulatoria e corpuscolare. Quando non è osservato è un’onda di possibilità, quando è osservato ridiventa particella, insomma si trova in una situazione di esistenza-non esistenza.
Il 3 di fiori: “quantisticamente come l’elettrone”
Ebbene, il tre di fiori nell’esperimento di Rol si comporta quantisticamente come l’elettrone, passando, grazie al principio d’indeterminazione, da uno stato di inesistenza a uno stato di esistenza. In altre parole, come un tre di fiori visibile solo se osservato, come un tre di fiori che non si trova in uno stato preciso, in un punto e uno solo del mazzo, ma in una sovrapposizione di onde di probabilità. In fondo, è il paradosso di Schrödinger traslato in un dado. Finché il dado è nascosto, c’è una sovrapposizione di possibilità, ma solo l’osservazione diretta collasserà il numero di una delle sei facce del dado.
La domanda che ci poniamo è: Rol era in grado misteriosamente di risvegliare le possibilità intrinseche alla materia dell’infinitamente piccolo? Sono convinto, al pari di Gragnani, che Rol con i suoi esperimenti, fosse capace di dare fondamento alle implicazioni della meccanica quantistica. Soprattutto con quegli esperimenti grazie ai quali scagliando oggetti contro una parete riusciva a farli transitare dall’altra parte come se riuscisse a smaterializzarli e a farli rimaterializzare oltre il muro.
La spiegazione di Rol
Tuttavia, in questo senso acquista importanza la spiegazione che Rol dava all’esperimento delle carte dicendo: “Non sono io o meglio la mia volontà a girare la carta, ciò avviene con la concomitanza del pensiero di tutti i presenti”. Insomma, Gustavo Rol era l’elemento catalizzatore che consentiva con il concorso spirituale di tutti il verificarsi del fenomeno straordinario. Ecco in fondo la ragione per la quale Rol si è sempre rifiutato di diventare cavia da laboratorio, gli sarebbe mancata l’armonia che si creava nel suo salotto tra lui e gli esseri umani presenti.
Giornalista – Direttore Responsabile Globe Today’s