Gli animali in appartamento. La visione particolare di Carlo

Gli animali
Parlare di animali è importante. Noi abbiamo una rubrica che si occupa soprattutto di cani e gatti. L’argomento è serio e sociale. La pet therapy è ben nota a tutti per esempio. Carlo, uomo di mondo, dopo aver trattato di casa, di auto e paternità, persino di moda, oggi ci intrattiene su questo argomento. Naturalmente la sua visione è del tutto particolare. Avevate dubbi forse?
Gli animali in appartamento
Oggi vorrei parlarvi dell’annoso problema degli animali in appartamento, ma non dei soliti amici a quattro zampe, bensì di quelli a sei-otto, come ad esempio aracnidi o insetti. Ad esempio per un periodo della mia vita m’hanno fatto compagnia alcune famiglie di blattoidei. Ricordo che un pomeriggio di tanti anni fa, un amico mi raccontò: “Carlo, ho le mani che mi formicolano”. Risposi: “Beato te, io ho le mani che mi scarafaggiano”.
La mia casa era piena di scarafaggi. Una sera ne vidi uno che si andò a nascondere sotto il divano. Così presi il Bygon e glielo spruzzai a volontà. Vorrei sapere cosa mettono in certi prodotti! Non si respirava più. Fummo costretti entrambi ad andare a dormire in albergo. O meglio, io in hotel volevo andarci da solo, ma alla fine venne pure la bestiaccia. Mia moglie dice che lo scarafaggio fa schifo perché è così nero. Io non guardo il colore della pelle, a me dell’insetto in questione fa schifo la velocità. Sì, lo ammetto, non è schifo, è invidia. A volte, quando vivevo solo in uno degli appartamenti da me abitati in passato, in corridoio mi sorpassavano facendomi il gesto dell’ombrello.
Ubaldo il gatto animalista
Anni fa, contro gli scarafaggi avevo adottato un gatto: Ubaldo. Velocissimo, li acchiappava tutti. Poi però li lasciava andare. A quelli più cicciottelli gli apriva il frigorifero. Ubaldo era l’unico gatto animalista al mondo. E dire che quella casa la tenevo in ordine, era pulita. Il merito non era certo mio, tutte le settimane veniva una signora che lucidava tutto. Anche gli scarafaggi. Una volta glielo dissi: “Signora, guardi che non sono i miei”. Per ucciderli decisi di usare del veleno che tenevo in casa. Era per topi, ma in casa non c’era altro. Niente da fare, in men che non si dica mi morirono tutti i topi. Ubaldo piangeva disperato.

Nonostante quelle ingenti perdite, la compagnia non mancava: sovente c’erano ragni giganti che scorrazzavano su e giù per la stanza, talmente grossi che per fermarli dovevi fargli lo sgambetto. A uno di questi, per farlo scendere dal mio letto, gli diedi un calcio e gli ruppi il menisco. Una notte, spenta l’abat-jour per dormire, sentii un colpo e la luce si riaccese. Era uno scorpione che l’aveva riaccesa con un colpo di coda. Rispensi, ma inutilmente. Il maledetto aracnide la riaccese. Dopo un breve tira e molla, cedetti. Poi spense lui perché doveva finire di leggere un fumetto di Spiderman.
Ma Carlo non ha paura di ragni e scorpioni?
Leggendo quest’ultimo capitolo, lo ammetto, fantasioso resoconto, potreste pensare: “Ma questo non ha paura di ragni e scorpioni?” Be’, vi dirò, ho molta più paura degli animali volanti. I calabroni, per esempio, li trovo spaventosi e anche delle zanzare ho un certo timore. Una notte di tanti anni fa, in una di queste case in affitto, mi ritrovai in compagnia di uno zanzarone talmente grande, che subito l’avevo scambiato per un piccolo pipistrello. So che le zanzare molto grandi sono maschi, e che a pungere sono soltanto le femmine, però non era mia intenzione passare la notte con un maschio di quelle dimensioni. A quei tempi avevo ancora Ubaldo, il gatto animalista, ma lui era già in pigiama. Usava un pigiamino con la scritta “Salviamo il panda”. Per uccidere l’insettone mi dovetti arrangiare e non era facile: dovevo accopparlo al primo colpo. Quando do la caccia a un insetto, gli tiro un colpo e lo manco, ho paura della sua vendetta.
Che lotta quella notte
Quella notte ero senza insetticida e la paletta per le mosche era troppo piccola. L’unica arma che mi dava sicurezza era il Secolo XIX, tanto l’avevo già letto. Quatto quatto mi avvicinai al mostro e, presa bene la mira, assestai il colpo. Fu una botta così forte che, trascorsi pochi attimi, qualcuno mugugnò. Non risposi e feci finta di niente. L’unica cosa che mi premeva era chiudere con quell’orrido essere. Dopo avere sferrato il colpo col giornale, tremavo come una foglia. La tensione era alle stelle.
Sapevo d’averlo colpito, solo non trovavo il cadavere. Sparito! E se non fosse stato cadavere? Cercai per terra, sotto il letto, sotto il tappeto. Guardai anche sul giornale. Per farmi una battuta da solo, mi dissi: “È troppo presto perché sia già sul giornale”. Era sul giornale!! C’era la foto di Berlusconi, con due baffi enormi! Erano le ali della zanzara, sotto il naso del premier di allora. Povera bestia… che brutta fine!
Gli animali in via d’estinzione
Visto che siamo in tema di animali, Visto che siamo in tema, vorrei spendere due parole sugli animali in via d’estinzione che, nonostante gli sforzi del WWF, stanno scomparendo. Ci sono esseri che, nonostante la protezione da parte di mezzo mondo, stiamo perdendo inevitabilmente, mentre contro altri, ad esempio i ratti, sono state fatte vere e proprie crociate, e invece ne abbiamo sempre di più. Ma forse il motivo è più semplice di quanto si pensi: la pelliccia di un ratto non vale niente. Se avesse un suo valore, a Genova non troveresti un roditore neanche nel Bisagno.
Negli anni ottanta gli amministratori del nostro amato capoluogo avevano lanciato l’allarme, facendo affiggere un manifesto che denunciava: “A Genova ci sono sei ratti per ogni abitante”. Si fosse presentato qualcuno a reclamare i propri! In quegli anni, poi, le statistiche dicevano che al mondo ogni maschietto aveva sette femmine a disposizione. Sette donne per ogni uomo. Sei topi e sette donne. Le battute facili erano due: una è toscana, trovatela da soli; l’altra è più pragmatica: “Ora che ho visto dove sono i miei sei topi, qualcuno mi dica dove si nascondono le mie sette donne”. Una sera invitai una ragazza a cena. Sulle prime disse sì, la cosa sembrava fatta. Poi, all’ultimo momento, cambiò idea e al suo posto mandò un topo.
Genova per noi
Ancora oggi, purtroppo, a Genova il problema dei ratti esiste, eccome. Questi animali crescono a dismisura, sono sempre più ciccioni e presuntuosi. Senza contare che una volta scappavano, se ora fai l’atto di avvicinarti per mandarli via, ti soffiano come i gatti.
Nel centro storico abbiamo anche il piccione genovese. Il piccione genovese non vola più da quanto è diventato sbruffone e obeso. Ti guarda e se ne frega di te. Se lo minacci se ne va, ma lentamente, a piedi, per risparmiare.
Pure loro, come i ratti, crescono a dismisura e non succederebbe se non ci fossero i turisti a nutrirli. Eh sì, perché sono i visitatori occasionali che danno da mangiare ai piccioni, mica noi! Ce lo vedete un genovese che porta da mangiare a qualcuno senza avere niente in cambio? Poi, con la crisi di questi anni, talvolta nei parchi si vedono volatili portare il pane secco ai pensionati.
Comunque, la colpa dei piccioni ingrossati è di certi agenti del turismo senza scrupoli: portano i giapponesi a Genova e gli dicono che è Venezia.
Non c’è più rispetto nemmeno per l’animale “turista”!
Tratto da Secolo Focaccia e Fantasia di Carlo Denei
