Giudizio Finale: nasce l’opera di un artista spirituale

Giudizio Finale
Giudizio Finale è il titolo di un’opera ancora in divenire. C’è molto di spirituale anche e non solo nel titolo.
Come ho affermato nei miei precedenti articoli la città in cui vivo, Viterbo, ha veramente molto da offrire a livello artistico. Viterbo non solo mostra com’era una città medievale, essendo rimasta intatta da allora, ma continua a essere attiva anche nell’ambito dell’arte contemporanea. Voglio per questo, scrivere di un artista viterbese che sta realizzando un’opera monumentale da donare alla sua città. Il progetto è nato nel 2016 e consiste nel dar vita a un immenso dipinto su tela sul tema del “Giudizio Finale” utilizzando la tecnica della pittura a olio.
Marco Zappa

L’artista in questione è Marco Zappa. Oltre ad aver dedicato la sua vita all’arte intraprendendo un’originale ricerca pittorica, da anni detiene la cattedra di tecniche pittoriche e anatomia artistica presso la prestigiosa accademia di belle arti “NABA” (nuova accademia di belle arti) di Milano e di Roma.
Sono numerose le mostre a cui ha partecipato a livello nazionale e internazionale e molti sono i riconoscimenti ricevuti ad oggi, nel corso della sua carriera. Dunque un pittore molto interessante. Da conoscere meglio.
Dove si trova l’opera
Il dipinto è collocato in un’ex chiesa dedicata in origine ai Santi Teresa e Giuseppe in Piazza Fontana Grande, in seguito trasformata in tribunale giudiziario dopo la successiva sconsacrazione del 1873.
Oggi l’ex tribunale/ex chiesa giace in una condizione di semi abbandono, a parte qualche evento sporadico durante l’anno che il Comune (attualmente proprietario dell’immobile) aveva concesso di allestire al suo interno.
La sede è in una posizione strategica in quanto lo stabile si trova molto vicino alla Piazza del Comune e quindi al centro storico molto frequentato dai cittadini e dai turisti.
“Giudizio Finale” in tre parti
Il progetto dell’opera prevede la suddivisione in tre parti. Nello specifico la prima è dedicata al “paradiso” ed è stata collocata interamente nella parete absidale della chiesa, perciò è visibile frontalmente appena si entra.
La seconda parte è il “purgatorio” e la terza “l’inferno” (entrambe ancora in fase di realizzazione), che nelle intenzioni dell’artista saranno collocate sulla parete opposta.
Il “paradiso “si compone di due tele, una sita in alto nella lunetta e l’altra sottostante che prosegue fino a terra. La parete opposta presenta lo stesso schema. Il “purgatorio” nella lunetta e “l’inferno” nella parete inferiore, con la sola differenza che la sua larghezza è maggiore di un metro. Inoltre la dimensione complessiva del dipinto ricoprirà, una volta conclusasi, circa 270 metri quadrati di superficie!
Un’opera davvero monumentale e allo stesso tempo inusuale per la nostra epoca, che merita certamente attenzione.
L’iconografia

Per quanto riguarda l’iconografia, Marco Zappa ha voluto dare una propria rappresentazione del tema del giudizio universale molto rappresentato nel passato da altri artisti. E benché il Giudizio di Zappa mostri certamente un carattere spirituale, visto il riferimento alla suddivisione dantesca di paradiso, purgatorio, inferno, tuttavia esso è spogliato di tutte le connotazioni storiche e religiose dei giudizi del passato. L’opera è infatti decontestualizzata e ricollocata nella nostra epoca e come tale va giudicata. Ciò spiega anche la scelta di Zappa di dipingere l’opera ad olio piuttosto che ad affresco, una tecnica con troppi riferimenti all’arte del passato.
Le parole di Zappa
“La mia idea è di creare un Giudizio veramente universale che sia apprezzato e condiviso da tutti e nel quale ogni individuo a suo modo si possa rispecchiare. Nel mio Giudizio è il colore che unifica l’essere umano al di là della pigmentazione della sua pelle, del suo credo religioso o della sua origine”.
Valorizzazione, problematiche e soluzioni
Il problema principale resta la sua valorizzazione, poiché l’edificio che è di proprietà del Comune, resta chiuso al pubblico. Inoltre necessita di un immediato restauro che lo possa riportare alla bellezza originaria. La trasformazione ottocentesca in corte d’assise ha infatti deturpato il suo aspetto e la zona dell’altare è stata nascosta dall’innalzamento di un muro di circa 8 metri. Purtroppo l’opera di Zappa giace proprio dietro questo muro che la nasconde parzialmente. La speranza è che questa struttura posticcia venga rimossa secondo l’intendimento della Sovrintendenza, orientata verso il recupero della chiesa secentesca originale.
Tale operazione artistica rappresenterebbe di certo un primo importante passo di riqualificazione dello spazio che i cittadini e i molti visitatori hanno potuto ammirare di nuovo proprio durante i lavori di realizzazione del “Giudizio Finale”.
Gli interventi di restauro dell’edificio permetterebbero di conseguenza una corretta valorizzazione dell’opera che ad oggi solo l’artista sta portando avanti.
La speranza per il futuro
Ci auguriamo che in un prossimo futuro l’opera possa essere esaltata. Che lo spazio possa essere convertito in una sala espositiva per l’arte contemporanea, un centro culturale e artistico. Questo potrebbe essere un primo significativo e importante passo affinché “la città “possa interpretare l’arte contemporanea come un valore aggiunto essenziale e che merita di essere sostenuto in particolare dalle istituzioni, deputate alla diffusione della cultura.
