Giacomo Leopardi. (Al)l’Infinito
È il momento di Giacomo Leopardi, ne avevamo scritto in un articolo dal titolo ‘’singolare’’: Il giovane Giacomo Leopardi “contro la minestra”, proprio in questi giorni si è anche conclusa la doppia prima serata su Rai 1, dedicata proprio al Poeta di Recanati. Ed eccoci ancora qui, con lo stesso protagonista visto e recensito con gli occhi e la penna della nostra Maddalena Carlini

Il Premio Leopardi
Trovandomi alla presidenza della Commissione regionale per la selezione della studentessa o dello studente della scuola secondaria di secondo grado che ogni anno a Recanati rappresenta la Liguria al Concorso Nazionale “Premio Leopardi”, e promuovendo un omologo Concorso letterario interno all’Istituto che dirigo, grazie all’impegno di Maestre e Professori, con l’efficace e appassionato coordinamento della Docente e Scrittrice Erika Dagnino, ho seguito con particolare attenzione la recentissima miniserie evento “Leopardi – Poeta dell’Infinito”.
Sotto la regia televisiva di Sergio Rubini, la miniserie distanzia esattamente di dieci anni l’uscita nelle sale cinematografiche del pluripremiato film “Il giovane favoloso” diretto da Mario Martone. Quest’ultimo è stato vincitore di ben cinque David di Donatello, oltre che dell’unanime apprezzamento del pubblico.

Il Leopardi interpretato da uno straordinario Elio Germano è accompagnato da recensioni orientate ad evidenziare l’espressione dell’incanto e dell’impatto della poesia leopardiana sul desiderio di infinito che abita in ciascuno di noi; la recente fiction televisiva ottiene velocemente un grande successo di ascolti, in modo significativo tra i più giovani, sicuramente conquistati dalla magistrale rappresentazione del Poeta bambino e adolescente.
Un Giacomo Leopardi diverso, protagonista, con il giovane volto di Leonardo Maltese, di una narrazione meno centrata sulla vulnerabilità dello spirito che ne leviga la sensibilità poetica, e volta piuttosto a tratteggiarne la personalità, determinata e passionale, sebbene condizionata dalle note vicende psicologiche e fisiche, conseguenza delle condizioni di salute e dell’ambiente familiare angusto ed opprimente che ha compromesso una volta per tutte la possibilità di libertà e di affermazione personale.
Un Leopardi inedito
Un Leopardi inedito, dunque inevitabilmente divisivo, al punto da suscitare autorevoli critiche anche negative, principalmente con riferimento a una lettura per alcuni ingiustificabilmente semplificata della tormentata vita del Poeta, di cui, per evidenziare la “versione” diversa rispetto alla tradizione, il regista Sergio Rubini ha scelto un’immagine più “sana” e vitale.
Certamente, a parte la figura di Leopardi, alcune scelte relative ai personaggi principali della narrazione non esauriscono appieno la verosimiglianza con i fatti che hanno costellato la vita del Poeta.
La nobildonna amata nell’ultimo, “inganno estremo”, Fanny Targioni Tozzetti, le cui spoglie riposano in provincia di Firenze, e presso le quali durante un viaggio ho fortuitamente sostato con grande interesse, non è stata solo l’affascinante complice del “triangolo” sentimentale e letterario con il Poeta e Ranieri, ma anche colei che scriveva a quest’ultimo: “Voi più d’ogni altro sapete se mai diedi la menoma lusinga a quel pover’uomo del Leo…”, probabilmente fingendo di ignorare di essere l’”Aspasia” cui Leopardi aveva dedicato i versi del suo folle amore.
Ranieri l’amico inseparabile
Proprio Ranieri,l’amico inseparabile nell’ultima parte della sua esistenza, appare sin dall’inizio della fiction autenticamente legato a Leopardi da un sentimento di amicizia profondo ed esclusivo, così da apparire inconsolabile nel dolore per la sua morte. Tuttavia, nel mai chiarito chiaroscuro del loro rapporto non va dimenticato che sarà proprio Ranieri a pubblicare un libellum postumo alla morte del Poeta con la descrizione dei suoi ultimi anni di vita, ponendo l’accento sulle sue ossessioni e sulla propria generosità nel mantenerlo e nel soddisfarne la golosità di gelati e cannellini: un piccolo volume che di certo non onora la volontà di rendere omaggio al grande Amico.
E ancora: immediatamente dopo la morte di Giacomo, Ranieri s’impegnò ad evitare che le spoglie del compagno fossero gettate in una fossa comune, come era prescritto dalle norme igieniche in quel tempo di epidemia colerica, ad organizzare un piccolo funerale e inumare in una cripta i resti, come viene rappresentato nell’evento televisivo; ma non possiamo dimenticare che il 21 luglio 1900 fu effettuata l’esumazione delle spoglie e nella bara, di dimensioni inadeguate a contenere una salma, anche molto minuta, furono trovati solo frammenti ossei spaiati. Una finta sepoltura?
Un finale indefinito
È un mistero probabilmente destinato a rimanere insoluto. Ma questo finale “indefinito” contiene una verità incontrovertibile, che “Il giovane favoloso” e il Leopardi televisivo rappresentano con modalità diverse ma ugualmente toccanti. Che a chiudere la sua esistenza terrena siano i versi de “La ginestra”, simbolo della forza e del coraggio di accettare il proprio destino con umiltà e dignità; che sia l’immagine del Poeta che si aggira ancora e per sempre tra noi per condividere i nostri interrogativi sull’esistenza umana perennemente in cerca valicare le nostre “siepi”, Giacomo Leopardi, alla fine, non muore. Non può morire.
È per questo messaggio che, al di là delle recensioni e degli indici di ascolto, credo sia doveroso essere grati a quanti – Insegnanti, registi, scrittori – contribuiscono a diffondere, soprattutto tra i giovani e i giovanissimi, il Valore senza tempo della poetica leopardiana.

Dirigente Scolastico
