Flashback? Noi facciamo senza
Rubrica “Lo sport nelle immagini”
Flashback?
Chi lavora nella narrazione e nella fiction ha un debito con il flashback, che a volte è stato un genere letterario a parte: interi libri e film sono in «retrospettiva», ma salterei questo tema per andare dritta alla percezione moderna dei corpi.
Cosa c’entrerà mai…
Una volta il flashback «classico» funzionava meglio, adesso siamo abituati a vedere molti corpi e molte facce in rete e nei social, quindi notiamo più differenze.
In serie TV e cinema mi è ancora sopportabile quando la Candice Renoir bambina è interpretata da un’attrice di 7 anni molto somigliante. Ma quando tingono i capelli, filmano in penombra con l’immancabile «color correction» grigio/seppiata per taroccare, allora no, mi dissocio.
Questo toglie prossimità, scorrimento al racconto, attraverso facce e corpi non credibili, e non vi dico quanto costano quei dieci, venti secondi di teatrino retroattivo.
Noi in Sport Crime?
Usiamo foto vere dei veri atleti, articoli di giornale realmente usciti, siamo facilitati dal fatto che quasi tutti gli atleti preferiscono «recitare» con il loro vero nome e cognome.
Quindi sì, foto e immagini di Luca “Dabs” Tramontin a 110 kg e capelli lunghi sono vere. Accetto e sollecito critiche, ma credo che anche in questo punto siamo nel futuro, quello della prossimità narrativa, della credibilità e della vicinanza allo spettatore.
In «Will and Grace», ottima sit-com americana piena di innovazioni, le cadute di flashback con spalline per fare gli anni ‘80 indicavano secondo me una cosa netta: a volte si crede che la scelta più costosa sia la più gradita al pubblico. Errore.
Non è meglio avere un attore con una sua vera foto in mano? Magari con un ritocco ambientale, d’accordo, è finzione.
È un problema se costa meno ed è più facile da produrre? Non sottovalutiamo la percezione del corpo nel cinema, che è disposto a essere finto in molti aspetti, ma non nelle fattezze fisiche.