Elio Fiorucci. Moda e colore nella Milano degli anni 80
Elio Fiorucci
Elio Fiorucci. Raccontare la moda e i suoi protagonisti non significa solo parlare di abiti e scarpe, ma raccontare i tempi che cambiano, la cultura, l’arte, il design, la società che quegli abiti e quelle scarpe hanno contribuito a cambiare. Significa guardare i processi di modernizzazione del mondo attraverso la bellezza che tessuti, modelli, linee hanno contribuito a mostrare. La ami o la odi ma alla fine non puoi restarne indifferente.
Come diceva Walter Albini, colui che portò la moda fuori dalle boutique e lanciò il “pret a porter” in Italia – “Questo mondo ti ingloba, una volta entrata/o non potrai mai più uscirne”-.
La Milano capitale della moda
Milano è la capitale indiscussa della moda Italiana. Tutti i grandi nomi che hanno fatto la storia del fashion dalla seconda metà del secolo scorso sono passati da qui, all’ombra della Madonnina.
Qualcuno ha avuto la fortuna in questa città, ancora a misura d’uomo, ma che sempre con più forza e vigore guarda all’Europa e al mondo, di nascere e poter esprimere da subito il proprio talento.
In una Milano che cambia tra lotte per la conquista dei propri diritti civili e lavorativi, dove tra i punti cardine c’è da parte dei giovani la volontà di rompere gli schemi del passato legati alla borghesia conservatrice per aprirsi al nuovo fatto di avanguardie ispirate alle cosmopolite Londra e New York, inizia l’ascesa di Elio Fiorucci, uno dei più grandi geni innovatori della moda del XX secolo.
Chi è Elio Fiorucci
Nato a Milano nel 1935, Elio Fiorucci si affaccia al mondo della moda dalla porta del piccolo negozio di famiglia che realizzava pantofole, articolo ancora oggi molto caro alle famiglie borghesi della città.
A soli 17 anni è già designer, lavora dell’azienda di famiglia inventando le “galoche” una sorta di soprascarpe in plastica colorata. Ma è l’apertura mentale il suo cavallo di battaglia, il guardare all’estero, a Londra in particolare, la città dove le mode si creano in un universo assolutamente rivoluzionario.
Nel 1962, l’intuizione. Propone alla rivista “Amica” la pubblicazione delle sue “galoche” chiedendo di segnalare l’indirizzo del negozio.
L’idea farà scalpore ma sarà un trionfo tanto che “Amica” deciderà di metterle in copertina.
Nasce la Fiorucci
Nel 1967 nasce l’azienda “Fiorucci” con l’apertura del primo “concept store” italiano, sul modello degli stores newyorkesi disegnato dall’artista Amalia Del Ponte (che non era architetto per precisa scelta dello stilista, ma designer e scultrice) in Galleria Passarella a Milano.
Un luogo internazionale, visionario, come spesso veniva definito lo stesso Fiorucci. Amatissimo da tutti coloro che sapevano guardare al futuro pensandosi cittadini del mondo.
Un vero precursore di idee e tendenze. Un pioniere della moda che cerca in ogni angolo del pianeta trend e stili da lanciare e attualizzare in Italia.
L’ispirazione viene dalla strada
Erano gli anni delle nuove tendenze ispirate dalla strada, fu il primo stilista a guardare allo street style per realizzare le sue collezioni e non viceversa. I jeans attillati, le scarpe colorate, il monokini, il tanga le giacche corte, i colori fluo, le stampe azzardate, proposti nello storico negozio di Piazza San Babila che divenne presto meta delle giornate in centro dei giovani.
Chi non ha mai marinato scuola almeno una volta per scappare nel magico mondo di Fiorucci?
I capi iconici
Nel 1970 nascono i famosissimi “angioletti” il logo realizzato da Italo Lupi che lancia il brand in tutto il mondo, cui faranno seguito le aperture dei negozi di Kings Road a Londra e dello store sulla 59sima strada a New York.
A New York sarà chiamato a organizzare l’inaugurazione dello storico Studio 54, la discoteca cult del momento conquistando grandi nomi dello spettacolo e del design come Grace Jones, Bianca Jagger, Andy Warhol, Madonna che al “54” sono di casa.
Le intuizioni dello stilista
Elio Fiorucci fu il primo a comprendere che le donne non possono e non devono indossare jeans rigidi pensati per un fisico maschile. Ha l’intuizione di addizionare fibre di lycra al denim con cui si realizzano i jeans dando vita al “jeans stretch” capo iconico per eccellenza della sua produzione.
Madonna innamoratasi del prodotto ne diviene testimonial in tutto il mondo del brand.
Sono gli anni ‘80, gli anni della Milano da bere e della moda dei “paninari” innamorati del brand.
Dal genio di Fiorucci un successo senza tempo
Ma il genio di Fiorucci va oltre, i suoi capi e gli oggetti che vende nei suoi negozi sono influenzati dalla pop art di Andy Warhol. Colore, estro e design (oltre alla lycra ai tessuti viene aggiunta la plastica con effetti strepitosi e innovativi) sono ancora oggi il segreto di un successo senza tempo.
È il primo a proporre il concetto di “store” all’americana” dove con musica e caffè si curiosa tra gli oggetti e gli abiti in esposizione.
Moda, design e arte sono gli ingredienti del suo grandissimo successo tale da portare Keith Haring a Milano per trasformare il negozio di Piazza San Babila in una galleria d’arte che i milanesi videro “affrescare” in diretta.
Apre una collaborazione con la Disney proponendo sulle t-shirt le immagini di topolino, con la Marina Americana i cui abiti militari appaiono nei suoi negozi divenendo un must. Vegetariano in tempi non sospetti si schiera con decisione in difesa degli animali partecipando alla stesura del manifesto “La coscienza degli animali” promosso dall’ex onorevole Michela Brambilla, collabora con il WWF creando una t-shirt contro le pellicce d’angora.
Il viale del tramonto
Ma come tutte le favole anche quella di Elio Fiorucci termina. Nel 1990 lo stilista causa forti debiti, cede la maggioranza delle quote aziendali alla Edwin International S.p.A. restando però alla direzione creativa della nuova società. Nel 2003 però lo store di Piazza san Babila viene ceduto al colosso low cost H&M mettendo la parola fine alla creatività geniale dello stilista milanese.