Dirigenti scolastici con il cerino in mano al rientro a scuola
Che il domani della scuola sarebbe stato diverso, è già stato scritto sulle nostre colonne a giugno dello scorso anno. A settembre del 2020 si ribadiva il concetto della riapertura “particolare” della scuola. Addirittura avevamo toccato l’argomento dei vaccini (non di quelli per il Covid), in data non sospetta a titolando “Vaccinazioni e fiducia sociale…”. Alla prossima riapertura delle aule scolastiche e ad oggi, la sensazione è che il governo abbia affidato ai Dirigenti scolastici una sorta di “mission impossible”.
Dirigenti scolastici con il cerino in mano
I possessori di green pass si assomigliano tutti. chi non è stato vaccinato non lo è stato ciascuno a modo suo.
Mai come nel caso dei recenti obblighi sanitari risulta più efficace la parafrasi del celebre incipit tolstoiano. È indubitabile, infatti, la necessità di poter contare su una copertura vaccinale il più possibile estesa per scongiurare il rischio di un’ondata autunnale del contagio da Covid 19. Ma la vera e propria bomba decisionale è planata sulle Istituzioni scolastiche – dove si prevedono pesanti misure sanzionatorie, culminanti nella sospensione del servizio e dello stipendio per chi non sia in regola con le vaccinazioni o non si sottoponga al tampone ogni due giorni – sembra, al momento, planare su tutti i non vaccinati indistintamente.
Le uniche deroghe previste riguardano i soggetti allergici con riferimento alle componenti specifiche dei vaccini anti Covid. Senza alcun riferimento alla diversità dei curricola sanitari e delle storie vaccinali di tutti coloro che non potranno presentare il green pass.
Per i Dirigenti scolastici un ruolo non facile
Insomma, se sono molte le nubi da dissipare, l’unica certezza è che ancora una volta, i Dirigenti scolastici sono chiamati ad assumere un ruolo scomodo e soprattutto improprio.
All’inizio dell’anno scolastico 2020-21 hanno dovuto improvvisarsi geometri per misurare i banchi nelle aule al fine di poter garantire la distanza sociale tra gli alunni. Successivamente sono diventati mediatori sanitari nei provvedimenti di quarantena. Dal prossimo settembre i Presidi potrebbero trasformarsi in una sorta di “commissari per l’emergenza”. Addirittura “ispettori ASL” per richiedere a docenti, personale di segreteria e collaboratori scolastici il green pass o l’esito del tampone sotto la “minaccia” della sospensione lavorativa ed economica. Con buona pace della privacy, del contratto e del clima relazionale di quella che dovrebbe – a questo punto il tempo condizionale è davvero d’obbligo – una comunità scolastica.
Ma sì, in fondo che ci vuole? Basta destreggiarsi tra i prevedibili ricorsi, l’articolo 32 della Costituzione, secondo cui nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge, e le norme in ordine alla sicurezza previste dal testo Unico. Senza contare le eventuali ripercussioni sulla continuità didattica e organizzativa.
Le vaccinazioni negli anni ‘70
Per chi è stato, come me, bambino negli anni ’70, le vaccinazioni facevano parte del “pacchetto scuola”. Quasi ascrivibili allo stesso “rito” che comprendeva l’acquisto del diario scolastico. Proustianamente, ancora associo l’odore dell’alcol etilico al biancore asettico e un po’ inquietante dell’ambulatorio dove, intimidita ma rassegnata, mi sottoponevo alla somministrazione dei diversi vaccini obbligatori. Nessuno pensava alle possibili conseguenze. Ci si vaccinava e basta. Non so se fosse giusto o sbagliato, ma era così.
Le vaccinazioni, introdotte nel nostro Paese verso la fine dell’800, sono sempre state obbligatorie. Dalla prima, l’antivaiolosa del 1888 – abolita nel 1981 – all’antidifterica, prescrittiva dal 1939, sino all’antitetanica, all’anti epatite B.
Una riflessione è necessaria
Oggi, siamo appena passati dalla non obbligatorietà della vaccinazione contro il Covid 19 alle pesantissime sanzioni per chi a scuola non presenterà il green pass o, in alternativa, un tampone ogni quarantotto ore. Al momento non gratuito.
Confido che nei prossimi giorni, se non nelle prossime ore, si faccia strada una riflessione capace di un approccio autentico ed efficace con la realtà quotidiana dei contesti umani e professionali.
In generale, auspico la possibilità che un giorno, chissà, a scuola si possa parlare di scuola. Che i Dirigenti scolastici siano davvero messi nelle condizioni di assumere quella leadership educativa e didattica che consenta di costruire le migliori condizioni possibili per il successo formativo e il futuro dei loro studenti.
Dirigente Scolastico